Ritorna ai domiciliari l’avvocato ed ex parlamentare di Forza Italia Giancarlo Pittelli. Lo ha stabilito il Tribunale di Vibo Valentia che ha accolto l’ennesima istanza degli avvocati Guido Contestabile e Salvatore Staiano, difensori dell’ex senatore imputato per concorso esterno con la ‘ndrangheta nel maxi-processo Rinascita-Scott. Pittelli potrà così trascorrere la sua detenzione nella sua residenza dove dovrà rispettare alcune prescrizioni imposte dal Tribunale. In sostanza, l’imputato non potrà “allontanarsi – scrivono i giudici – dal luogo di esecuzione della misura cautelare, anche verso pertinenze, in assenza di preventiva autorizzazione di questa autorità giudiziaria”.
Prima di Natale, Pittelli era stato rispedito in carcere perché ha inviato una lettera alla ministra Mara Carfagna chiedendole aiuto. Proprio per questo, nel provvedimento con il quale il Tribunale ha disposto i domiciliari i giudici ribadiscono che Pittelli non potrà “comunicare (con alcun mezzo, anche telefonico o telematico) con persone diverse da quelle che con lui coabitano o che lo assistono”. E hanno delegato “per un controllo assiduo la polizia giudiziaria di prossimità rispetto al luogo di esecuzione della misura cautelare”.
Nel provvedimento firmato dal giudice Gilda Danila Romano si ripercorre l’iter giudiziario di Giancarlo Pittelli, arrestato il 19 dicembre 2019 dalla Dda di Catanzaro. Finito in carcere, il Riesame lo aveva mandato ai domiciliari con l’applicazione del braccialetto. Domiciliari che poi sono stati revocati il 7 dicembre scorso, quando su richiesta della Direzione distrettuale antimafia ha ripristinato la detenzione carcere “avendo riscontrato – si legge – un aggravamento delle esigenze cautelari a fronte del comportamento del Pittelli che ha trasmesso una missiva a soggetto terzo”. Il riferimento è proprio alla ministra Carfagna la cui segreteria ha consegnato la lettera alla polizia. In questo modo è emerso che Pittelli ha violato il “divieto di interlocuzione con soggetti diversi da quelli con lui conviventi”.
Dopo due mesi di carcere, quindi, secondo il Tribunale l’ex parlamentare può tornare ai domiciliari “considerato che il tempo trascorso dal momento della riapplicazione della massima misura custodiale – scrivono i giudici – nonché il complessivo comportamento dell’imputato possono far esprimere, allo stato, un giudizio prognostico favorevole di resipiscenza del Pittelli in punto di futuro rispetto delle prescrizioni sullo stesso gravanti”. Nei giorni scorsi, è nato un comitato, presieduto dall’ex penalista Enrico Sete, che si è fatto promotore di una petizione per la scarcerazione di Pittelli.
Petizione che è stata firmata da 1.500 persone tra cui 25 senatori e deputati in carica. Tra questi ci sono Roberto Giachetti (Italia Viva), Renata Polverini, Enza Bruno Bossio (Pd), Manfredi Potenti (Lega), Renzo Tondo (Forza Italia), Salvatore Margiotta (Pd), Pietro Pittalis (Fi), Ylenia Lucaselli (FdI), Federico Mollicone (FdI), Catello Vitello (Italia Viva), Fiammetta Modena (Fi) e Manuela Gagliardi (Coraggio Italia).
Ma non solo. La petizione per la liberazione di Pittelli è stata firmata da giornalisti, avvocati, politici, ex parlamentari europei ed ex ministri come Maurizio Lupi (Noi con l’Italia) e Valeria Fedeli (Pd). Sotto l’appello c’è il nome pure della sardina Jasmine Cristallo, fino a Tinto Brass e Beppe Signori.
Per tutti questi la carcerazione di Pittelli, che aveva iniziato lo sciopero della fame, appariva “ingiustificabile e soprattutto non coerente con alcuni dei principi cardine dello Stato di diritto e della Costituzione”. “Per questo motivo – si legge nell’appello – manifestiamo pubblicamente e ribadiamo all’avvocato Giancarlo Pittelli gli immutati sentimenti di rispetto, affetto e amicizia e opponiamo resistenza ad ogni uso degli strumenti del diritto che produca come effetto l’isolamento della persona e l’inaridimento delle relazioni sociali e affettive”. Un appello che, adesso, è stato superato dalla decisione del Tribunale di Vibo Valentia.