Le case automobilistiche Ford e Toyota hanno annunciato la chiusura temporanea delle loro fabbriche in Canada a causa delle proteste dei camionisti No-vax, che da giorni stanno bloccando l’arrivo di componenti. Anche il gruppo Stellantis, che controlla Fiat Chrysler, ha comunicato ritardi nella produzione nella sua fabbrica in Ontario, sempre perché mancano pezzi. Nello specifico, gli autisti stanno bloccando da giorni l’Ambassador Bridge, il più importante valico di frontiera tra Usa e Canada. Qui passa circa un quarto del commercio tra i due Paesi. Secondo alcune stime la paralisi del commercio costerà 300 milioni di dollari al giorno: la protesta, identificabile con la dicitura ‘Freedom convoy’, sta andando avanti da due settimane. La polizia di Ottawa ha minacciato di arrestare tutti i partecipanti al blocco stradale, diffondendo questo messaggio: “È un reato ostacolare, interrompere o interferire con il legittimo uso di una proprietà, dovete immediatamente cessare questa attività illegale o sarete arrestati”. Finora ci sono stati 23 arresti nella capitale, con l’avvio di un’ottantina di inchieste.
La situazione nel frattempo è diventata critica anche sul confine con gli Stati Uniti, dove i camion hanno bloccato almeno due valichi di accesso, quello tra l’Ontario e Detroit e quello tra lo stato di Alberta e il Montana, mettendo a rischio il flusso di persone e merci, con possibili conseguenze negative soprattutto per l’industria automobilistica in Michigan. In California è stato inoltre organizzato il “People’s Convoy” un convoglio di mezzi pesanti che si radunerà il 4 marzo con l’intento di dirigersi verso la capitale americana. Lo scrive Politico. La mobilitazione, sostenuta da influencer di estrema destra e politici conservatori – fra cui Donald Trump – ha guadagnato l’attenzione dei gruppi estremisti e suprematisti. Online stanno già circolando diversi messaggi criptati con consigli sulla logistica, il fundraising ed altro supporto tecnico per bloccare varie città.