La misura prevede l’esecuzione di 4 custodie cautelari in carcere, 7 custodie cautelari agli arresti domiciliari. In carcere Massimo Castelli, primo cittadino di Cerignale e responsabile nazionale piccoli Comuni Anci, e il primo cittadino Corte Brugnatella, Mauro Guarnieri. Ai domiciliari il primo cittadino di Bobbio Massimo Pasquali. Quest'ultimo e Castelli erano candidati alle Regionali con Bonaccini
Un “sistema” di appalti “alterato” per “gestire la pubblica cosa”. Lo ha ripetuto più volte la procuratrice di Piacenza Grazia Pradella al termine dell’inchiesta che ha portato all’arresto dei sindaci, riconducibili ad area di centrosinistra, di Bobbio, Cerignale e Corte Brugnatella. Un “sistema” che coinvolgeva imprenditori, primi cittadini, dirigenti di diversi enti pubblici da cui scaturiscono 11 arresti in un’indagine che coinvolge 37 persone e, allo stato, sfiora – senza che siano formalmente coinvolti – figure politiche regionali e un deputato, che compare in alcune intercettazioni. Le accuse racchiuse nei 35 capi d’imputazione vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, passando per concussione, abuso d’ufficio, traffico di influenze illecite, turbata libertà degli incanti e della libertà del procedimento di scelta del contraente, frode nelle pubbliche forniture, falso materiale e ideologico commesso dal pubblico ufficiale, truffa e voto di scambio. “Quello che credo che sia giusto rilevare è che questa indagine non è conclusa – ha specificato Pradella – Sono in corso numerose attività perquisizione e sequestro”. Tra gli indagati c’è anche il deputato di Fratelli d’Italia Tommaso Foti.
Il carcere è stato disposto per l’imprenditore edile Nunzio Susino, considerato al vertice di un’associazione a delinquere composta da otto persone, Maurizio Ridella, anche lui imprenditore, e poi due sindaci: Massimo Castelli – primo cittadino di Cerignale, responsabile nazionale piccoli Comuni Anci e candidato alle Regionali in supporto di Stefano Bonaccini – e il primo cittadino Corte Brugnatella, Mauro Guarnieri. Nelle ultime settimane il nome di Castelli è stato inserito anche nella rosa dei possibili candidati di centrosinistra alle elezioni comunali di Piacenza, attualmente governata dal centrodestra, che sono in programma nella prossima primavera.
I domiciliari sono stati decisi, invece, per il sindaco di Bobbio Massimo Pasquali, ex leghista e capolista a Piacenza della lista Bonaccini alle Regionali 2020, l’imprenditore Filippo Giardini, il responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Ferriere, Carlo Labati, i collaboratori dell’Unione dei Comuni Val Trebbia e Luretta Roberto Raffo, Matteo Guerci, l’ex responsabile ufficio tecnico del Comune di Bobbio Claudio Tirelli, il direttore del servizio Edilizia della Provincia di Piacenza Stefano Pozzoli. Per la vicesindaca di Zerba Claudia Borré, anche lei vicina a Bonaccini, il giudice ha disposto il divieto di dimora nel Comune.
Previsti anche due commissariamenti giudiziari d’azienda e un’interdittiva del divieto di contrarre con la pubblica amministrazione nei confronti di un’altra società. Le misure sono state eseguite nelle provincie di Piacenza, Alessandria, Lodi e Pavia da parte di circa 300 carabinieri. I comuni coinvolti nell’indagine – oltre ai già citati sono – sono Piacenza, Coli, Ferriere, Travo e Ottone. Perquisizioni sono state effettuate anche nelle sedi dell’Unione Montana Valli Trebbia e Luretta, nonché negli uffici comunali dell’Urbanistica a Piacenza e nella sede della Provincia.
Secondo le ipotesi investigative, sindaci e funzionari pubblici avrebbero ricevuto finanziamenti elettorali e altre ricompense, in denaro, lavori o altre utilità, in cambio degli appalti concessi a Susino, considerato il promotore, ad altri due imprenditori, ai sindaci di Cerignale e Corte Brugnatella, Massimo Castelli e Mauro Guarnieri e a tre funzionari amministrativi. Una “situazione di corruzione diffusa che andava avanti da anni”, ha spiegato la procuratrice Pradella. Susino avrebbe rivestito, si legge negli atti dell’accusa, il ruolo di “collante dei rapporti illeciti tra il livello politico, amministrativo e imprenditoriale” mentre i sindaci avrebbero operato “interferendo sistematicamente nelle sfere di competenza esclusiva degli organi tecnici nelle sfere di competenza esclusiva degli organi tecnici”. E con l’obiettivo “di ottenere il controllo politico dell’Unione” Susino avrebbe messo a disposizione degli associati denaro in contante per retribuire il voto di alcuni elettori.
In un caso, alle elezioni comunali del 2019, alla consegna del denaro era necessario provare con la foto della scheda elettorale a chi era andata la propria preferenza. “Questo sistema corruttivo – ha detto la procuratrice Pradella – ha attraversato tutti gli schieramenti politici e ha costituito un vero e proprio sistema”. E ha aggiunto: “Ci sono sindaci eletti perché gli elettori sono stati pagati, un esempio classico di corruzione diffusa che andava avanti da anni senza che nessuno si fosse posto alcun problema”. Sono in corso approfondimenti, che potrebbero interessare anche le elezioni regionali del 2020, con riferimento alle preferenze per l’elezione dei consiglieri.