Il pil dell'Italia è visto ora a +4,1% contro il +4,7% stimato dal governo. "L'incertezza resta a livelli preoccupanti", ha spiegato il commissario Ue. L’inflazione nell’area dell’euro dovrebbe raggiungere un picco del 4,8% nel primo trimestre del 2022 prima di ripiegare. Per l'intero anno si prevede un aumento dei prezzi del 3,5% nell'area euro e del 3,8% in Italia, ma i salari non cresceranno. Nuovo richiamo a Roma sulle concessioni balneari: "Riassegnare tramite gare". Salvini: “Indegna invasione di campo anti-italiana"
I rincari energetici, insieme alla quarta ondata pandemica, frenano l’economia del Vecchio continente. E anche la Commissione europea, dopo Fondo monetario internazionale, rivede al ribasso le previsioni di crescita del pil dell’Eurozona, Italia compresa. L’area dell’euro è ora attesa in crescita del 4% nel 2022 e del 2,7% nel 2023, dopo il balzo del 5,3% nel 2021, mentre la Penisola – che non ha ancora recuperato i livelli pre Covid – dovrebbe raggiungere una media del 4,1% nel 2022 e del 2,3% nel 2023. Appare ormai del tutto fuori portata il +4,7% stimato dal governo lo scorso anno. Il rallentamento del robusto rimbalzo partito in primavera, spiega la Ue nelle nuove Previsioni economiche di inverno, è risultato più acuto a causa della nuova ondata di Covid-19, del rincaro dei prezzi dell’energia e delle continue interruzioni sul lato dell’offerta. “I rischi sia per la crescita che per l’inflazione sono aggravati anche dalle attuali tensioni geopolitiche“, ha sottolineato il commissario agli Affari Economici Paolo Gentiloni.
“L’inflazione ha alzato la testa negli ultimi mesi del 2021”, rispetto alle precedenti stime e “ci si attende che i prezzi dell’energia restino alti per un lungo periodo e questo creerà problemi su alcune categorie di beni e servizi“, ha spiegato Gentiloni. “L’incertezza resta a livelli preoccupanti”, anche se “i fondamentali restano solidi, ci aspettiamo che l’economia Ue riprenderà slancio“. Per ora la ex “locomotiva” Germania è vista crescere solo del 3,6% contro il 4,6% indicato novembre scorso e la corsa dei prezzi sta mettendo sotto pressione i governi sul fronte della politica economica e la Bce per quanto riguarda quella monetaria. Con la governatrice Christine Lagarde che ha lasciato intendere come ci sia la possibilità di un rialzo dei tassi di interesse prima del previsto.
Dopo aver raggiunto un tasso record del 4,6% nel quarto trimestre dello scorso anno (5,1% a dicembre), si legge nel documento dell’esecutivo Ue, l’inflazione nell’area dell’euro dovrebbe raggiungere un picco del 4,8% nel primo trimestre del 2022 e rimanere al di sopra del 3% fino al terzo trimestre dell’anno. Con l’attenuarsi delle pressioni dovute ai vincoli di fornitura e ai prezzi elevati dell’energia, dovrebbe poi scendere al 2,1% nell’ultimo trimestre prima di scendere al di sotto dell’obiettivo del 2% fissato dalla Banca centrale europea per tutto il 2023. Nel complesso l’aumento dei prezzi passerà dal 2,6% nel 2021 (2,9% nell’Ue) al 3,5% (3,9% nell’Ue) nel 2022, prima di scendere all’1,7% (1,9% nell’Ue) nel 2023. Più alte le previsioni per l’Italia: 3,8% quest’anno, prima di tornare all’1,6% nel 2023. Bruxelles si attende che i prezzi energetici raggiungano un picco nel primo trimestre del 2022 e restino su livelli elevati per tutto l’anno, con ripercussioni su quelli dei generi alimentari. Al contrario la “pressione salariale” è destinata ad aumentare solo gradualmente, poiché la maggior parte dei contratti di lavoro nel settore manifatturiero è stata recentemente rinnovata e il mercato del lavoro continua a rimanere debole.
Crescita italiana legata al Pnrr. “Sui balneari fare le gare” – Il capitolo delle previsioni dedicato all’Italia spiega che “si attende che la spesa dei consumatori, supportata da condizioni del mercato del lavoro in miglioramento e diminuendo l’incertezza legata alla pandemia, sostenga la crescita, con il ritorno graduale dei risparmi delle famiglie ai livelli pre-crisi. In scia con la netta ripresa del 2021 la crescita degli investimenti è previsto che si attenui nel 2022 e nel 2023 ma resterà in solida espansione, guidata dalle misure messe in campo dal Pnrr italiano”. Gentiloni si è soffermato sulle prospettive della Penisola confermando che “le previsioni di crescita positive sono collegate alla buona attuazione del Pnrr sul quale il governo italiano è pienamente impegnato”. Sul tema delle concessioni balneari “la soluzione che la Commissione Ue indica da tempo è semplice, ovvero riassegnare tramite gare le concessioni esistenti. Facendolo in modo da tener conto delle professionalità e degli investimenti fatti finora, ma senza favorire soggetti rispetto ad altri. Un conto è tener conto degli investimenti, un altro è favorire questo o quel soggetto rispetto alla concorrenza. Questa è la linea della Commissione da qualche anno, le scelte spettano al governo e Parlamento italiano”. Il governo Draghi sta continuando a prendere tempo e solo due giorni fa ha promesso una “soluzione che tuteli il settore“, facendo gridare vittoria alla Lega che è contraria alle gare. E non a caso Matteo Salvini ha risposto a stretto giro: “Indegna invasione di campo anti-italiana da parte di un commissario europeo nominato dall’Italia. Letta che dice? Il PD che dice ai 30.000 imprenditori e ai 300.000 lavoratori che rischiano di perdere lavoro e anni di sacrifici? La Lega, i suoi ministri e i suoi parlamentari stanno lavorando per una soluzione che, nel rispetto delle regole, non permetta la svendita delle spiagge italiane”.
Il mercato del lavoro – Per quanto riguarda il mercato del lavoro, ha detto Gentiloni, “continuiamo ad aspettarci che l’occupazione evolva parallelamente all’attività economica”. L’indicatore delle prospettive occupazionali della Commissione nel mese di gennaio mostra ancora “una forte domanda, anche se ha rallentato un po’ dal picco di novembre”. Nell’ultimo trimestre del 2021, il tasso di disoccupazione è sceso sotto i livelli pre Covid, al minimo record del 6,4% nell’Ue e del 7% nell’area dell’euro a dicembre. “Nonostante i suoi buoni risultati, la crescita dell’occupazione non è al passo con l’aumento della domanda di lavoro”, ha sottolineato però l’ex premier. “Come ho già detto, il lavoro è un fattore sempre più importante che limita la produzione in diversi settori. Le inchieste congiunturali della Commissione indicano che in gennaio la penuria di manodopera ha raggiunto i massimi storici nei settori dell’industria, dei servizi e dell‘edilizia“.