Le esercitazioni congiunte tra Russia e Bielorussia nel Paese del presidente Aleksandr Lukashenko preoccupano l’Europa. Il ministro degli Esteri di Mosca, Serghej Lavrov torna a lamentare le “inutili minacce dell’Occidente”, mentre naufraga l’ennesimo tentativo di riallacciare i rapporti diplomatici con un Paese della Nato, dopo che l’incontro tra il ministro russo e l’omologa britannica, Liz Truss, è finito con uno scambio di accuse e minacce reciproche, con Boris Johnson che torna a dichiarare che “non è impossibile che qualcosa di disastroso possa succedere presto”, riferendosi all’ipotesi di un’invasione russa e non escludendo un intervento militare di Londra in territorio ucraino. Torna alta la tensione tra Vladimir Putin e il blocco occidentale e Nato, dopo la serie di incontri bilaterali dei giorni scorsi che non hanno portato alcun progresso sensibile nel tentativo di arrivare a una de-escalation in Ucraina che impedisca l’esplosione di un nuovo conflitto. In attesa del vertice oggi a Berlino con i rappresentanti di Germania, Francia, Russia e Ucraina, i quattro paesi del cosiddetto formato Normandia.
L’ultimo fallimento riguarda il vertice tra Lavrov e Truss, con la Gran Bretagna che nelle settimane passate ha dimostrato di essere il Paese europeo più vicino alle posizioni intransigenti di Washington nei confronti di Mosca. Già prima dell’incontro, è stato proprio il ministro russo a ripetere che “approcci ideologizzati, ultimatum e minacce non portano da nessuna parte. Molti dei nostri colleghi occidentali hanno una passione proprio per questa forma” di comunicazione. Ma la situazione è definitivamente deflagrata dopo il bilaterale. Sempre Lavrov ha ricordato che le relazioni tra Russia e Gran Bretagna hanno toccato “il livello minimo da molti anni a questa parte” e che quello con Truss è stato “un dialogo tra un muto e un sordo”, mentre la sua omologa gli ha ricordato che l’Occidente non può ignorare lo schieramento di truppe russe al confine e “i tentativi” attribuiti al Cremlino di “minare la sovranità dell’Ucraina”. La titolare del Foreign Office ha poi avvertito che un conflitto sarebbe “disastroso” anche per la Russia, lasciando comunque aperta “la strada alternativa della diplomazia” e sollecitando Mosca a “intraprendere questa via” e a rinunciare “a una retorica da Guerra Fredda“. Intanto, la Russia ha anche invitato il personale non essenziale nella sua ambasciata in Ucraina a lasciare temporaneamente il Paese.
A suggellare definitivamente il fallimento dell’incontro sono arrivate le parole del premier di Londra, Boris Johnson, che nel corso di una conferenza stampa a Bruxelles con il segretario della Nato, Jens Stoltenberg, non ha escluso che il Regno Unito assista militarmente l’Ucraina in caso di un attacco da parte della Russia. “Se manteniamo la nostra unità, con un mix tra forte deterrenza e diplomazia, possiamo trovare una via d’uscita alla crisi, ma il momento è molto teso“, ha detto. E ha poi fatto capire che a Londra non viene esclusa la possibilità di un’invasione russa nel breve termine: “Io non credo che il presidente Vladimir Putin abbia già preso la decisione di procedere con la guerra, ma questo non vuol dire che sia impossibile che qualcosa di disastroso possa accadere presto. La nostra intelligence dipinge un quadro fosco, nei prossimi giorni si affronterà il passaggio più pericoloso e dobbiamo fare bene, con una combinazione tra sanzioni, impegno militare e diplomazia“.
Chi prova a stemperare i toni è proprio Stoltenberg che, al fianco di Johnson, ha informato la stampa di aver “scritto oggi al ministro degli Esteri Serghei Lavrov per invitare la Russia a nuovi negoziati al Consiglio Nato-Russia e trovare una soluzione diplomatica”. E ha poi ricordato la posizione attuale della Nato di disponibilità al negoziato su diversi punti chiave come la “trasparenza”, “il disarmo”, “il piazzamento dei missili”, sia nucleari che tradizionali, ma nessun compromesso sui principi base, tra i quali la politica delle porte aperte e la possibilità di “difendere tutti gli alleati”.
Intanto la tensione cresce anche dal punto di vista militare. La Russia e la Bielorussia hanno avviato oggi le previste esercitazioni militari congiunte che avevano suscitato le preoccupazioni dei Paesi occidentali per il timore che Mosca stia pianificando una grande escalation del conflitto in Ucraina. Il ministero della Difesa russo ha confermato in un comunicato l’inizio delle manovre in Bielorussia (denominate Union Resolve 2022), in programma fino al 20 febbraio, che si concentreranno sulla “soppressione e il respingimento di aggressioni esterne”. Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, le ha definite oggi una “pressione psicologica”, rassicurando i suoi cittadini sul fatto di avere “abbastanza forze per difendere con onore il nostro Paese”. La Francia, che nei giorni scorsi ha tentato di ritagliarsi un ruolo da mediatore nella crisi, con il presidente francese Emmanuel Macron volato a Mosca per incontrare Vladimir Putin, oggi per bocca del ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, definisce le esercitazioni “un gesto di grande violenza che ci preoccupa”.