Un autosilo e un cambio di destinazione d’uso di un terreno rischiano di inguaiare il deputato di Fratelli d’Italia Tommaso Foti, indagato nell’inchiesta della procura di Piacenza sul presunto “sistema” di corruzione diffusa nei comuni della provincia emiliana che ha portato in carcere i sindaci di Cerignale e Corte Brugnatella e ai domiciliari quello di Bobbio. Il parlamentare, attualmente ricoverato per Covid, è accusato di corruzione e di traffico di influenze illecite per fatti avvenuti tra l’aprile e dicembre 2019. Secondo i magistrati guidati da Grazia Pradella, il parlamentare, eletto nel 2018, “sfruttando la sua relazione di cointeressenza politica esistente” con Erika Opizzi, assessora comunale all’Urbanistica di Piacenza e anche lei di Fdi, si sarebbe fatto indebitamente promettere dall’imprenditore Nunzio Susino il pagamento di somme di denaro “per se stesso o per il partito Fratelli di Italia, anche quale finanziamento della successiva campagna elettorale” quale prezzo “della propria mediazione illecita” verso la Opizzi (“Ce l’ha in mano lui… ce l’ha messa lui”, sosteneva l’imprenditore) e i funzionari comunali, affinché il Comune di Piacenza disponesse il mutamento di destinazione d’uso di alcuni terreni. Una vicenda per la quale Susino “ripete più volte come abbia sancito” con Foti “un preciso accordo corruttivo, nel cui ambito avrebbe ricevuto la richiesta del parlamentare di una dazione di 15mila euro a fronte del buon esito della pratica”.

Ma per i pm Emilio Pisante e Matteo Centini, sulla base di quanto ricostruito dai Carabinieri nel corso degli accertamenti, il rapporto tra Foti e Susino, considerato il promotore dell’associazione a delinquere e finito in carcere su ordine del giudice per le indagini preliminari Luca Milani, sarebbe nato in precedenza per la vicenda legata alla convenzione di un parcheggio. L’imprenditore gli avrebbe consegnato 3.000 euro “al fine di ottenere il compimento di atti contrari ai doveri d’ufficio” da parte dell’assessora all’Urbanistica Opizzi “per agevolare la stipula, a condizioni favorevoli per il privato”, della convenzione per la gestione di un autosilo in via Genova. Nei confronti di Foti non sono state chieste misure cautelari e nell’ordinanza il giudice scrive che la procura chiederà l’autorizzazione alla Camera per poter utilizzare i dialoghi intercettati ai quali ha preso parte il parlamentare.

In un’intercettazione telefonica Susino afferma: “Il Foti è un ladrone… allora… Foti se ti vuole rompere i coglioni in Comune non ti fa fare niente…”. E discutendo con un altro imprenditore aggiunge: “Noi siamo golosi di soldi… ma loro di più! …se noi siamo golosi… loro sono malati…”. Il gip Milani sottolinea che “il complesso delle risultanze investigative restituisce plurimi, gravi e concordanti indizi di reato a sostegno” delle dichiarazioni auto ed etero accusatorie di Susino. Il riferimento è ad alcuni contatti telefonici tra i due e incontri, uno dei quali sarebbe avvenuto nella sede piacentina del partito. In un caso, si legge nell’ordinanza, avrebbero partecipato anche i consiglieri regionali Fabio Callori, Claudio Tagliaferri e la consigliera comunale piacentina Gloria Zanardi, tutti di Fratelli d’Italia e tutti non indagati. E il rapporto sarebbe stato sostanziato anche attraverso altre conversazioni, anche con familiari, nelle quali l’imprenditore parla di “modifichine” che ha fatto fare “così almeno da poter arrivare quattro e cinquanta cinquecento euro al mese…” e di dover “andare da Foti per risolvere il problema dei parcheggi”.

In altri passaggi dell’ordinanza il gip afferma che Susino “dichiara che per contraccambiare l’impegno” di Foti “nell’intercedere per la loro convenzione, gli avrebbe offerto la propria disponibilità a finanziare la campagna elettorale in vista delle elezioni regionali”. Questa l’intercettazione riportata: “Io personalmente quello che mi costa mi costa ci sono le Regionali, le elezioni”. E dice, scrive il giudice Milani, di “aver ricevuto dal Foti la garanzia che la pratica sarebbe stata definita in quella stessa giornata”. Il “rapporto privilegiato” instaurato da Susino con l’onorevole di Fratelli d’Italia, ad avviso del gip “edificato sulla base di elargizioni di denaro di natura corruttiva”, gli avrebbe permesso di “accrescerne il potere economico ed imprenditoriale” per portare avanti rapporti ritenuti illeciti con altri dirigenti pubblici nei paesi dell’hinterland piacentino, come avvenuto – sempre secondo la tesi accusatoria – nell’affidamento diretto per i lavori di un’elipista a Ferriere. I lavori, puntualizza il giudice, erano “già stati eseguiti prima dell’incarico formale”.

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