Aver inserito finalmente l’ambiente nella Costituzione italiana è un passaggio importantissimo, sia a livello ideale, perché parliamo del caposaldo su cui poggia l’intera normativa che regola la convivenza civile, sia a livello giuridico, perché è stato modificato l’articolo 9, uno dei principi fondamentali della Carta. Ora non bisognerà più ricorrere ad artifizi giuridici, non bisognerà richiamare più articoli per invocare la copertura costituzionale dell’ambiente, perché questa parola, insieme a “biodiversità”, “ecosistemi” e “animali”, trova il suo posto in Costituzione, e che posto!

Valori fondamentali ricevono una tutela esplicita e non più implicita, un’evoluzione in linea con le attese dei cittadini, che ha avuto il sostegno parlamentare più ampio immaginabile. Un bel segnale davvero, al quale però bisognerà dare seguito con fatti concreti.

Per noi ambientalisti è scontato che la tutela ambientale avvenga “nell’interesse delle future generazioni”. I Popoli Indigeni americani hanno sempre avvisato che la Terra l’abbiamo ricevuta in prestito per restituirla a chi verrà dopo di noi, perché non è “nostra”; e la parola “generazioni future” ricorre sedici volte nell’enciclica Laudato si’ promulgata da Papa Francesco nel 2015, ma vedere queste parole all’articolo 9 della Costituzione Italiana fa comunque venire i brividi. Che responsabilità abbiamo.

Inoltre, anche l’articolo 41 è stato modificato. Si trova a un terzo circa della Carta, ma la sua collocazione non tragga in inganno, perché è anch’esso importantissimo. Siamo nella parte dedicata ai “diritti e doveri dei cittadini”, e dove si parla dei “rapporti economici” si prevede che l’iniziativa economica non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana e adesso, con questa riforma, neppure “all’ambiente”, messo al secondo posto dopo la salute. Un cambio di paradigma importante, basti pensare a tante battaglie, una tra tutte quella per liberarci dagli inquinanti PFAS, che contaminano l’acqua in Italia – in particolare quella di 400 mila abitanti veneti – che ora potrà essere condotta in difesa di due valori costituzionali ugualmente importanti, salute e ambiente.

Per una volta, inserendo l’ambiente in Costituzione l’Italia non arriva ultima. Ma neanche prima. A livello europeo, infatti, la Carta di Nizza (Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea) già si occupa della tutela dell’ambiente all’articolo 37, e lo stesso fa il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE).

L’auspicio di Greenpeace è che ora si vada verso una vera transizione ecologica, la tutela della biodiversità (la protezione di almeno il 30% del territorio, mare compreso) e una migliore qualità dell’ambiente in cui viviamo. A chiederlo sono le generazioni future, citate nel nuovo articolo 9, quelle che vediamo scendere in piazza, che hanno compreso l’incredibile sfida che abbiamo davanti dovuta a decenni di sfruttamento delle risorse del Pianeta.

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