Cinema

After Love, un’opera prima che ha la potenza di un pugno nello stomaco

Il film del giovane regista anglo-pakistano Aleem Khan brilla nel mantenere costante il pieno dei dialoghi e il vuoto dei silenzi intrecciando più storie d'amore

di Davide Turrini

C’è un interrogativo che ci poniamo dopo la visione di After Love, opera prima del giovane regista anglo-pakistano Aleem Khan. In una storia, anzi in più storie, d’amore vale di più la misteriosità di un segreto o la colpevolezza di una bugia? Vale di più la lacerazione che provoca un tradimento o le briciole di un sentimento profondo? A noi ha stimolato molto questa ambiguità programmatica, questa oscillazione di senso nel disvelamento possibile che troviamo nel racconto con protagonista Mary (Joanna Scanlan). Una signora inglese di Dover convertita, molti anni addietro, all’Islam per amore del futuro marito. Due i movimenti di macchina che certificano il battere del tempo nel racconto in After Love. Due lentissime carrellate in avanti: la prima tra la cucina e il salotto della casa di Mary e Ahmed con la macchina da presa che dopo quattro minuti va a cogliere in profondità di campo l’improvvisa morte di Ahmed; l’altra nel medesimo salotto probabilmente qualche giorno dopo quando Mary, seduta sullo stesso divano viene avvolta dal rito funebre musulmano che la vede al centro dell’inquadratura vestita completamente di bianco. Una maniera minimale per mostrare un confine materiale chiuso entro il quale presente e passato della protagonista si sono svolti fino a quel momento.

La rassicurante solidità di Ahmed, che nemmeno vediamo in faccia e che appena percepiamo da un suo messaggio in segreteria che Mary comincia a riascoltare ossessivamente, è il pezzo mancante di un puzzle dell’anima non mostrato ma solo immaginato. Puzzle che si sgretola appena la donna scopre nel portafoglio del marito la traccia di Genevieve, l’amante sconosciuta che sembra nientemeno abitare dalla parte opposta della Manica, a Calais, in Francia. Autoconvintasi di doverle parlare per capire cos’è successo tra lei e suo marito, Mary raggiunge la casa di Genevieve e invece di un faccia a faccia da melodramma viene scambiata dall’amante come una donna di servizio. Mary sta al gioco e mentre tra uno scopettone e uno straccio cerca di carpire notizie sulla relazione clandestina del marito, scopre che Ahmed aveva costruito una famiglia parallela con tanto di figlio adolescente che, a sua volta, viene scoperto da Mary mentre amoreggia con un amico nella sua cameretta. Composto e compunto tra le quattro mura di un appartamento a Dover e di un altro appartamento a Calais, After Love ha l’aria sbarazzina di un kammerspiel e la potenza di un pugno nello stomaco. Imperniato su una performance maiuscola della Scanlan – capo continuamente riavvolto in un religioso fazzoletto che tende a cadere, pancia nuda penzolante allo specchio segno di ipotetico abbruttimento fisico che le ha fatto perdere il marito – il film di Khan brilla nel mantenere costante il pieno dei dialoghi e il vuoto dei silenzi, rimandando di continuo ma senza eccedere l’agnizione agognata, e accennando lieve ad una rocciosa e bianca sequenza in esterni che fa da ellissi simbolica. Distribuisce per l’Italia Teodora.

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