Durante i mesi più duri del lockdown, a marzo 2020, avevano lavorato all’interporto di Bologna per rifornire cibo ai supermercati e rispondere all’aumento degli ordini degli italiani chiusi in casa per la pandemia. Oggi alcuni di quei migranti impegnati nello smistamento dei pacchi hanno ricevuto un foglio d’espulsione dal centro d’accoglienza dove sono ospiti, con richieste di risarcimento che raggiungono anche i 20mila euro. Lo ha denunciato il Coordinamento migranti di Bologna, punto di riferimento in città nell’assistenza di richiedenti asilo e stranieri, rendendo pubbliche alcune lettere inviate dalla Prefettura a una ventina di richiedenti asilo che dormono nell’hub di via Mattei.
Fogli con i quali si comunica “la revoca delle misure d’accoglienza” per “l’accertamento della disponibilità da parte del richiedente di mezzi economici sufficienti”. In altre parole, spiega il Coordinamento “questi migranti hanno hanno guadagnato in un anno più dell’ammontare dell’assegno sociale, ovvero più di 5900 euro, e secondo i regolamenti devono uscire dai circuiti dell’accoglienza“. Non solo. A queste persone la Prefettura ha presentato il conto dei mesi passati nel centro. E quindi oltre alla revoca dell’accoglienza, viene chiesto “il pagamento della somma equivalente ai costi sostenuti per le misure di cui hanno indebitamente usufruito“. Cifra che per alcuni ha toccato i 20mila euro e che comprende anche il rimborso dei pocket money, ossia quella parte di diaria che viene erogata direttamente ai richiedenti asilo, spesso attraverso carte ricaricabili.
Un “rimborso esorbitante”, lo definisce il Coordinamento, che fa notare come questi migranti non avevano altro posto dove andare a vivere. “Dovrebbero pagare per i due anni passati in camerate da 14 persone, per i due anni di pandemia in cui hanno lavorato e guadagnato dei salari da fame per mandare avanti i profitti dell’Interporto e per far arrivare le merci nei supermercati, nelle case e per rispondere alle esigenze della crisi pandemica, per i due anni in cui la legge stessa ha bloccato le espulsioni dai centri per contenere il rischio sanitario”. Alcuni di quei richiedenti asilo ora non lavorano più e quindi potrebbero trovarsi senza un letto dove dormire. E la stessa situazione potrebbe presto verificarsi in altre strutture d’Italia. “Abbiamo ricevuto segnalazioni che la stessa cosa sta succedendo anche in altre città. L’ispettorato del lavoro dice di non poter effettuare adeguati controlli sulle imprese perché mancano gli ispettori, e così aumentano i morti e gli infortuni sul lavoro. A quanto pare però non mancano mai né il tempo né il personale per controllare i migranti e chiedere rimborsi da decine di migliaia di euro per un’infrazione evidentemente senza senso. A Bologna tutto questo succede dopo che i migranti con le loro lotte e le loro proteste hanno denunciato le condizioni di invivibilità delle strutture di accoglienza e dei grandi centri come il Mattei, quelle per le quali adesso la Prefettura vorrebbe addirittura un rimborso”.
Parlando a Repubblica Bologna il responsabile dell’ufficio immigrazione della Prefettura, Massimo Di Donato, spiega come quelle lettere siano un passaggio inevitabile. Lo prevede la normativa del 2015, “altrimenti saremmo passabili di danno erariale”. L’accertamento, aggiunge, viene fatto attraverso la Guardia di finanza e l’Ispettorato del lavoro: “Siamo obbligati”. Intanto il Coordinamento, chiede che vengano ritirate le richieste di rimborso. “Sono punitive, oltre che ridicole, e il Prefetto e la ministra Lamorgese sanno bene che non vedranno un euro. Vogliamo che vengano ritirate e soprattutto che la facciano finita una volta per tutte con queste pratiche amministrative che rapinano i migranti in ogni momento”