Dopo 15 anni due donne vincono il premio Wolf per la Chimica 2022. Sono le americane Carolyn Bertozzi, dell’università di Stanford, e Bonnie Bassler, dell’università di Princeton, che condividono il premio con Benjamin Cravatt, dello Scripps Research in California. I tre scienziati hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento, spesso preludio del Nobel come è stato per Giorgio Parisi, “per i loro contributi seminali alla comprensione della chimica della comunicazione cellulare e all’invenzione di metodologie chimiche per studiare il ruolo di carboidrati, lipidi e proteine in tali processi biologici”. L’ultima donna a vincere lo stesso premio era stata Ada Yonath nel 2006-2007. Il 9 febbraio il premio Wolf per la Fisica è stato assegnato a Anne L’Huillier.
Biologa chimica americana della Stanford University e dell’Howard Hughes Medical Institute, Bertozzi è socia straniera dell’Accademia Nazionale dei Lincei ed è nota per aver sviluppato tecnologie innovative che hanno aperto nuove strade per la ricerca biologica e lo sviluppo terapeutico. Ha dato l’avvio al campo della cosiddetta chimica biorigonale, grazie alla quale è diventato possibile modificare chimicamente le molecole all’interno dei sistemi viventi senza interferire con i processi già in atto. Grazie ai suoi studi sono state possibili scoperte fondamentali per la comprensione di molti meccanismi di interazione esistenti tra le cellule e che hanno rapidamente trovato molte applicazioni, le più recenti per lo studio del Covid-19.
Il lavoro della Bassler ha permesso di identificare una tipologia specifica di segnali chimici scambiati dai batteri nota come “quorum sensing” che permette loro di “nascondersi” e che potrebbe essere utilizzata per migliorare le attuali terapie antimicrobiche. Anche Bassler collabora all’Howard Hughes Medical Institute ed ha ricevuto numerosi premi tra cui L’Oreal-Unesco nel 2012. Cravat è invece considerato uno degli inventori della cosiddetta proteomica chimica, un insieme di tecniche che permette di rivelare cosa fanno le proteine all’interno delle cellule e identificare nuovi bersagli farmacologici.