Dopo la campagna per il Quirinale e l’esplosione dell’antagonismo tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio oltre i limiti fisiologici della dialettica interna a un movimento, partito o non meglio definita aggregazione politica, pur nel contesto della manifesta débacle generalizzata del sistema partitico, la situazione del M5S sembrava tale da non essere suscettibile di ulteriore destabilizzazione. Invece è arrivato il macigno dell’ordinanza in via cautelare della settima sezione del tribunale civile di Napoli che ha accolto il reclamo di tre attivisti napoletani in rappresentanza di centinaia di iscritti sospendendo, in estrema sintesi, l’esecutività delle delibere dello scorso agosto con cui il M5S ha modificato lo statuto.
La votazione per la prima volta avveniva, dopo un’annosa e vexata quaestio con Davide Casaleggio, a cui fu intimato alla fine di consegnare i dati degli iscritti, non più su Rousseau ma su SkyVote e nominava con un quasi plebiscito Conte Presidente attribuendogli tutti i principali poteri politici.
Come è noto il processo di creazione del nuovo statuto elaborato faticosamente e principalmente dallo stesso Conte, con cui veniva archiviato definitivamente il comitato direttivo e cioè l’organo collegiale deliberato dagli Stati Generali del 2020 a favore di un Presidente titolare esclusivo dell’indirizzo politico, registrò momenti di elevata frizione con il garante Beppe Grillo e in quell’occasione si assunsero la funzione di mediatori Roberto Fico e Luigi Di Maio.
Con la bocciatura del nuovo statuto operata dall’ordinanza – che, è il caso di sottolinearlo, è uno strumento interlocutorio che non definisce il procedimento e per questo è solo “succintamente motivata”, a differenza di una sentenza – sono venuti a cadere i presupposti dell’elezione di Conte, dato che lo statuto precedentemente in vigore “non prevedeva la figura di un presidente”, bensì di un organo collegiale e dunque il presidente in carica è giuridicamente a tutti gli effetti sospeso o “congelato”. A caldo, Conte ha dichiarato che la sua leadership si fonda “su valori e principi condivisi e non su carte bollate” e ha rilanciato, sostenuto da Vito Crimi, l’urgenza di fare rivotare al più presto gli iscritti, inclusi naturalmente gli 81.839 “illegittimamente” esclusi, secondo il giudice, perché iscritti da meno di sei mesi: tutto lascia pensare che uscirebbe ampiamente e ulteriormente riconfermato.
Solo che il percorso non sarebbe così automatico e lineare, come ha spiegato anche sul Fatto Quotidiano l’avvocato Gianluigi Pellegrino, esperto in diritto amministrativo. Infatti la prospettata nuova votazione da parte di tutti gli iscritti come soluzione per sanare le criticità presenta secondo il giurista una vistosa controindicazione e cioè “la nuova consultazione non può indirla Giuseppe Conte, ‘frutto’ delle decisioni ora sospese perché invalide”. A indire la votazione “potrebbero essere gli organi preesistenti ai sensi dell’unico statuto vigente, ossia quello precedente a quello approvato ad agosto”.
Inoltre, secondo l’avvocato Pellegrino, il giudice che è stato definito dal Riformista “un impiccione” per essere entrato nelle questioni interne a un partito ed è stato criticato aspramente anche da rari e storici commentatori solitamente rispettosi del lavoro dei magistrati, “è intervenuto tardivamente davanti a una violazione così clamorosa”. E sul piano processuale ha prospettato che il giudizio espresso nell’ordinanza possa essere confermato nel merito con l’ulteriore possibile complicazione che in quella sede il giudice di Napoli potrebbe dichiararsi territorialmente incompetente a favore di Roma, con relativo e consistente allungamento dei tempi.
Beppe Grillo in questa circostanza ha compreso pienamente la complessità, per non dire la gravità della situazione: ha ribadito correttamente e non ovviamente, data la confusione e la tifoseria diffuse da cui pochi sembrano immuni, che le sentenze vanno rispettate, che non devono essere fatte scelte avventate e che è decisamente meglio mantenere un saggio e prudente silenzio. Chissà, ma forse è un mio retropensiero, se in questa saggia cautela c’è – oltre la preoccupazione di prevenire ed evitarsi ulteriori grane e beghe giudiziarie – anche quella di preservare Giuseppe Conte da un’esposizione mediatica da cui non esce in modo particolarmente convincente su fronti cruciali: dal nì sul limite dei due mandati con deroghe sempre da definire, al conflitto permanente con “il traditore” Di Maio, fino alla partita sul Quirinale contraddistinta dalla fuga in avanti sulla candidatura lanciata come incomparabile di Elisabetta Belloni con un riposizionamento last minute su Sergio Mattarella.
A Roma il garante, che è l’unica autorità rimasta operativa e che ha in grandissima parte su di sé la responsabilità del futuro del M5S, ha avuto un lungo incontro con il ministro degli esteri Luigi Di Maio, fresco di dimissioni dal comitato di garanzia in polemica con Conte, e a seguire con la capogruppo in Senato, con Virginia Raggi, la più votata dagli iscritti per il comitato di garanzia: una serie di incontri bilaterali prima di quello con l’ex presidente del Consiglio e con gli avvocati che si è prolungato per oltre due ore. E dalla riunione con gli avvocati secondo Grillo finalizzata a “ripristinare il sistema immunitario del Movimento” sarebbe emersa la determinazione unanime di presentare una immediata istanza di revoca delle delibere sospese dal magistrato di Napoli all’origine del “congelamento” di Conte.
Quanto e come questa mossa possa essere risolutiva è ancora da vedere e naturalmente archiviare la bega giudiziaria non significa automaticamente risanare le fragilità interne, superare la conflittualità esasperata e rilanciare con coerenza le potenzialità del Movimento.
Se come ventilato da “ben informati”, prima dell’annunciata azione giudiziaria per sventare il rischio di una ripartenza dal vecchi statuto, Grillo pensava di ridare centralità agli attivisti impegnati da tempo per il Movimento, che come gli elettori della prima ora hanno visto e subìto fughe in avanti, contorcimenti, ritrattazioni, riposizionamenti di ogni genere e tipo, sarebbe bene che comunque si impegnasse strenuamente per questo obiettivo.