Con l'occasione, la cantante - oggi produttrice discografica e talent scout- ha ripercorso la sua vita, dall'infanzia all'aneddoto legato proprio al suo soprannome "Casco d'oro"
Caterina Caselli, il “Casco d’oro” della musica italiana, è stata ospite di Serena Bortone nella puntata di giovedì 10 febbraio per presentare il documentario dedicato alla sua vita in onda su rai 3, “Caterina Caselli – Una vita, 100 vite”. Con l’occasione, la cantante – oggi produttrice discografica e talent scout- ha ripercorso la sua vita, dall’infanzia all’aneddoto legato proprio al suo soprannome “Casco d’oro“. Tutto è iniziato con il suo ingresso in studio sulle note di “Nessuno mi può giudicare” suo successo a Sanremo 1966: “La doveva interpretare Adriano Celentano – ha spiegato – ma poi, per fortuna di tutti e due, scelse “Il ragazzo della via Gluck” e lascò libera “Nessuno mi può giudicare”, che mi ha cambiato la vita. Sul palco non ho avuto molta paura, avevo già cantato in pubblico e avevo un certo senso di sicurezza, non ero intimidita e poi l’incoscienza dell’età che ti rende più sciolta. Anche il famoso “Casco d’oro” è stato un caso, io avevo capelli lunghi e il nostro direttore artistico mi mandò da un famoso parrucchiere che mi ha rinnovato il look. Uscita dal salone sono andata in ufficio è ho incontrato Gianni Ravera, che non mi ha riconosciuto”.
Quindi, ricordando la morte di Luigi Tenco, ha parlato per la prima volta del suicidio del padre, avvenuto quando aveva solo 15 anni: “Cantavo a Sanremo ‘Il cammino di ogni speranza‘. Eravamo ospiti all’hotel Savoy e una notte verso le due ho sentito rumori strani provenire fuori dalla stanza. Sono scesa nella hall, c’era Lucio Dalla in vestaglia con altri cantanti, poi abbiamo saputo che Tenco si era suicidato. Io non sono riuscita a dire quella parola per molto tempo perchè mio padre si è tolto la vita quando avevo 15 anni. Per anni in famiglia non ne abbiamo parlato anche perché in passato i problemi di depressione non erano ben riconosciuti, eri a volte considerato ‘pazzo’. Ho tenuto celato questo dolore per molto tempo e grazie a Renato e al documentario mi sono sentita di svelare l’accaduto. Ero la preferita di papà e all’inizio mi sono sentita tradita, poi ho capito molte cose anche in relazione al suo passato”.
Quindi ha parlato anche del suo rapporto con la madre: “Fin da piccola volevo cantare, mia madre però mi diceva che non era un mestiere da donna. Avevo visto dei cartelli che pubblicizzavano le lezioni di una maestro di musica e volevo frequentarle, lei non voleva pagarle e io sono andata a lavorare. La devo comunque ringraziare perché i suoi ‘no’ mi hanno dato grande forza, anche di superare i momenti d’angoscia. Mi ha dato la forza di credere in me e quando ha visto che la mia carriera ingranava era settimo cielo”, ha concluso.