La Corte d’Assise d’Appello ha confermato la condanna a 22 anni di carcere per Antonio Pontoriero, l’uomo che il 2 giugno 2018 uccise a colpi di fucile il sindacalista Soumaila Sacko nell’area dell’ex fornace “La Tranquilla”, nel Vibonese. L’imputato, difeso dagli avvocati Francesco Muzzopappa e Salvatore Staiano, è stato ritenuto colpevole di omicidio volontario, così come deciso anche in primo grado di giudizio nel novembre 2020.
Determinanti, anche questa volta, le testimonianze dei due ragazzi che si trovavano nella ex fornace abbandonata per prelevare delle vecchie lamiere in ferro da portare nella baraccopoli di San Ferdinando. Una zona, quella della ex fornace, che Antonio Pontoriero considerava come sua pur occupando, insieme ai familiari, i terreni intorno ed un casolare “senza averne alcun titolo ed abusivamente”, si legge nella sentenza. Anzi, per i giudici quella dell’imputato è stata una “caccia” all’uomo, un’azione criminale “deliberatamente posta in essere per punire i sottrattori delle lamiere”. Nessun colpo partito per errore, dunque, visto che invece di aver sparato un singolo proiettile, il 48enne ha continuato “la caccia con imperturbata determinazione, sino a riservare a ciascuna delle sue vittime la sua punizione”. “L’azione del Pontoriero – aggiungono – non si è fermata nemmeno dopo che Soumaila Sacko era caduto a terra colpito al capo. Tanto a dimostrazione dell’assoluta accettazione, nella rappresentazione e volizione del soggetto agente, dell’evento morte quale possibile conseguenza della sua azione. La cartuccia a pallettoni era per struttura letale e se lo scopo fosse stato quello di una mera intimidazione sarebbe stato sufficiente dirigere i colpi verso l’alto, come invece non era stato”. Una ricostruzione che, concludono, dimostra una “volontà omicida indiscutibile”.