Il quadro dell’incontro tra San Sabino e San Benedetto realizzato dall’artista Antonio Lomuscio da giorni è al centro di polemiche per la presenza, tra i vari personaggi dell’opera, anche del parroco della cattedrale don Felice Bacco e Sergio Fontana, presidente di Confidustria Puglia e della Fondazione archeologica Canosina che ha commissionato l’opera all’artista per la somma di 20mila euro
È già stato rimosso dalla cattedrale di Canosa, in Puglia, il quadro dell’incontro tra San Sabino e San Benedetto realizzato dall’artista Antonio Lomuscio che da giorni è al centro di polemiche per la presenza, tra i vari personaggi dell’opera, anche del parroco della cattedrale don Felice Bacco e Sergio Fontana, presidente di Confidustria Puglia e della Fondazione archeologica Canosina che ha commissionato l’opera all’artista per la somma di 20mila euro.
In una nota inviata alla stampa proprio da due personaggi finiti al centro della bufera mediatica e politica si legge infatti che il pittore Lomuscio, che all’insaputa dei due li avrebbe voluti nella sua opera, ha accettato di rivedere la sua tela. Lomuscio, insomma, “superando le comprensibili resistenze legate alle sue personali esigenze artistiche più volte spiegate in tutti i dettagli, ha manifestato – si legge nella missiva – la disponibilità a rivedere l’opera in modo da sgombrare il campo da qualsiasi strumentalizzazione in conformità alle finalità iniziali condivise con i committenti”. Fontana e don Felice, insomma, scompariranno dal lavoro artistico che avrebbe dovuto raccontare l’incontro tra i santi e che invece era diventato famoso per la presenza di due personaggi contemporanei. E nella stessa nota, è stato annunciato che già da ieri, 11 febbraio, il quadro è stato riconsegnato all’artista.
Era stato proprio Lomuscio a escludere responsabilità di Fontana e don Felice svelando di averli ritratti nell’opera “a loro insaputa” e solo quando i due hanno scoperto tutto hanno preteso che venissero oscurati i volti. A quel punto il maestro canosino aveva dipinto una mascherina sul volto di Fontana e un crocifisso dinanzi a quello del sacerdote. Escamotage che, tuttavia, non è bastato a smorzare le polemiche che si erano concentrate principalmente su due aspetti. Il primo è che la Fondazione che ha finanziato l’opera non solo è presieduta proprio da Fontana, ma aveva pagato il lavoro anche con fondi pubblici e, secondo quanto raccontato dai rappresentanti del Comune, era differente da quello inizialmente approvato. In secondo luogo, la presenza nel quadro di Fontana aveva fatto storcere il naso a tanti visto che quell’opera è dedicata a suo padre, benefattore e ideatore della fondazione. Soprattutto per il Comune che in una nota a firma del sindaco Roberto Morra aveva spiegato che “il denaro di provenienza pubblica debba essere utilizzato per il perseguimento dei fini propri statutari dell’ente evitando di lasciare spazio alle autocelebrazioni. I riconoscimenti al proprio operato devono essere spontanei e provenire dalla comunità tutta”. Un pasticcio, insomma, a cui porre rimedio. E a farlo sarà lo stesso pennello che l’ha generato. Non resta che attendere la prossima inaugurazione. Possibilmente senza sorprese.