È dello scorso primo febbraio l’articolo de Il Sole 24 ore firmato Biagio Simonetta che intitola Metaverso, vendite immobiliari da mezzo miliardo. Entro fine 2022 raddoppieranno. Me lo inoltra un’amica e collega, con la laconica, ma puntuale chiosa “la follia non ha limite”. Lo leggo e, se non sapessi esattamente cosa sia il Metaverso di Zuckerberg, potrei arrivare a pensare che i terreni di Sandbox, Decentralands, Criptovoxels e Somnium – questi gli accattivanti o inquietanti nomi delle nuove “terre” di investimento immobiliare, isole di Fantasyland, per ora cento – esistano per davvero.
Perché esistono per davvero i 501 milioni di dollari del 2021 e gli 85 milioni di dollari del solo gennaio 2022 che vi sono stati investiti. Davvero: e poi “veramente” e “verità”. Parole che rischiano di diventare desuete nel mondo postmoderno, per dirla alla Bauman, della post verità, quella “cosa” che deve avere in qualche modo a che fare con la verità ma non è più esattamente verità. È il prefisso “post” che gioca brutti scherzi, dilavando man mano quel che lo segue. È già successo al post comunismo, al post femminismo, siamo alla volta della post realtà.
Si potrebbe vedere la faccenda dalla prospettiva opposta: non abbiamo forse sempre e proprio noi “psico” inneggiato al potere, appunto, della psiche? Non abbiamo forse percorso secoli di arte, capace di far nascere dall’interiorità di un essere umano la poiesis di qualcosa che prima non c’era nell’altalena tra natura e cultura? Allora ecco il trionfo del Metaverso: finalmente con realtà aumentata, visore per la realtà virtuale e chissà quale altra tecnologia potremo vivere per davvero le fantasie del mondo tre di Popper, quello dei prodotti della mente, al di là della materia stessa, o della noosfera di Theilard de Chardin, sfera di esistenza che scaturisce dall’interazione tra le menti umane, o ancora immergerci nella creazione della realtà predicata dalla New Age. Potremo dar vita a tutto quello che vogliamo, infiniti potenziali creativi, magari mentre stiamo comodamente assisi in una “capsule” di alimentazione stile allevamento intensivo – o, se si preferisce, stile Matrix.
Infinite possibilità per tutti. E qui c’è il primo dettaglio che non torna. Tutti chi? A giudicare dalle cifre sciorinate nell’articolo c’è da pensare che le coste della Sardegna torneranno libere per tutti quelli, e parrebbe siano molti, che impiegherebbero molte vite anche solo per immaginare di guadagnare 85 milioni di dollari, mentre i panfili virtuali dei nuovi ricchi affolleranno le coste virtuali delle virtuali isole di Fantasyland. Ammesso naturalmente che gli sfortunati sprovvisti di proprietà nel Metaverso – o fortunati, dipende dai punti di vista – non si trovino proprio durante le ferie in lockdown costretti a cancellare il viaggio in Sardegna.
Ma la perplessità prosegue, se si conosce la storia del predecessore del Metaverso, ovvero Second Life: una sbronza collettiva, passata presto e rimasta però per uno zoccolo duro di utenti che ci fanno business, sapendo sfruttare bene le potenzialità che ci sono, certo, nel mezzo, soprattutto per fare affari e con soldi veri. Allora torna tutto. La questione è sempre la stessa: nuove aree per investire se non riciclare denaro, nuovi mondi per nuovi mercati dietro al pionierismo della rivoluzione digitale, che invece, se fosse etica e scientifica per davvero, potenzialità – ad esempio di cura – ne potrebbe avere e di interessanti.
Ed ecco la perplessità maggiore: in un mondo virtuale creato da altri e regolato dal mercato, quale libertà per quella psiche che vi dovrebbe dimorare? Che non sia forse la peggiore delle pareti della caverna platonica, peggiore perché assai più veritiera di quelle che l’hanno preceduta? Nella caverna i prigionieri guardano le ombre che oggetti, a loro volta simulacri delle idee, proiettano sulla parete e sono persuasi che sia la realtà. Incatenati e ciechi dunque festeggiano e si divertono. Il filosofo esce a vedere cosa c’è fuori dalla caverna e si accorge dell’inganno. Ma se nel mito platonico era libero di uscire, a patto che scegliesse di farlo, il rischio è che oggi sia vietato uscire, o peggio ancora, che i gaudenti della catena di fianco si arrabbino per il guastafeste che li distoglie dal “tunnel del divertimento”. Dipenderà da quanto le ombre proiettate saranno in grado di convincerci a lasciar controllare un altro pezzo delle nostre vite.
Intanto forse la Sardegna tornerà alla sua legittima proprietaria, la Madre Terra.