I numeri del ministero sulla settimana che va dal 31 gennaio al 5 febbraio e un campione del 74,5%. Le nuove regole in vigore
Il Covid a scuola non è sparito ma la situazione è in netto miglioramento. A dirlo sono gli ultimi dati del monitoraggio sull’andamento pandemico pubblicati venerdì 11 febbraio dal ministero dell’Istruzione. I numeri fanno riferimento alla settimana che va dal 31 gennaio al 5 febbraio e riportano le percentuali di un campione di istituti pari al 74,5%.
Se da una parte, nessuno può permettersi di stare tranquillo, dall’altra il ministro Patrizio Bianchi sbandiera il dato dell’88,1% di classi in presenza segnando un più 6% rispetto alla scorsa settimana. Ma come va nei diversi gradi di scuola? All’infanzia e alla primaria la fotografia è ottimista: in entrambi i casi, i positivi o gli alunni in quarantena sono diminuiti (rispetto al venerdì precedente) di sette punti in percentuale. Tra i bambini dai tre ai cinque anni si è passati dal 23,5% al 16,1% di assenti. Alle elementari dal 22,7% al 15,5%. Qualche problema in più si registra nelle secondarie dove, probabilmente, pesa il fatto che i ragazzi più grandi frequentano molto più degli altri, luoghi diversi dalla scuola: in questa fascia dal 15,8% del penultimo report si è arrivati all’11,2%.
Anche tra il personale, si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel: i maestri e i professori in presenza sono il 93,7%, un punto in più rispetto ai dati precedenti e gli Ata il 95% a fronte di un 93,6% di sette giorni prima. Qualche passo in più è stato fatto anche sul fronte delle vaccinazioni tra i cinque e gli undici anni anche se la strada da fare è ancora tanta: ad oggi su una platea di 3.656.069 bambini, la prima dose l’ha ricevuta il 34% (1.267.839); la seconda o unica dose il 22% (832.349). Numeri che più nessuno contesta, nonostante i dirigenti scolastici e i referenti Covid debbano fare i conti ancora con una gestione piuttosto articolata. Le nuove regole, entrate in vigore il 5 febbraio scorso, stanno mettendo un’altra volta a dura prova i presidi, le famiglie e gli insegnanti.
Ecco un rapido riassunto delle norme attuali. Nel sistema integrato di educazione e istruzione (nidi, infanzia) fino a quattro positivi si va a scuola. Gli alunni non vaccinati, che non abbiano completato il ciclo primario o che lo abbiano terminato da più di 120 giorni o che siano guariti da più di 120 così come gli altri (i vaccinati) in caso di sintomi devono fare un test molecolare o antigenico, anche autosomministrato. Gli ammalati, invece, rientrano all’esito negativo del test antigenico o molecolare, ma senza certificato medico.
Nel caso di cinque o più alunni positivi la didattica è sospesa per cinque giorni. I non vaccinati e gli ammalati rimettono piede in aula mostrando l’esito negativo del test antigenico o molecolare, gli altri senza alcun test. Alla primaria, fino a quattro casi positivi, resta la scuola in presenza con mascherine Ffp2 fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato. In caso di sintomi, sia i vaccinati che non, devono effettuare un test molecolare o antigenico, anche autosomministrato.
Con cinque o più casi di malati, invece, per coloro che non hanno ricevuto ancora alcuna dose scatta la didattica digitale integrata per cinque giorni e una volta rientrati, va indossata la Ffp2 per altri cinque giorni. Gli altri (i vaccinati) stanno in classe con Ffp2 fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato. Per questa situazione i non vaccinati e gli ammalati possono tornare a scuola in presenza dell’esito negativo del test antigenico o molecolare mentre coloro che hanno fatto l’iniezione, devono mostrare per cinque giorni il green pass.
Infine, alla secondaria in caso di un positivo si resta tra i banchi con le mascherine sempre fino al decimo giorno successivo alla conoscenza dell’ultimo caso accertato e l’ammalato rientra con un test test antigenico o molecolare (senza certificazione medica). Se i positivi sono due o più scattano le stesse regole stabilite per la primaria.