“Subito dimenticati i 369 eroi e le loro famiglie”. La rabbia, l’indignazione e l’amarezza dei medici italiani è tutta racchiusa nello sfogo di Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine provinciale di Milano: era stato uno dei primi a muoversi per far sì che ci fosse un riconoscimento per il sacrificio dei suoi colleghi, morti combattendo in prima linea la battaglia contro il Covid nella primavera 2020. Invece, il Senato ha bocciato il provvedimento che prevedeva i ristori alle famiglie dei medici morti. “Li stiamo dimenticando. Non gliene importa più niente a nessuno del sacrificio degli altri”, dice Guido Marinoni, che invece è presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo. Marinoni ripensa ai colleghi perduti. Alcuni, dice, “oltre che colleghi erano anche amici“. Come Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei medici di Varese, morto l’11 marzo e primo nome nell’elenco dei ‘medici caduti’ pubblicato dalla Fnomceo: “Non riesco neanche a pensarci”.

Proprio il presidente della Federazione ordini dei medici Filippo Anelli è stato il primo a raccontare a Il Fatto Quotidiano la sua indignazione per la scelta presa dai senatori a Palazzo Madama: “Invitiamo il Parlamento a una riflessione – ha detto – Dispiace che non si siano trovati i fondi per poter dare un ristoro a queste famiglie che, in molti casi, sono anche rimaste prive dell’unica fonte di sostentamento”. Dopo la Federazione degli ordini, è intervenuto anche il principale sindacato dei medici ospedalieri, Anaao Assomed, sottolineando l’ipocrisia di una politica che “quando si tratta di passare dalle parole ai fatti, sembra dileguarsi”. “Chi deve ascoltare i medici? Chi risponde alla rabbia che sale da tutti gli ospedali e gli ambulatori d’Italia?”, si chiede il segretario nazionale Carlo Palermo. La rabbia che emerge chiaramente dalle parole di Fabio Pinto, segretario nazionale Area radiologica Snr/Fassid: “Utili eroi in battaglia e poi completamente dimenticati quando si tratta di riconoscere il loro sacrificio”. È “l’ennesima provocazione” per Pinto, che ha intenzione di “coinvolgere in uno sciopero massivo tutti i radiologi pubblici e privati e tutte le categorie di medici e dirigenti sanitari insieme ai medici di base, esausti, ma ora anche molto arrabbiati“.

La bocciatura in Senato del subemendamento al decreto legge sulla proroga dello stato di emergenza, che prevedeva appunto i ristori alle famiglie dei medici deceduti per Covid, non è l’unico appello ignorato dalla politica. Roberto Carlo Rossi, presidente dell’Ordine dei medici di Milano, si sta battendo anche per i sanitari che hanno riportato una grave invalidità permanente, “del tutto ignorati dallo Stato”. Ora Rossi rivolge il suo appello direttamente al governo, perché si concretizzino subito i ristori per le famiglie di chi si è speso in prima linea: “Un voto a dir poco vergognoso – commenta Rossi – da oltre un anno destra e sinistra, che a inutili parole hanno elogiato l’eroismo e chiamato eroi i medici caduti sul campo, si palleggiano un provvedimento che è a dir poco doveroso”. “Servirebbe – incalza – a riconoscere un ristoro a quei medici che hanno riportato danni permanenti e alle famiglie di quei medici che, soprattutto durante la prima parte della pandemia, quando mancava tutto, anche la conoscenza di come affrontare il virus, sono morti per il loro spirito di abnegazione e di servizio, cercando di limitare gli effetti della pandemia”. “Peraltro, ricordiamo che anche il Consiglio regionale della Lombardia, di recente e in maniera bipartisan, aveva invitato il governo ad agire in questo senso. È proprio al Governo che ci vogliamo appellare – conclude il presidente dell’Ordine milanese – affinché sia al più presto riconosciuto ai medici e ai loro famigliari quanto dovuto“.

“E’ veramente una situazione di malessere quella che viviamo”, è lo sfogo di Guido Marinoni, presidente dell’Ordine di Bergamo, all’Adnkronos Salute. La ‘bocciatura’ in Senato dei ristori “è un qualcosa che ci dimostra bene come questa pandemia non sia servita a nulla. E come il mondo sia tornato da un lato a guardare alla gestione del potere politico e dall’altro all’individualismo più totale”. I medici dell’Ordine di Bergamo che hanno perso la vita in particolare durante la prima ondata che travolse da febbraio 2020 la Lombardia e la provincia orobica fra le prime aree del Paese, spiega Marinoni, “sono stati una trentina, di cui una decina medici di famiglia in servizio. Li stiamo dimenticando. Interessa a tutti il loro piccolo spazio di potere individuale. E alla politica interessa tagliare i nastri. Il senso della comunità non c’è”, attacca il presidente dell’Ordine bergamasco. “C’è un assoluto disinteresse verso i professionisti e verso quello che è stato durante la pandemia – spiega Marinoni – Ormai si pensa solo a costruire, a fare strutture, Case della comunità o quant’altro, e sembra che le persone siano delle variabili insignificanti. Se tutto questo lo mettiamo insieme con le minacce che i medici ricevono, con gli insulti e le campagne diffamatorie, soprattutto verso i medici di famiglia, che fa anche certa stampa il quadro è completo. E’ un profondo dispiacere”, conclude Marinoni.

Un senso di frustrazione che viene raccolto anche da Carlo Palermo, segretario nazionale Anaao Assomed: “Ci chiediamo chi deve ascoltare i medici? Chi risponde alla rabbia che sale da tutti gli ospedali e gli ambulatori d’Italia? A un grido di dolore che chiede, per donne e uomini, giovani e meno giovani, condizioni di lavoro sopportabili e meno burocrazia? Chi soddisfa richieste minimali di dignità professionale e salariale? Chi interviene per dare a questo mondo professionale un contratto di lavoro, scaduto prima ancora di essere discusso?”, incalza il numero uno del sindacato. “I medici che si sono contagiati e hanno perso la vita soprattutto nelle prime fasi della pandemia, quando hanno combattuto a mani nude, con abnegazione e alto senso del dovere, contro il virus, in un contesto in cui mancavano mascherine, guanti, camici, i più elementari dispositivi di protezione individuale – sottolinea Palermo – lo hanno fatto per i loro pazienti, per il loro Paese. E’ giusto che ora il Paese riconosca il loro sacrificio, il sacrificio delle loro famiglie e provveda a restituire loro una dignità professionale ed economica”,

“I medici trattati come Achille da Agamennone sotto le mura di Troia”, sintetizza Fabio Pinto, segretario nazionale Area radiologica Snr/Fassid. Che parla di “ennesima provocazione” e annuncia la volontà di proclamare una mobilitazione: “Lo sciopero che andiamo a proporre unitario di tutte le categorie – spiega – serve a far capire una volta per tutte che non si può giocare con la pelle di chi l’ha sacrificata per i cittadini e con la pelle dei cittadini stessi, che devono essere sicuri che chi rischia per loro non rischia inutilmente per l’Agamennone di turno. E siamo certi che i cittadini saranno con noi“, conclude Pinto. I medici si sentono presi in giro, come riassume in un tweet Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe: “Eroi a parole, ristori zero. Una vergogna di Stato“.

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