Frank-Walter Steinmeier è stato rieletto dall’Assemblea nazionale: è bastata la prima votazione, visto l'appoggio del suo partito Spd, ma anche degli alleati di governo e della Cdu/Csu. Non è l'unica differenza con l'Italia, visto che il mandato dura 5 anni e l'elezione bis aveva già 4 precedenti. Le analogie riguardano le due figure: Steinmeier come Mattarella ha rappresentato stabilità e dialogo durante il periodo della pandemia, ma anche ferma opposizione a populismi ed estremismi
Il presidente tedesco uscente Frank-Walter Steinmeier è stato rieletto per un secondo mandato. Come l’Italia con Sergio Mattarella, anche la Germania sceglie di confermare il suo capo dello Stato per un secondo mandato. Il socialdemocratico, 66 anni, nel suo quinquennio si è guadagnato la reputazione di instancabile difensore dei valori democratici in un momento in cui il recrudescenza dell’estremismo di destra e la pandemia hanno messo a dura prova la Germania. La rielezione era praticamente certa dopo che avevano dichiarato il loro appoggio non solo il suo stesso partito, la Spd, ma pure gli alleati di governo (Verdi e Fdp) e anche il principale blocco di opposizione Cdu/Csu. L’Assemblea nazionale, la 17esima della storia repubblicana tedesca, ha riunito tutti i 736 componenti dell’attuale Bundestag e altrettanti elettori inviati dai Länder. I super elettori erano dunque 1.472 in tutto: Frank-Walter Steinmeier ha ricevuto 1.045 voti dei 1437 espressi. Altri 58 voti sono andati a Stefanie Gebauer (Freie Waehler), 96 a Gerhard Trabert (Linke) e 140 a Max Otte, candidato da Afd.
Nonostante ci fossero formalmente altri tre candidati, non c’è stato bisogno di sette votazioni a veti incrociati come in Italia per arrivare al Mattarella bis. L’Unione Cdu/Csu, constatando di non poter presentare un proprio candidato capace di affermarsi ha rinunciato a farlo, così pure la Fdp e i Verdi. Un secondo mandato presidenziale nella storia politica tedesca non è un tabù, finora ci sono stati quattro precedenti: Theodor Heuss, Heinrich Lübcke, Richard von Weiszäcker e Horst Köhler. Il Presidente della Repubblica tedesco, inoltre, resta in carica due anni in meno rispetto al suo omologo italiano (5 contro 7). I poteri sono in gran parte analoghi: nomina il cancelliere e i ministri, ha compiti di rappresentanza dello Stato, firma anche le leggi e i trattati internazionali. Può sciogliere solo il Bundestag, nei casi previsti dalla Costituzione. Inoltre, il capo dello Stato tedesco non è al vertice delle Forze Armate né tantomeno può nominare i giudici della Corte costituzionale e membri del Parlamento.
Alla sua prima elezione nel 2017, come indirizzo dei cinque anni del suo mandato, Steinmeier indicò che la libertà e democrazia in un’Europa unita sono fondamenta da difendere attivamente. All’epoca si stagliavano Donald Trump negli Usa, il populismo di destra della AfD in Germania, così come i governi in Polonia ed Ungheria. Steinmeier è considerato un costruttore di ponti come Mattarella, al quale è legato da amicizia fin da quando si sono incontrati per commemorare insieme le stragi naziste nell’appennino tosco-emiliano. Ne è ulteriore dimostrazione il messaggio inviato dallo stesso Mattarella al suo omologo tedesco: “La sua rielezione costituisce un chiaro segnale della determinazione della Germania ad affrontare le sfide del nostro tempo in spirito di solidarietà e responsabilità comuni, valori fondanti dell’Unione Europea“. “Sono certo – aggiunge il capo dello Stato – che grazie al suo contributo nel corso dei prossimi anni Germania e Italia sapranno approfondire ulteriormente l’amicizia e la collaborazione che le lega, tanto al livello bilaterale che in seno alle istituzioni comuni, con l’obiettivo di costruire insieme un futuro inclusivo, prospero e sostenibile per le più giovani generazioni del nostro continente”.
Fin dall’inizio del suo mandato Steinmeier fu chiamato a mediare, quando saltò la coalizione di governo tra Cdu, Fdp e Verdi. La Spd si era decisa a rimanere all’opposizione. “Chi si presenta alle elezioni e per delle responsabilità politiche, non può ritirarsi, quando gli vengono messe in mano”, ammonì Steinmeier. Invitò tutti i protagonisti politici a Schloss Bellevue e fu intermediario del varo della Grosse Koalition nel febbraio 2018 tra Spd e Cdu.
Si è costantemente impegnato nel raggiungere le persone di tutte le estrazioni, senza rinunciare anche ai canali digitali. Lo si è visto ancora durante la pandemia dove ha dialogato da Schloss Belluvue con esponenti no-vax, rappresentanti degli insegnanti e degli infermieri, per vincere lo scetticismo che accompagnava la campagna vaccinale e al contempo appianare divisioni nella società. Anche a livello internazionale ha curato buoni rapporti ovunque al fianco la moglie, attiva portavoce dell’Unicef. Punto fermo per Steinmeier anche la lotta al razzismo e all’estremismo di destra. In Israele a Yad Vashem nel gennaio 2020 disse: “Vorrei poter affermare che noi tedeschi abbiamo imparato per sempre dalla Storia. Ma non posso farlo quando odio e istigazione prendono piede”.
Se tutto andrà come nelle previsioni i prossimi cinque anni mostreranno come la collaudata capacità politica di Steinmeier saprà indirizzare il Paese nell’ affrontare le sfide legate alla lotta al cambiamento climatico, all’indipendenza energetica, alla dignità sul lavoro. Temi di punta dell’azione politica del governo a guida socialdemocratica che lo troveranno senza dubbio come alleato.