La riforma del Csm è “giusta, ma migliorabile. Purché si tenga fuori il risentimento verso le toghe“, mentre le porte tra politica e magistratura “sarebbe stato meglio chiuderle prima, alcuni di noi lo dicevano da anni”. A dirlo, in un’intervista a Repubblica, è Pietro Grasso, ex magistrato, ex presidente del Senato, ora senatore di Leu. Grasso teme oggi un corto circuito “tra i referendum sulla giustizia e la campagna elettorale”.

Magistrato per 45 anni, procuratore di Palermo e poi capo della Direzione nazionale antimafia, nel 2013 ha lasciato la toga per candidarsi nelle file del Pd. Eletto al Senato, è stato presidente di Palazzo Madama e poi leader di Leu. Oggi commenta da osservatore il esterno il momento delicato attraversato dalla sua ex categoria professionale. “È nell’interesse dei magistrati riacquistare la fiducia dei cittadini, ben vengano norme che eliminino il correntismo patologico e le cordate per promozioni, nomine, potere”, dice.

Grasso ha delle perplessità sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario approvata pochi giorni fa dal Consiglio dei ministri. “Personalmente spero che ci siano margini di miglioramento, purché si proceda sui contenuti e non con senso di rivalsa contro la magistratura”, spiega. L’ex presidente del Senato, per, confida di avere una preoccupazione: “Temo che il corto circuito tra riforma, referendum, campagna referendaria e campagna elettorale che spaccherà la maggioranza di governo – possa incendiare il clima a danno della possibilità di una buona riforma condivisa”. Grasso critica poi il nuovo sistema di voto dei consiglieri del Csm: “Non esclude, in verità, le possibilità di accordi tra correnti per lo scambio di voti. Si potrebbe allora prevedere un termine, a ridosso del voto, per mutare la composizione dei collegi, con un sorteggio. Altrimenti sono facilmente individuabili e possono favorire previsioni e accordi”.

Le stesse critiche avanzate da alcuni magistrati, come i consiglieri del Csm Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita. In questo senso Grasso aveva proposto un sistema di elezione alternativo: “Ho proposto un’elezione a due livelli. La prima fase con collegi molto ristretti, in modo da favorire annullando quasi il ruolo delle correnti – i magistrati più stimati e più validi. E successive assemblee: con la scelta dei togati tra questi ultimi. Tra elezioni contemporanee, maggioranze qualificate e ballottaggio, si riduce quasi a zero il rischio di accordi tra correnti”. L’ex presidente del Senato approva, invece, lo stop definitivo alle porte girevoli: “Lo condivido e lo ripeto da anni. Il magistrato deve apparire imparziale oltre che esserlo”. Per quanto riguarda il sorteggio, che vorrebbe la Lega, Grasso è netto: “Per me è incostituzionale, e trovo ridicoli gli stratagemmi con cui lo si vuole far rientrare dalla finestra”.

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