Parlare di eliminazione del certificato vaccinale è “prematuro”, ma una “rimodulazione può essere necessaria”. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri si sbilancia aprendo alla possibilità che si proceda a un alleggerimento della lista di attività possibili solo per chi ha completato il ciclo di vaccinazione o è guarito dal Covid. “Sicuramente il Green pass non può essere qualcosa di eterno, non è un passaporto che ha la durata di 10 anni. Certo non lo farei ora, oggi è francamente prematuro”, premette ma precisa: “Osserviamo i dati, vediamo se nascono nuove varianti altrove nel mondo e proseguiamo con la campagna per la terza dose e poi una rivalutazione potrà essere fatta”.

In sostanza, spiega il sottosegretario: “Piano piano togliamo le regole e il Green pass potrà essere una delle ultime che potrà essere tolta”. Prima, ha specificato, “vedrei una rimozione della mascherina al chiuso, ma ancora prima rivedrei le regole per i positivi asintomatici. E piano piano fino a una completa normalità”. Una prima timida apertura di Sileri arriva alla vigilia del giorno in cui scatta l’obbligo vaccinale per gli over 50 sul posto di lavoro.

Una tempistica che ha scatenato polemiche a destra, con Giorgia Meloni sulle barricate: “Mentre tutto il mondo allenta le restrizioni, da domani in Italia centinaia di migliaia di lavoratori rimarranno a casa senza stipendio per l’ignobile ricatto del green pass. Proibire alle persone di potersi guadagnare da vivere penalizzando anche le aziende che dovranno fare a meno della forza lavoro, in un periodo di grande difficoltà economica per tutta la Nazione è semplicemente delirante”, ha scritto su Facebook la presidente dei Fratelli d’Italia. “Un provvedimento – ha aggiunto – senza alcun senso scientifico, punitivo e vessatorio, figlio della deriva ideologica di un esecutivo che sta in piedi solo grazie al morboso senso di attaccamento alla poltrona di molti di quelli che lo sostengono, non è degno di uno Stato civile. Non c’è nessuna modifica da fare, il Green pass va abolito. Subito”.

Secondo diverse stime, i lavoratori a rischio sospensione sarebbe tra i 500mila e un milione. A spiegare la ratio del provvedimento è stato il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano: “È un elemento che vuole garantire, seppure in una fase di relativa tranquillizzazione” dei contagi Covid, “una base vaccinale al maggior numero di persone possibile. Il razionale dell’insistenza della vaccinazione a mio avviso c’è come necessità”. Ma imporla per poter lavorare, ha specificato, “è una scelta della politica”.

“La prospettiva è che questo virus resterà tra noi e quest’inverno – prevede l’esperto – dopo un’estate tranquilla ci sarà un’altra ondata, magari non rilevante. Per questo è importante arrivare alla prossima stagione con il maggior numero delle persone protette”. Anche perché – sottolinea – la strategia vaccinale “cambierà” e “una quarta-quinta dose per tutti è impossibile”. La modalità assomiglierà “a quella dell’influenza, quindi raccomandata, non obbligatoria, e mirata su soggetti fragili e soggetti a rischio”.

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