Politica

Tornano le “due Leghe”: anche sul Superbonus Salvini e Giorgetti hanno idee opposte

Il fronte lo ha aperto il ministro dello Sviluppo Economico, sensibile agli umori del presidente del Consiglio e soprattutto del vasto mondo delle imprese: "Stiamo mettendo un sacco di soldi sull'edilizia. Ride tutto il mondo". Il segretario: "Strumento assolutamente efficace, fondamentale andare avanti"

Per uno sta avendo un effetto “drogante”, l’altro lo ritiene “fondamentale”. La Lega torna a dividersi. Meglio: tornano a farlo i suoi leader. Matteo Salvini da una parte e Giancarlo Giorgetti d’altra. L’anima di “pancia” e quella governista. L’oggetto del contendere questa volta è il Superbonus 110%, criticato venerdì da Mario Draghi a causa delle truffe e dei controlli. Le cessioni sospette per 4 miliardi, di cui 2,3 già oggetto di sequestro, finiscono così per spaccare il Carroccio. Di nuovo, dopo una breve tregua ingenerata dalla partita per l’elezione del presidente della Repubblica. Il fronte lo ha aperto il ministro dello Sviluppo Economico, sensibile agli umori del presidente del Consiglio e soprattutto del vasto mondo delle imprese.

Nella legge di bilancio il governo aveva cercato di limitare il superbonus per l’edilizia, ha ricordato, “poi il Parlamento ha deciso di allargare le maglie, anche troppo. Ora costerà moltissimo”. E giù di critiche: “Stiamo mettendo un sacco di soldi sull’edilizia che, per carità, può aver avuto senso sostenere nella fase più dura della pandemia e di certo contribuisce chiaramente alla crescita. Ma ora droghiamo un settore in cui l’offerta di imprese e manodopera è limitata. Stiamo facendo salire i prezzi e contribuiamo all’inflazione”, aveva spiegato domenica al Corriere della Sera.

“Chiediamoci cosa può fare lo Stato di fronte alla rivoluzione digitale e energetica o allo choc che investe l’automotive, che deve uscire dai modelli endotermici tradizionali. Invece – evidenzia Giorgetti – diamo soldi ai miliardari per ristrutturare le loro quinte case delle vacanze. Ride tutto il mondo”. Quindi un ultima bastonata alla misura, che fu fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle: “Intanto – avverte – rischiamo che dilaghi la disoccupazione nell’industria spiazzata dall’imposizione del passaggio all’auto elettrica entro il 2035. Se ci sono decine di miliardi per ridisegnare le filiere industriali, bene. Ma in caso contrario, che stiamo facendo? Droghiamo certi settori e ne lasciamo a languire altri, quelli strategici per l’Italia”.

Parole che aveva provocato la reazione dei grillini: “Salvini si rimangia il voto della Lega sulla nostra maxi-agevolazione? Anche lui la pensa come Giorgetti?”, la domanda retorica apparsa sui profili social dei pentastellati. E la presa di posizione del segretario leghista non si è fatta attendere. Appoggio al ministro leghista? Macché, una visione diametralmente opposta: “Il superbonus è uno strumento assolutamente efficace, stiamo lavorando per rinnovarlo aumentando la possibilità della cessione del credito, perché bloccare la cessione del credito significa bloccare l’edilizia che è l’unico settore che sta correndo in questo momento”, ha detto Salvini a Radio Rtl 102.5. Disaccordo pieno, insomma: “Giorgetti dice che non basta il superbonus. Ovvio che non basta, però è fondamentale andare avanti sulla via del superbonus per aiutare gli italiani e un settore come l’edilizia”, ha tagliato corto l’ex ministro dell’Interno.