Lunedì mattina e le tensioni geopolitiche accumulate durante il corso di tutto il fine settimane si scaricano sui mercati. Primo impatto sulle borse asiatiche che hanno chiuso tutte in negativo, Tokyo a meno 2,2%, Hong Kong a – 1,4%, Shanghai a – 1%. Il testimone bollente è poi passato ai mercati europei a loro volta tutti in rosso. In mattinata i cali si sono avvicinati al 4%, poi la situazione si è un poco rasserenata. Alla fine Francoforte ha chiuso a – 2%, Parigi a – 2.2%, Londra a – 1,7%. Milano in calo del 2%, con le flessioni più forti per Unicredit, Iveco e Cnh. L’Eurostoxx con le prime 50 aziende europee arretra del 2,1%. Meglio a Wall Street con l’S&P500 intorno alla parità e il Nasdaq in leggero guadagno. Il dollaro si rafforza sull’euro dello 0,4%. Storicamente nelle situazioni di conflitti bellici le borse tendono ad arretrare molto alla vigilia e a recuperare completamente i cali nel momento in cui le ostilità scoppiano o prevale in maniera chiara la via diplomatica.
Fronte titoli di stato. I rendimenti sono in calo poiché gli investitori li comprano e si spostano su asset più sicuri. Il decennale tedesco (bund) paga un interesse dello 0,28%, un punto base in meno rispetto a venerdì. Il Btp decennale italiano si attesta a 1,98% in salita di 2 punti. Questo spiega perché lo spread (differenza di rendimento tra i due titoli e indicatore di quanto viene ritenuto sicuro un determinato paese) si sia lievemente ampliato a 168 punti. Petrolio senza grandi sussulti (ora in rialzo dello 0,2%) ma con quotazioni erano però salite molto negli ultimi giorni. Fiammata viceversa sul gas che in mattinata si è arrampicato fino a 88 euro al megawatt/ora salvo poi riportarsi a 83,5 euro in ogni caso con un incremento dell’8% rispetto a venerdì. Quotazioni sui massimi anche per il palladio di cui la Russia fornisce il 40% del fabbisogno globale. In rialzo il prezzo del grano di cui l’Ucraina è grande produttrice.