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Venezia, altri veleni sul Mose: l’ex provveditore Cinzia Zincone fa causa al ministero per la sua sospensione

L'ex provveditore alle Opere Pubbliche del Triveneto chiede al dicastero delle Infrastrutture il rimborso degli stipendi che non le sono stati pagati e un danno complessivo pari a 150mila euro. Fu sospesa dall’incarico perché accusata di aver indebitamente pagato una società creditrice. Ma lei contesta: "Evitai di esporre la città all'abbraccio mortale delle maree. Fu un atto dovuto a fronte dell’incapacità da parte del Consorzio Venezia Nuova di gestire la situazione debitoria"

Riserva ancora sorprese il Mose degli sprechi e delle tangenti, delle coltellate alle spalle e dei regolamenti di conti tra uomini delle istituzioni, dei debiti per centinaia di milioni e dei tempi infiniti. Sei mesi dopo essere stata sospesa dall’incarico senza stipendio e tre mesi dopo essere andata in pensione, Cinzia Zincone, ex provveditore alle Opere Pubbliche del Triveneto, fa causa al ministero delle Infrastrutture. Non solo chiede l’annullamento di un provvedimento che ritiene ingiusto e infondato, ma anche il rimborso degli stipendi che non le sono stati pagati e un danno complessivo biologico e d’immagine pari a 150mila euro. In totale la richiesta potrebbe sfiorare i 200mila euro. Il manager pubblico, che si è affidata agli avvocati Giuliano Marchi, Giada Palladini e Alvise Benedetelli di Venezia, spiega: “Dopo una vita trascorsa a servire onestamente lo Stato, sono stata trattata peggio di chi ha rubato. Mi hanno sospeso, mi hanno diffidata a rientrare in ufficio, sono addirittura stata privata della posta elettronica… Non è per vendetta che mi sono rivolta al Tribunale del Lavoro, ma a tutela della mia immagine e dignità”.

La premessa risale alla scorsa estate. Cinzia Zincone era stata nominata Provveditore agli inizi del 2020, qualche mese dopo la seconda acqua più alta di sempre che aveva sommerso Venezia, con il Mose bloccato e il Consorzio Venezia Nuova ben lontano dal concludere i lavori delle paratoie meccaniche alle bocche di porto. Il governo aveva appena nominato Elisabetta Spitz commissario straordinario per accelerare i lavori, mentre nell’autunno 2020 è arrivato un commissario liquidatore del Consorzio, il commercialista Massimo Miani. Nel bel mezzo delle polemiche sui debiti non pagati alle imprese creditrici e con i lavori irrimediabilmente bloccati, la Zincone aveva ricevuto una contestazione disciplinare, seguita da 3 mesi di sospensione senza stipendio, praticamente fino a dicembre, il momento di andare in pensione. Era accusata di aver indebitamente pagato una società creditrice con circa 800mila euro. Era seguita un’altra sospensione cautelativa di 30 giorni a causa di un’intervista in cui affermava: “Il commissario straordinario (Spitz, ndr) è una figura inutile, lo dimostrano i ritardi dei lavori”. Fu un putiferio a Venezia e all’ex Magistrato alle Acque che nel 2014 era stato travolto dallo scandalo delle tangenti. Espiata la sospensione e ormai in pensione, la Zincone va ora al contrattacco del ministero delle Infrastrutture.

“NON PAGAVANO, MA I SOLDI C’ERANO” – Nel ricorso di 35 pagine innanzitutto l’ex Provveditore si toglie qualche sassolino. “A partire dall’inizio del 2020, il Consorzio Venezia Nuova ha progressivamente omesso il pagamento alle imprese esecutrici che sono rimaste prive dei corrispettivi maturati a fronte dell’opera prestata e nonostante la presentazione di regolari Stati di avanzamento dei lavori. Tale circostanza non deriva certamente – come ha sostenuto il CVN – dalla mancanza dei finanziamenti, in quanto la totalità del prezzo contrattuale era già stata finanziata nel 2017. Anzi, dopo tre anni di permanenza nei capitoli di bilancio, parte dei fondi sono persino rientrati nelle casse dello Stato perché inutilizzati. Conseguentemente, si sono verificate delle gravi criticità di sistema idonee a costituire un evidente vulnus ai fini del completamento dell’opera”.

835MILA EURO ALLA CLODIA – La società Clodia, che si occupava della vigilanza alla bocca di porto di Chioggia avanzava 4 milioni e 736mila euro. Il 15 luglio il Provveditore aveva versato direttamente 835mila euro. “È ragionevole ritenere che questo pagamento abbia contribuito a salvaguardare la città dalle alte maree autunnali”, spiega il legale nel ricorso. Il ministero non la pensava allo stesso modo e con straordinaria tempestività il 23 luglio ecco la contestazione disciplinare per aver effettuato un pagamento “preferenziale, non consentito, in violazione della par condicio dei creditori” e in contrasto con una decisione in merito ai debiti da pagare presa in una riunione a cui erano presenti – tra gli altri – Zincone, Spitz e Miani. Nonostante le spiegazioni, il provveditore era stato sospeso per tre mesi a far data dal 21 settembre. Una sanzione che si aggiungeva ai 30 giorni a causa dell’intervista, scattati in agosto, ma poi ridotti a soli 200 euro di sanzione amministrativa.

“HO FATTO SOLO IL MIO DOVERE” – Nel ricorso, Cinzia Zincone contesta tutti i punti. “La contestazione è generica, non c’è stata né negligenza, né danno e neppure parzialità di trattamento. La società Clodia non faceva parte del Consorzio. Inoltre, il pagamento diretto era obbligatorio secondo quanto stabilito dall’Autorità nazionale anticorruzione e dallo stesso Tribunale di Venezia”. Inoltre, “il persistere del mancato pagamento di tali importi dovuti avrebbe consentito alla società Clodia di sollevare legittimamente l’eccezione di inadempimento, con ciò esponendo la città di Venezia all’abbraccio mortale delle maree eccezionali”. In una parola: “Era un atto dovuto a fronte dell’incapacità da parte del Consorzio Venezia Nuova di gestire la situazione debitoria verso consorziati e creditori. Il Provveditore, rimediando all’inerzia del Consorzio, oltre a tutelare un diritto della società creditrice, ha dimostrato l’efficienza e l’efficacia del Pubblica Amministrazione che, attraverso il pagamento diretto, ha salvaguardato il pubblico interesse”.

“DANNI ALLA SALUTE” – L’ex Provveditore lamenta di aver subito danni psico-fisici (anche permanenti) dalla situazione in cui “una fedele servitrice dello Stato” si è trovata, privata all’improvviso del suo importante lavoro. Accusa l’amministrazione pubblica di aver diffuso notizie relative ai procedimenti disciplinari causandole un danno di immagine. Lamenta di aver subito un danno riguardante la possibilità di ricevere nuovi incarichi al momento della pensione, considerando che era stata nominata per un certo periodo di tempo commissario straordinario dell’Autorità di sistema portuale del Mar Adriatico Settentrionale.