Nonostante due condanne definitive, un 50enne della provincia di Bari continuava a insegnare, molestare e ricattare i ragazzi. È l’accusa mossa dalla procura di Potenza nei confronti di un ex docente accusato di violenza sessuale aggravata ed estorsione aggravata nei confronti di un minorenne. La vicenda risale al 2016
Aveva già collezionato due condanne definitive per violenza sessuale sugli alunni, eppure un 50enne della provincia di Bari continuava a insegnare, molestare e ricattare i ragazzi. È l’accusa mossa dalla procura di Potenza nei confronti di un ex docente accusato di violenza sessuale aggravata ed estorsione aggravata nei confronti di un minorenne che frequentava l’istituto nel quale l’uomo insegnava. La vicenda risale al 2016 quando il giovane aveva denunciato le presunte molestie subite dall’uomo. In quel periodo, secondo quanto riferito dalla vittima, il professore aveva lo invitato nella sua abitazione, ufficialmente per colmare le lacune nella sua materia. In quel primo incontro, secondo gli inquirenti coordinati dal procuratore Francesco Curcio, l’uomo avrebbe conquistato la fiducia del minore: le molestie, sempre secondo l’accusa, sono cominciate dall’incontro successivo.
Ma non solo. L’uomo avrebbe chiesto allo studente di consegnargli la biancheria intima per motivi legati a una presunta ricerca accademica. Da quel momento per il giovane è iniziato un incubo: nonostante il docente avesse presentato le dimissioni dal suo incarico, sempre secondo l’accusa, aveva continuato via Whatsapp a pretendere foto e video a contenuto sessuale minacciandolo di divulgare quanto era già accaduto. Il giovane ha persino tentato di “bloccare” il contatto dell’ex professore, ma senza successo: il 50enne lo avrebbe raggiunto tramite diversi numeri telefonici, continuando a chiedere materiale a sfondo sessuale. Dall’inizio del 2020, poi, l’uomo avrebbe anche chiesto al giovane denaro ottenendo, nel giro di un anno e mezzo, la somma di 3600 euro attraverso una serie di bonifici bancari. Le indagini dei carabinieri, però, hanno permesso di individuare anche una seconda presunta vittima, un minore che nello stesso periodo frequentava lo stesso istituto. In quella occasione, il presunto molestatore avrebbe promesso al giovane l’incontro con un calciatore del Bari convincendolo a inviare foto in abbigliamento intimo. Il giovane, tuttavia, pensò bene di raccontare tutto ai genitori che andarono a denunciare. Questa vicenda si è chiusa nel 2020 quando, dopo una transazione, la famiglia decise di ritirare la denuncia, costringendo gli inquirenti ad archiviare le accuse.
Ma quei due episodi non erano tuttavia una novità. Il docente, infatti, tra il 2006 e il 2009, quando insegnava in provincia di Bergamo, era già stato denunciato per vicende simili: quelle inchieste, però, si chiusero con due condanne per un totale di 2 anni e 10 mesi di carcere, che divennero definitive a ottobre 2019. Quelle sentenze, inoltre, prevedevano come pena accessoria anche l’interdizione perpetua da qualsiasi incarico nelle scuole di ogni ordine e grado e da ogni ufficio o servizio in strutture frequentate da minori. L’uomo, insomma, non avrebbe mai più dovuto avere contatti con i luoghi frequentati da minori. Eppure dal 2019 il 50enne, stando a quanto contestato dalla procura potentina, avrebbe comunque ottenuto nuovi incarichi come supplente: dal 2017 al 2020 in provincia di Potenza, dal 2020 fino a giugno 2021 in provincia di Bari. Solo allora è stato licenziato a causa dei suoi precedenti penali. Comè stato possibile che un uomo condannato definitivamente per molestie sui minori abbia continuato a insegnare? È quello che ora il procuratore Curcio e le forze dell’ordine stanno cercando di appurare: “Le indagini – si legge infatti nella nota inviata alla stampa – proseguono al fine di accertare eventuali responsabilità penali nelle condotte di chi, avendo il dovere di sospenderlo o licenziarlo in via definitiva, gli ha consentito di reiterare la commissione di reati grazie alla sua attività di insegnante sino al 2021”. Ma non è tutto: l’inchiesta dovrà anche accertare se in tutti questi anni, tra il 2015 ed il 2020, non vi siano state altre violenze. L’appello, insomma, è rivolto agli studenti che per paura o vergogna sono rimasti in silenzio. Finora.