I politici sono formidabili. Da quando siamo dentro l’Europa (oddio, ci siamo sempre stati, ma ora ci sentiamo più europei…) e da quando dimostriamo un certo fastidio per politiche non proprio digeribili che provengono da Bruxelles, ecco la frase con cui ci bacchettano, noi poveri cittadini: “lo vuole l’Europa”. E noi a chinare la testa e a mormorare: “e certo che se lo vuole l’Europa, non possiamo che adeguarci”. Peccato che quella frasetta magica valga solo quando conviene pronunciarla: è per questo che definisco “formidabili” questi politici. Due esempi calzanti di questi giorni: la plastica monouso e le concessioni balneari.
La plastica monouso. Esiste una direttiva europea che doveva entrare in vigore il 3 luglio 2021, con la quale dovevano essere adottate “le misure necessarie per conseguire una riduzione ambiziosa e duratura del consumo dei prodotti di plastica monouso”. Perfetto, l’Italia, con colpevole ritardo, ha emanato il Decreto Legislativo 196, entrato in vigore il 14 gennaio scorso, con cui invece ha introdotto esenzioni nei confronti dei prodotti rivestiti in plastica e degli articoli monouso di plastica compostabile. La Commissione Europea ha scritto già al nostro (meglio “vostro”) governo per osservare che il Decreto non è “in linea con le disposizioni e gli obiettivi della direttiva”.
Cosa ci sia dietro la volontà governativa di discostarsi dalla norma europea è presto detto e si riassume in una frase di Matteo Salvini: “Almeno 20mila posti di lavoro a rischio, una follia!”. E’ la solita vecchia logica dei politici: non bisogna toccare i posti di lavoro, chissenefrega dell’ambiente!
Concessioni balneari. Esse dovrebbero essere messe a gara (europea) secondo la Direttiva Bolkenstein del 2006. Ma i gestori degli stabilimenti sono una potenza (così come i lavoratori nel settore della plastica), e così ecco che il governo Conte due, con norma del luglio 2020, le proroga di tredici anni dopo che la Corte di Giustizia Ue nel 2016 aveva affermato l’illegittimità a tutta evidenza di tale pratica dilatoria. Peccato che persino l’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato abbia affermato che deve escludersi la sussistenza di un diritto alla prosecuzione del rapporto in capo gli attuali concessionari ed abbia fissato un termine ultimo per metterle a gara al 31 dicembre 2023.
Anche qui l’Italia rischia una procedura d’infrazione europea ed ecco allora che in questi giorni il governo si dà da fare per adeguarsi. E già si parla di indennizzi ai vecchi concessionari nel caso perdessero la gara. Peccato che i canoni balneari siano irrisori. “Nel 2020 le 59 concessioni balneari del comune di Arzachena, nella Costa Smeralda, hanno pagato allo Stato, complessivamente, un canone di 19mila euro l’anno. Dunque, circa 322 euro ciascuna per un intero anno. Un prezzo inferiore ai 400 euro giornalieri richiesti per un ombrellone con 2 lettini all’Hotel Romazzino di Porto Cervo.”
È la storia che si ripete: canoni irrisori come nel settore delle acque minerali o delle cave.
La morale che se ricava è presto fatta: “lo vuole l’Europa”, ma solo quando ci conviene.