Gli illeciti si sono concentrati sugli altri sgravi, a partire dal bonus facciate, per i quali la legge del 2020 non prevedeva alcun controllo preventivo. Pasquale Saggese della Fondazione nazionale dei commercialisti: "Le grosse truffe sono state già arginate con il decreto antifrode del novembre 2021, che ha introdotto visto di conformità e asseverazione anche per gli altri bonus. Ma ormai i buoi erano già scappati. Fermare le cessioni successive alla prima? Non penalizza i frodatori ma chi ha bisogno di completare i lavori in casa"
Punto primo: il Superbonus 110% non c’entra nulla. Le frodi si sono concentrate sugli altri sgravi, a partire dal bonus facciate, per i quali la legge del 2020 non prevedeva alcun controllo preventivo. Punto secondo: bloccare le cessioni dei crediti successive alla prima, come il governo Draghi ha deciso di fare a fine gennaio, mette in difficoltà chi deve completare la ristrutturazione della casa o la riqualificazione del condominio ma “non scoraggia le truffe, che si verificano soprattutto nel passaggio precedente: quello in cui si chiede la detrazione per lavori inesistenti”. Pasquale Saggese, coordinatore dell’area fiscalità della Fondazione nazionale dei commercialisti, è appena uscito da un’audizione davanti alla commissione Bilancio del Senato sul decreto Sostegni ter. Quello con cui il governo Draghi, sulla scia delle inchieste che hanno fatto emergere illeciti per 4,4 miliardi, ha appunto vietato di cedere più di una volta i crediti di imposta che derivano dai bonus edilizi. Il giudizio degli addetti ai lavori è una bocciatura.
Che dietro ci siano le polemiche politiche sulle truffe o la tentazione di limitare la spesa per le casse pubbliche, “questa è una reazione immotivata e ingiustificata“, argomenta Saggese. “Le grosse truffe sono state già arginate con il decreto antifrode del novembre 2021, che subordina lo sconto e la cessione di tutti i crediti fiscali ai controlli preventivi che erano previsti fin dall’inizio per il Superbonus. Ma quel decreto è arrivato quando i buoi erano già scappati. Il problema è quel che non si è fatto nel corso dell’anno precedente”. Cioè dal 15 ottobre 2020, quando l’Agenzia delle Entrate in attuazione del decreto Rilancio del governo Conte 2 ha attivato il canale telematico per comunicare la scelta tra sconto in fattura e cessione a terzi del credito derivante da interventi di ristrutturazione edilizia, recupero o restauro della facciata, riqualificazione energetica, riduzione del rischio sismico, installazione di impianti fotovoltaici e colonnine per ricaricare mezzi elettrici.
Per rilanciare l’edilizia e rendere più efficienti gli edifici italiani l’articolo 119 di quel decreto ha introdotto la generosissima possibilità di “ristrutturare la propria casa gratuitamente”, recuperando il 110% di quanto speso. Al netto dell’effetto dopante sul mercato, che ha alimentato i rincari delle materie prime e su cui ora si sta correndo ai ripari con un decreto che fissa massimali per ogni intervento, il Superbonus si è rivelato piuttosto resistente alle truffe. Perché per ottenerlo il comma 11 impone di presentare il visto di conformità rilasciato da un commercialista o consulente lavoro e l’asseverazione, da parte di un tecnico abilitato, della congruità delle spese sostenute. Un doppio livello di controllo che limita notevolmente il rischio che alle Entrate arrivino richieste di detrazione per lavori mai fatti, su palazzi fantasma o con fatture gonfiate previo accordo tra contribuente e ditta. Non a caso, come è emerso dall’audizione del direttore Ernesto Maria Ruffini, solo il 3% delle frodi ha riguardato il bonus 110%.
Come è evidente, il problema riguarda dunque – più che le cessioni – il primo anello della catena. Quello in cui il credito “nasce”. Il decreto antifrodi messo in campo dal governo Draghi lo scorso novembre, dopo il primo allarme di Ruffini, è intervenuto esattamente su questo, allargando visto di conformità e asseverazione di congruità a tutti i bonus oltre a dare più potere di intervento alle Entrate che entro 5 giorni se ci sono profili di rischio possono sospendere gli effetti della cessione del credito. “Questo ha bloccato le grosse frodi”, continua Saggese. “Con questi controlli preventivi una nuova stretta non serviva: non penalizza i frodatori ma chi ha davvero bisogno di cedere il credito per completare i lavori. Così si fanno fallire le imprese e si lasciano le ristrutturazioni a metà”. Il governo non a caso si prepara ora a fare una mezza marcia indietro consentendo, se le anticipazioni saranno confermate, fino a tre cessioni attraverso canali certificati.