È un ben triste esercizio di contabilità quello in cui si è cimentato il centro studi Itinerari previdenziali. Certo è che qualcuno la domanda in questi mesi se la sarà posta. Con l’aumento della mortalità, soprattutto nelle fasce di popolazione più anziana, quanto è diminuita la spesa per le pensioni? Il rapporto presentato oggi afferma 1,1 miliardi di euro solo nel 2020, va ricordato però che la spesa complessiva in pensioni è di 281 miliardi di euro. Insomma una riduzione dello 0,3%. Proiettando l’effetto fino al 2029 l’effetto di riduzione della spesa sfiora i 12 miliardi di euro. “Il 96,3% dell’eccesso di mortalità registrato nel 2020 – si legge nel rapporto – ha riguardato persone con età uguale o superiore a 65 anni, per la quasi totalità pensionate. Considerando per compensazione l’erogazione delle nuove reversibilità, si quantifica in 1,11 miliardi il risparmio, tristemente prodotto nel 2020 da dal Covid a favore dell’Inps, e in circa 11,9 miliardi la minor spesa nel decennio”.
Nel 2020 a causa del crollo dell’occupazione legato alla pandemia da Covid è peggiorato per la prima volta dopo vent’anni il rapporto tra lavorativi attivi e pensionati, emerge ancora dal rapporto. Tuttavia il sistema italiano “regge” e ha “buone prospettive di recupero già nel breve termine”. Nel 2020 aumentano i pensionati che arrivano a 16.041.202 unità mentre si riducono di 537mila unità gli occupati. Cala di riflesso, e principalmente proprio per effetto dell’emergenza sanitaria, il rapporto tra occupati e pensionati, che si ferma a 1,4238, registrando un ribasso di quasi 2,4 punti percentuali (-2,33%) rispetto alla precedente rilevazione.
Il costo delle sole attività assistenziali in Italia a carico della fiscalità generale ha raggiunto nel 2020 i 144,748 miliardi con un aumento di 55,76 miliardi rispetto a quello registrato nel 2012 (+62,6%). La spesa per le prestazioni previdenziali (Invalidità, vecchiaia e superstiti) del sistema obbligatorio è stata di 234,7 miliardi di euro, in aumento di 4,5 miliardi (+1,95%) rispetto all’anno precedente. Nel complesso, nel 2020 l’Italia ha destinato alle prestazioni sociali (pensioni, sanità e assistenza) 510,258 miliardi, quasi 22 in più del 2019 (+4,5%) . L’incidenza della spesa per welfare sulla spesa totale scende però dal 56% al 54%. Un calo imputabile all’enorme aumento delle risorse destinate, a causa dell’emergenza sanitaria, agli interventi a sostegno dell’economia.
Dal rapporto emerge anche che sono oltre 476mila le pensioni Ivs (invalidità, vecchiaia e superstiti) pagate da oltre 40 anni, 423mila sono le prestazioni che riguardano il settore pubblico e 53.274 quelle riguardanti il settore privato. Tra queste oltre 217mila sono assegni di invalidità o inabilità previdenziale mentre quelle ai superstiti sono oltre 183mila nel complesso (168.403 quelle del settore privato con un’età media alla decorrenza di 38,29 anni). Le pensioni di vecchiaia vigenti da oltre 40 anni sono 53.634 nel settore privato (con un’età media alla decorrenza di 53,76 anni anni) e 21.104 nel settore pubblico. La durata delle pensioni più remote ancora oggi vigenti è in media di quasi 46 anni nel settore privato – si legge nel Rapporto – e di 44 per il pubblico “mentre prestazioni corrette sotto il profilo attuariale non dovrebbero superare i 20/25 anni”. Questo è un ” monito fortissimo alle forze politiche e sociali che, a fronte di una delle più elevate aspettative di vita, continuano a proporre forme di anticipazioni”, si legge nel rapporto.