La Corte costituzionale si è riunita per decidere sull’ammissibilità degli otto quesiti referendari depositati a fine 2021: i due su eutanasia e cannabis legale (promossi dall’associazione Luca Coscioni) e i sei sulla “giustizia giusta” di marca radical-leghista. L’udienza, iniziata intorno alle 9:30, si è interrotta all’ora di pranzo ed è ripresa poco dopo le 16. Prima della pausa sono stati affrontati i due quesiti su eutanasia attiva e cannabis e il primo di quelli sulla giustizia, l’abrogazione del decreto Severino: il verdetto sull’ammissibilità di queste tre proposte potrebbe arrivare già in serata. I lavori sono ripresi con l’esame del secondo quesito di Lega e Partito radicale, che limita la possibilità di disporre misure cautelari, dopodiché i giudici si sono riuniti in camera di consiglio. Poi toccherà a separazione delle funzioni dei magistrati, diritto di voto degli avvocati nei consigli giudiziari, responsabilità civile diretta delle toghe e abolizione delle firme per candidarsi al Consiglio superiore della magistratura.

Al di là del merito, a saltare agli occhi è subito una differenza di metodo: mentre i referendum sui diritti civili arrivano a Roma spinti da un’impressionante mobilitazione popolareun milione e 220mila firme per l’eutanasia, 630mila in poche settimane per la cannabis – quelli radical-leghisti si appoggiano al voto di otto Consigli regionali a maggioranza di centrodestra, che hanno approvato i quesiti la scorsa estate (la Costituzione ne richiede almeno cinque). Dalla Lega assicurano che anche le firme raccolte sarebbero state sufficienti: secondo le veline di via Bellerio sono state tra 770mila e le 775mila per ogni quesito, ben oltre le 500mila necessarie. Ma di fatto nessuno le ha mai viste, perché il comitato – pur potendolo fare – ha scelto di non depositarle alla Corte di Cassazione per farne verificare la validità.

Nella prima udienza, sul quesito per l’eutanasia legale – che prevede la depenalizzazione del reato di omicidio del consenziente esclusi casi limite – sono intervenuti in tutto 18 avvocati. Presenti anche sette esponenti del Comitato promotore, di cui l’associazione Luca Coscioni è stata capofila: tra gli altri Marco Cappato e Valeria Imbrogno, compagna di Fabiano Antoniani, Dj Fabo, morto in Svizzera con il suicidio assistito il 27 febbraio del 2017. Per chiedere l’inammissibilità del quesito si sono costituite le due associazioni Scienza&Vita e Unione giuristi cattolici italiani (Ugci), entrambe vicine alla Cei (Conferenza episcopale italiana). Nell’udienza sul quesito sulla cannabis, invece, è stato autorizzato l’ascolto del comitato promotore (rappresentato da Riccarco Magi e Marco Perduca) e sono intervenuti nove tra avvocati e rappresentanti, tra cui il presidente dell’Unione camere penali Gian Domenico Caiazza, il costituzionalista Andrea Pertici e la segretaria della Coscioni Filomena Gallo.

Nel corso delle udienze relative ai referendum sulla giustizia, invece, sono intervenuti i rappresentanti dei Consigli regionali proponenti. A sostegno del quesito sulla custodia cautelare, come delegato della Regione Basilicata, è intervenuto il senatore leghista Roberto Calderoli. Il leader del Carroccio Matteo Salvini ha ringraziato il presidente della Consulta Giuliano Amato, che nei giorni scorsi aveva invitato i colleghi a “non cercare il pelo nell’uovo” e favorire il voto popolare: “Contiamo che arrivino dei sì ai referendum e che in primavera sia il popolo italiano, tutto, che votandoli faccia quello che il Parlamento non è riuscito a fare in trent’anni. Il ministro Cartabia sta facendo alcuni passi”, ha detto, ma i quesiti servono “per la riforma complessiva la separazione delle carriere, la responsabilità civile dei magistrati, l’eliminazione delle correnti”. E alla domanda se i referendum si sovrappongano con la riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario in discussione alla Camera, ha risposto: “Assolutamente no, il Parlamento fa il suo mestiere, il governo fa il suo, il popolo è sovrano“.

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