L’argento di Sofia Goggia che assomiglia a un oro, arrivando ad appena 23 giorni dall’infortunio, e un bronzo impronosticabile per Nadia Delago, miglior risultato della sua carriera. L’Italia piazza una doppietta nella discesa olimpica di Pechino 2022 e prima della partenza della tredicesima partecipante, la svizzera Corinne Suter, la spedizione azzurra stava vivendo un sogno ancor più grande, di proporzioni colossali. La notte stava portando in dono una tripletta con il terzo posto di Elena Curtoni, Delago seconda e Goggia davanti a tutte per un successo che sarebbe stato leggendario. Sembrava una via di mezzo tra un miracolo e il più bel sogno che si potesse fare. Poi la discesa senza sbavature della ventisettenne svizzera, capace in carriera non di vittorie a raffica come Goggia, ma di due primi posti che dovevano dirci che fosse l’atleta più pericolosa: un anno fa ha vinto, in contumacia di Sofia assente per infortunio, il Mondiale di discesa a Cortina d’Ampezzo e, prima di partire per la Cina, ha vinto la discesa libera di Garmisch-Partenkirchen il 29 gennaio scorso. La prima vittoria aveva spiegato che è un’atleta capace di tirare fuori qualcosa in più negli appuntamenti che contano, mentre la seconda che è in uno stato di forma clamoroso. Lo ha dimostrato anche a Pechino: oro, vittoria, merito e onori. Ma cosa ha fatto Sofia Goggia.

Sei giorni prima della vittoria tedesca di Suter quasi si rompeva i legamenti del ginocchio sinistro, fratturandosi la tibia. Il suo è stato un viaggio di forza di volontà, coraggio, passione e determinazione ed è diventato oggi un miracoloso argento, un argento che non deve brillare meno dell’oro perché poche altre atlete nella storia dello sport hanno fatto e faranno quello che ha fatto la bergamasca in questi 23 giorni. Soltanto immaginare di essere a Pechino era un miraggio, quello di partecipare un bellissimo sogno, quello che tutti i bambini fanno, come ha evidenziato la stessa sciatrice azzurra in questi giorni e arrivare a una medaglia in queste condizioni è un’impresa, un miracolo, una meraviglia, un caso da studiare in cui scienza nella preparazione atletica, medicina, forza caratteriale e determinazione psicologica hanno tirato fuori un risultato inaspettato.

Certo, quando Suter è arrivata al traguardo con 16 centesimi di vantaggio il volto di Sofia e di tutti gli italiani svegliatisi nel cuore della notte si è contratto in una smorfia di disappunto quasi atroce. Prima di tutto perché una campionessa come Goggia non è fatta per il secondo posto, da oro di Pyeongchang voleva dire comunque un passo indietro e poi perché coronare un cammino incredibile di resistenza e recupero fisico con la vittoria sarebbe stata la storia delle Olimpiadi e forse dello sport azzurro per molti anni. “Ho dato tutto quello che potevo. Sono stata davvero felice della mia sciata. Sentivo che la velocità c’era nella parte alta perché saltavo molto ovunque. Mi dispiace per l’ultima parte, sentivo che forse in alcune parti della pista avevo un po’ di vento contro, ma è qualcosa che non puoi controllare. Alla fine sono felice del mio risultato, perché essere qui alle Olimpiadi dopo il mio incidente a Cortina non era affatto garantito. È una medaglia incredibile per la condizione degli ultimi 20 giorni”, ha spiegato l’azzurra.

Dopo un primo momento di scoramento, Sofia Goggia deve guardare a questo argento e scoprirne la stessa brillantezza dell’oro sudcoreano. Un secondo posto che deve essere ricordato e tramandato senza sospiri lamentosi. Se non ci fosse stata Sofia e la sua storia, l’Italia sarebbe comunque al settimo cielo anche per un’altra medaglia, quella di Nadia Delago, che fin da subito ha sentito un ottimo feeling con questa pista e ha fatto anche lei un’impresa soprattutto grazie alle sue doti da scivolatrice nell’ultima parte. Per un’atleta che non ha mai vinto in Coppa del mondo e che ha sempre combattuto per emergere in una squadra azzurra fortissima in questi anni è il risultato che molto probabilmente sarà il più bello della sua intera carriera. “È il giorno più bello della mia carriera – ha confermato dopo la premiazione – Sono felice, devo ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato a vincere questa medaglia. Ho sognato di partecipare ai Giochi, ma vincere una medaglia sembrava una cosa lontana. Non ho capito subito in che posizione fossi, quando ho visto il mio nome non potevo crederci”.

Elena Curtoni, scesa per per prima e rimasta a lungo sul podio parziale, alla fine è arrivato un quinto posto olimpico che comunque la pone tra le migliori atlete in questa specialità. L’Italia ha messo in pista una sorta di Dream Team e c’è stato un momento in cui occupava i primi tre posti della classifica. Poi la discesa di Corinne Suter ha strozzato in gola una gioia davvero troppo grande. Magari adesso, a caldo, la delusione soprattutto per Sofia Goggia brucia, devono passare quattro anni per poter tentare di rivincere un’Olimpiade e non è uno scherzo. Ma appena dopo un attimo di sconforto (e stiamo parlando di sconforto per un argento olimpico, il che spiega la grandezza dell’atleta), l’idea che tutto quello che si è visto sulla pista cinese farà comunque parte della storia dello sport azzurro deve essere chiara e forte. Argento olimpico con Sofia Goggia e bronzo olimpico con Nadia Delago, medaglie numero 12 e 13 della spedizione olimpica: stanotte anche chi si è svegliato per seguire la gara ha vissuto un sogno.

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