L'Associazione Gruppo Verde San Siro si rivolge alla Soprintendente di Milano, Antonella Ranaldi, per chiedere di avviare il percorso amministrativo per arrivare alla tutela del Meazza. E ricorda che lei stessa nel 2019 in risposta al sindaco Sala scrisse: "Lo stadio, nella sua attuale posizione, rappresenta un luogo identitario della città ben storicizzato nella sua destinazione"
Tutelare lo stadio Meazza con il vincolo storico-relazionale. Dopo l’appello di 150 esponenti della società civile milanese, tra professori, architetti e ambientalisti, arriva anche la lettera dell’Associazione Gruppo Verde San Siro, che insieme al Comitato Sì Meazza e al Coordinamento San Siro si batte per evitare la demolizione dell’impianto e la costruzione del nuovo stadio voluta da Milan e Inter. Una lettera aperta, firmata dall’architetto Pippo Amato e rivolta alla Soprintendente di Milano, Antonella Ranaldi, nella quale si chiede appunto di avviare l’iter per riconoscere il vincolo storico-relazionale. La dichiarazione di interesse storico-relazionale è una strada per evitare appunto che San Siro venga buttato giù. Mentre l’accordo raggiunto dal sindaco Beppe Sala con i due club prevede di lasciare in piedi il Meazza fino alle Olimpiadi invernali del 2026 e poi salvarne appena un moncherino, per fare spazio a nuovi palazzi e aree commerciali, il vero piatto forte della partita per la costruzione di un nuovo impianto.
La lettera dell’Associazione Gruppo Verde San Siro ripercorre alcune tappe di questa partita, a partire dal febbraio 2019, quando il sindaco Sala si rivolse proprio alla Soprintendenza per chiedere se sul Meazza ci fosse una qualche tutela storico culturale. I due club, infatti, avevano iniziato il pressing per la costruzione di un nuovo stadio. La Soprintendente Ranaldi rispose al sindaco, come si legge nella lettera, “asserendo che le strutture con più di settanta anni, (quelle originarie del 1925-26 e le successive del 1937-39) non essendo più leggibili non le consentivano di avviare la procedura di tutela prescritta dal codice dei Beni Culturali che per gli edifici di quella età è quasi automatica“. In altre parole, l’impianto originario ha più di 70 anni, ma dopo le modifiche – in particolare quelle per i Mondiali del 1990 – non è più riconoscibile. Quindi non può scattare la tutela prevista per gli edifici che appunto hanno più di 70 anni.
“Tuttavia – prosegue la lettera- fece ben presente che ‘la Regione Lombardia, nel 2015, aveva inserito il Meazza nel SIRBeC (Sistema informativo regionale dei beni culturali) redatto ai sensi dell’art. 17 della D.Lgs n. 42/2004′ e che sebbene ciò non equivalga a una formale dichiarazione di interesse culturale, ‘però costituisce la conferma che lo Stadio di San Siro, nella sua attuale posizione, rappresenta un luogo identitario della città ben storicizzato nella sua destinazione'”. Secondo l’Associazione Gruppo Verde San Siro, questo parere dell’architetto Ranaldi lascia “chiaramente intendere che sussista il vincolo prescritto dal codice dei beni culturali, ovvero quello storico-relazionale per il quale non occorre siano trascorsi i fatidici settanta anni dalla costruzione”.
“Nel giugno 2020 come Associazione Gruppo Verde San Siro, e successivamente l’Associazione Verdi Europa, Verdi Milano, presentammo ricorso al MIBACT sulla dichiarazione della Commissione Lombarda di non sussistenza di vincoli basata solo sui settanta anni di età dell’organismo edilizio”, ricorda ancora la lettera. Il Consiglio superiore dei comitati tecnici scientifici del ministero il 27 Luglio 2020 si ritrovò concorde “sull’esistenza di un valore fortemente simbolico per la città di Milano rivestito dallo stadio San Siro, nonché sull’opportunità di avviare un percorso amministrativo relativo ad un provvedimento di tutela ai sensi dell’art. 10, c. 3, lett. d),”. È “appunto il vincolo storico-relazionale”, sottolinea la lettera, che ricorda anche l’appello rivolto alla stessa Soprintendente Ranaldi alla direttrice generale del ministero dei Beni Culturali Federica Galloni da oltre 150 tra docenti, architetti e personalità della cultura con cui invitano appuntano la Soprintendenza ad avviare l’iter di tutela. “Riteniamo che ciò sia tra le sue competenze di tutela dei beni culturali, e ci auguriamo quindi un suo tempestivo intervento, convinti che Lei, in cuor suo, sia pienamente concorde sul valore culturale e simbolico della Scala del Calcio”, conclude la lettera.