Nei giorni scorsi ho scritto a un’amica collega giornalista ucraina: “Mi sento impotente ma per nulla indifferente, cosa posso fare?”. La risposta è stata: “Puoi aiutare con una donazione i soldati ucraini” e in allegato il link per farla. Nulla di più concreto ma nulla di più lontano dalle mie idee pacifiste. Le ho risposto: “Sono contrario sempre alla violenza”. E lei: “Possiamo difenderci? La violenza non l’abbiamo iniziata noi. Scusa Alex ma sei ipocrita”.
Le parole della mia amica non mi hanno lasciato in pace. Io che ho fatto l’obiettore di coscienza, che credo all’articolo 11 della nostra Costituzione, che sono contrario alle cosiddette banche armate, come posso sostenere l’esercito ucraino? Eppure forse sono ipocrita perché parlo dal mio comodo studio senza alcuna paura, senza temere per la mia vita. Mi tornano alla mente le parole di don Tonino Bello nella sua lettera “Ai responsabili della guerra nella ex Jugoslavia”. Il vescovo con la croce di legno e l’anello della madre scriveva: “Dove vorreste che, nel libro della storia dell’umanità, negli anni futuri, il vostro nome venisse letto: nel libro della vita o della morte?”.
Ma oggi dove sono finiti i pacifisti, cattolici e non? A poco più di due ore da casa nostra sta per scoppiare una guerra senza precedenti e non si vede nessuno in piazza. Non c’è una manifestazione, un presidio. Non una discussione in Parlamento. Non una bandiera della pace appesa ai balconi. Ieri ho deciso di tornare a metterla alla finestra di casa mia. Un piccolo, forse inutile gesto, ma pensate se milioni di italiani lo facessero: sveglierebbero la nostra politica impegnata a guardare il proprio ombelico. Gli italiani, a partire dai partiti fino alla base, al popolo sembrano anestetizzati dal dibattito sui 5 Stelle, dal festival della canzone italiana, dal calcio. Le donne ucraine sono da anni nelle nostre case ad accudire i nostri vecchi; a spolverare le nostre case ma la maggior parte di chi le accoglie sembra non sentire le voci disperate dei loro parenti.
Tre anni fa ho visitato l’Ucraina: un Paese con una capitale, Kiev, opulenta, affascinante, attraente. Una goccia in un oceano di disperazione. Non dimenticherò mai gli orfanotrofi, il volto di quella bambina che prima che partissi mi ha preso per mano per portarmi a giocare con lei. In questi giorni mi chiedo: dove sarà? Che ne sarà di lei? Ecco, io credo che serva prima di tutto una mobilitazione pacifista. Non possiamo stare a guardare i nostri governanti immobili: se ci saranno dei morti saremo colpevoli quanto loro. Mettiamo la bandiera della pace alle nostre finestre, a quelle dei Comuni, delle scuole. Don Tonino Bello, ai tempi della guerra nella ex Jugoslavia fece una scelta coraggiosa: organizzò una marcia di popolo nel cuore della guerra, a Sarajevo. Oggi nessuno andrà a Kiev ma svegliamoci, mobilitiamoci!