Il Giappone dirotterà alcuni carichi di gas naturale liquefatto (gnl) verso l’Europa “in segno di solidarietà” davanti all’aumentare delle tensioni tra Russia e Ucraina. Lo annuncia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, dopo una videochiamata con il premier giapponese Kishida Fumio. “Lavoriamo a stretto contatto per favorire la de-escalation della situazione intorno all’Ucraina e per garantire la sicurezza energetica dell’Europa”, aggiunge la leader Ue. La mossa del Giappone ha un valore più simbolico che concreto. Certo è che molte navi che trasportano gas liquido da alcune settimane hanno abbandonato le rotte verso l’Asia per spostarsi su quelle europeo. Visti i prezzi a cui il gas viene pagato in Europa attraccare davanti ai rigassificatori del Vecchio Continente è diventato un affare. Ieri il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto un colloquio a palazzo Chigi con lo sceicco Mohammed Al Thani, vice primo ministro e ministro degli Esteri del Qatar, primo esportatore mondiale di gas liquido che già la Casa Bianca aveva preallertato nel caso che la situazione in Ucraina dovesse degenerare.
“Bella telefonata con il presidente azero Aliyev. Abbiamo parlato della sicurezza regionale e del rafforzamento militare della Russia in Ucraina e dintorni, comprese le implicazioni sui mercati dell’energia. Ho ringraziato l’Azerbaigian per aver aumentato le forniture di gas e per essere un fornitore affidabile di energia per l’Europa”, ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. L’Azerbaigian ha riserve naturali di gas stimate in 2.300 miliardi di metri cubi (30 volte quelle italiane), il suo gas arriva in Italia attraverso il gasdotto Tap che ha una capacità di 10 miliardi di metri cubi l’anno, a fronte di un import europeo complessivo di circa 350 miliardi di metri cubi l’anno.
Il gas liquido trasportato via nave può essere una parziale alternativa temporanea in una situazione di grave crisi e di interruzione delle forniture dalla Russia da cui proviene il 40% del gas consumato dall’Europa. Non certo una soluzione di lungo termine visti i diversi costi con cui il combustibile arriva sul mercato. Oggi la Banca centrale europea ha diffuso una simulazione da cui merge che un razionamento del 10% delle forniture di gas alle imprese si tradurrebbe in un taglio alla crescita del Prodotto interno lordo dell’area euro dello 0,7%. Relativamente alla sola situazione italiane il gruppo Cerved fa sapere che il caro-bollette e l’inflazione spingono in alto le stime di probabilità di default per le imprese non-finanziarie. L’attuale congiuntura negativa potrebbe far salire la rischiosità delle aziende dal 5,7% di dicembre 2021 al 6,12% di fine 2022