“L’Onu tanto adorata dalla sinistra, per quanto ne sanno i fratelli, ha affermato che ‘la Chiesa cristiana è nemica dei diritti umani’. Il progetto dell’organizzazione, quindi, è quello di diventare una religione mondiale e di imporre leggi umanitarie, non spirituali, in modo che il mondo non sia soggetto alla dottrina cristiana”.

Avete letto bene, un messaggio delirante e chiaramente falso ma che fa parte della propaganda che inonda il mondo delle chiese evangeliche nel Brasile pre-elettorale. Questo video messaggio in particolare circola nella comunità evangelica del municipio di Carapicuíba (Stato di San Paolo) e mira a screditare la figura di Lula e promuovere l’immagine di Jair Bolonaro come difensore della fede cristiana.

In Brasile infatti la situazione non solo è complessa ma è anche molto tesa. L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva sarà di nuovo il candidato da battere nelle elezioni presidenziali che si svolgeranno in prima istanza il 2 ottobre, con il ballottaggio previsto per il 30 ottobre. Da un lato la sua popolarità è in crescita e dall’altro Jair Bolsonaro, l’attuale presidente, cerca di correre ai ripari dopo anni di politiche aggressive, escludenti verso le minoranze e negazioniste nei confronti del Covid-19 e dei relativi vaccini.

La popolarità di Bolsonaro non gode di buona salute ma nonostante tutto il leader dell’estrema destra brasiliana punta alla rielezione e il 30 novembre 2021 si è affiliato al Partido liberal, pensando al periodo 2022- 2026. Gli ultimi sondaggi però parlano chiaro (anche se sempre sondaggi sono) e danno Luiz Inácio Lula da Silva con un importane margine di vantaggio che gli permetterebbe addirittura di essere eletto presidente già nella prima tornata elettorale di ottobre 2022. Lula conquisterebbe infatti un 45% delle preferenze, contro il 23% di Bolsonaro e solo il 7% del candidato del Pdt Partido Democratico Laborista) Ciro Gomez e di Sergio Moro.

La candidatura di Moro, affiliato al partito Podemos, è senza dubbio particolare visto che proprio questo ex giudice di 49 anni ha diretto in modo non parziale la mega operazione anticorruzione conosciuta come “Lava Jato” che aveva portato alla carcerazione di Lula. La non imparzialità di Moro, sostenuta a più riprese da molte voci della sinistra brasiliana, è stata sancita in modo definitivo dalla Seconda sezione della Corte suprema del Brasile, che ha dichiarato martedì 23 marzo 2021 che l’ex giudice non ha agito con “imparzialità” in uno dei processi contro l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, le cui sentenze erano già state annullate in precedenza.

Di fronte a questo sondaggio realizzato da Genial/Quest la “bancata della Bibbia” che aveva portato alla vittoria di Bolsonaro quattro anni fa è “tornata in trincea” per spingere il suo prediletto almeno verso il ballottaggio. Si ripete dunque quanto successo alla vigilia della prima tornata elettorale del 7 ottobre 2018, quando il vescovo Edir Macedo, fondatore della influente Chiesa Universale del Regno di Dio (l’organizzazione evangelica più potente del Brasile con sede a San Paolo nel tempio di Salomone), aveva appoggiato pubblicamente Bolsonaro. Lo stesso Bolsonaro, dopo la vittoria nella prima tornata con il 46% de voti (ci sarebbe comunque stato il ballottaggio) aveva apertamente ringraziato il suo elettorato evangelico ufficializzando pubblicamente l’alleanza tra la destra radicale e le chiese evangeliche. Un elettorato che continua ad essere parte dello zoccolo duro di Jair Bolsonaro e che, sempre secondo il sodaggio di Genial/Quest di febbraio 2022, sostiene maggioritariamente il suo operato in questi quattro anni (pagina 15 del sondaggio).

L’azione di discredito verso Lula negli ambienti evangelici (ambienti nonostante tutto divisi sull’intenzione di voto) non si ferma però a quanto avete letto nell’apertura di questo articolo. Esiste infatti anche un audio con la voce di Lula che recita quanto segue: “Sto parlando con il diavolo e il diavolo si sta impadronendo di me”. Un messaggio che è stato smentito a più riprese ma che dentro il mondo del fanatismo evangelico brasiliano ha creato un’ondata di reazioni difficilmente arrestabili. Il messaggio originale, preso da una conferenza di Lula proprio riguardo alle fake news, recita quanto segue: “Sui social media bolsonaristi dicono che ho una relazione con il diavolo, che sto parlando con il diavolo e il diavolo si sta impadronendo di me”.

Martedì 8 febbraio, proprio in un articolo uscito su La Folha de S.Paulo, si riportavano le dichiarazioni di Sérgio Ribeiro, membro della Chiesa evangelica A Serviço do Rei Jesus, e già sindaco di Carapicuíba, che denunciava di aver collezionato almeno una cinquantina di catene di Whatsapp che riportavano notizia false contro Lula e Moro. Si perché la macchina del fango e dell’odio messa in moto dentro gli ambienti evangelici radicali alleati del bolsonarismo, non risparmia neanche Sergio Moro, vittima anche lui di fake news e di scandali creati ad hoc.

Insomma un quadro politico molto polarizzato con posizioni che hanno abbandonato da tempo l’orizzonte dell’avversario politico per spostarsi sulla narrazione del nemico da sconfiggere ad ogni costo. Una narrazione pericolosa e che troppo spesso sfocia nella violenza. A complicare il contesto è arrivata anche la notizia che la Corte penale internazionale – Cpi (Aja, Paesi Bassi) ha confermato giovedì 10 febbraio di aver ricevuto una denuncia, inviata dal vertice commissione brasiliana chiamata CpiPandemia, che accusa il presidente Jair Bolsonaro di un crimine contro l’umanità. La Commissione Parlamentare d’Interrogatorio nella Repubblica Federativa del Brasile (appunto Cpi per la sua sigla) ha indagato su presunte omissioni e irregolarità negli atti del governo federale del presidente Jair Bolsonaro durante la pandemia e ha prodotto un documento di 1.289 pagine che incrimina 78 persone, tra cui l’attuale presidente brasiliano.

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