La Champions League è un altro sport. Velocità doppia, tecnica spaventosa, margine d’errore nullo. L’Inter campione d’Italia lo sapeva già, ma l’ha imparato a sue spese contro il formidabile Liverpool. Non sfigura. Regge un tempo, addirittura domina per un quarto d’ora. Però perde. Nettamente, 0-2 in casa, negli ultimi minuti dopo una partita coraggiosa. Un risultato che la dice lunga sul divario fra la Premier League e la nostra Serie A. Una sconfitta probabilmente senza appello che spegne le speranze in vista del ritorno, se mai qualcuno, illuso, ci aveva davvero creduto.
A vedere il tabellino, non c’è stata storia. E forse in fondo è così. Perché è vero che per 70 minuti l’Inter ha retto il confronto contro una delle squadre più forti al mondo, però il Liverpool ha vinto in maniera rotonda col minimo sforzo e alla fine è quello che conta. Un pizzico di rammarico ai nerazzurri resta comunque: venti minuti giocati da grande e un paio di occasioni che con un po’ di fortuna in più avrebbero cambiato il punteggio, considerando che comunque ci sarebbe stato da giocare un ritorno impossibile ad Anfield Road.
L’Inter in fondo non aveva nulla da perdere contro una delle favorite per la coppa. Non ha sentito pressione, solo il peso di una partita più grande di sé. Soprattutto all’inizio. Non riusciva ad impostare, a respirare, che nel calcio di Inzaghi sono la stessa cosa: il giro palla da dietro, un ingranaggio che ogni domenica vediamo funzionare perfettamente, spavaldo, è diventato così farraginoso di fronte al pressing dei Reds, neppure feroce, solo continuo, asfissiante.
Ovunque, è sembrata una partita impari. Le frecce di Klopp, Jota, Salah e Manè, e poi Diaz e Firmino, una minaccia continua per Bastoni, Skriniar e De Vrij alla lunga insostenibile. A centrocampo l’assenza lasciata dalla squalifica di Barella ha aperto una voragine: Vidal ci ha messo quel po’ di personalità che gli rimane, ma con troppe marce in meno degli avversari. Lautaro e Dzeko hanno annaspato davanti, a corto di rifornimenti. Solo sulle fasce l’Inter è riuscita a mettere in difficoltà gli avversari: grazie al solido Dumfries e soprattutto a Perisic, in una forma fisica talmente straripante da sovrastare Alexander-Arnold che passa comunemente come miglior laterale al mondo. Proprio sulla prima fiammata del croato a sinistra, al quarto d’ora, Calhanoglu si inserisce in mezzo all’area e di sinistro colpisce una traversa clamorosa.
Prima e dopo, una frazione di assoluta sofferenza, difficoltà tattiche, imbarazzi tecnici, in cui il Liverpool sembra poter sfondare ad ogni azione e l’Inter preoccupata deve continuamente ripiegare all’indietro e giocare di rimessa. Non rinunciare a giocare, però, e già questa è una mezza conquista. Il primo tempo si conclude comunque sullo 0-0 e la migliore occasione è stata nerazzurra.
È qui che nascono i rimpianti. Perché il timore è che l’Inter abbia solo resistito. Invece rientra dagli spogliatoi con coraggio, idee e soprattutto energie che sembrava non avere. Per la prima volta si vede Skriniar in anticipo e Bastoni in proiezione offensiva, per la prima volta si vede l’Inter di Inzaghi all’attacco, e il Liverpool di Klopp che vacilla. Dura venti minuti, durante i quali ci sono tante mezze occasioni, un gol di Dzeko in palese fuorigioco, un salvataggio di Skriniar su un contropiede avversario che va tenuto come monito per il finale. Sono venti minuti di altissimo livello, di livello internazionale, ma sono comunque troppo pochi.
Quando la spinta nerazzurro si è esaurita e il match è tornato in uno stanco equilibrio, arriva la zampata del Liverpool. Anzi, la testata, praticamente dal nulla, su calcio d’angolo, dove Firmino anticipa Bastoni e i riflessi di Handanovic non sono all’altezza, non da oggi. L’Inter si ritrova in svantaggio: non lo meritava, forse nemmeno se lo aspettava più. E crolla. Immediato, arriva il raddoppio di Salah, pronto a sfruttare una palla vagante in mezzo all’area. La partita finisce così e probabilmente anche la Champions League dell’Inter. C’è ancora un ritorno da giocare ad Anfield Road, ma forse è meglio non pensarci.