Dalle pagine del Corriere della Sera, l'autrice tira le somme dell'evoluzione della pandemia, motivando come a suo dire il distinguo tra vaccinati e non sia fuori luogo. Conclusione a cui è giunta partendo da un'esperienza personale: una vacanza sulle Alpi che si è trasformata in "un esilio civile perché il mio green pass era scaduto da un giorno"
“Gentile presidente Draghi, mi dispiace rubarle un po’ del suo tempo prezioso e se lo faccio è perché credo che, a questo punto, il nostro Paese abbia bisogno di una riflessione seria e non partigiana su quello che è successo e su quello che sta ancora succedendo”. Inizia così la lettera che la scrittrice Susanna Tamaro ha scritto al presidente del Consiglio Mario Draghi per chiedergli una revisione delle norme sull’utilizzo del Green Pass. Dalle pagine del Corriere della Sera, l’autrice tira le somme dell’evoluzione della pandemia, motivando come a suo dire il distinguo tra vaccinati e non sia fuori luogo. Conclusione a cui è giunta partendo da un’esperienza personale: una vacanza sulle Alpi che si è trasformata in “un esilio civile perché il mio green pass era scaduto da un giorno. Il mio crimine? Essermi fidata di quello che mi aveva garantito lo Stato, vale a dire che le persone vaccinate dopo agosto 2021 sarebbero state coperte per nove mesi. Anthony Fauci definisce le persone che hanno ricevuto due dosi di vaccino come me, ‘fully vaccinated’, ma per lo Stato italiano questa condizione non ha alcun valore. Un’assimilazione che alimenta il complottismo. Questo mi porta al cuore della questione, cioè al caos e all’irrazionalità che ci hanno dominato in questi due anni. Possibile che nella mitica cabina di regia, nel momento in cui sono state decise le misure per limitare il raggio di azione dei no vax, nessuno si sia alzato in piedi a dire: scusate un momento, ma se equipariamo i vaccinati con due dosi ai no vax non stiamo lanciandoci un boomerang? Perché così facendo, primo, affermiamo la totale inefficienza del vaccino, e secondo, alimentiamo le fantasie complottiste di chi si oppone alla campagna vaccinale”.
“Non ho mai temuto il Covid, anche perché in me è molto chiara la divisione tra ciò che è fisico e ciò che è metafisico. I virus fanno parte del mondo naturale, come noi dunque, per quanto bizzarri e imprevedibili, sottostanno sempre alle leggi della chimica e della fisica; ed è proprio tramite queste leggi che noi, grazie ai vaccini, riusciamo in qualche modo a contrastarli e a limitarne i danni”, prosegue Susanna Tamaro. “Quando ho cominciato a incrociare in montagna, in luoghi popolati da marmotte e camosci, escursionisti bardati da invalicabili Ffp2, quando ho visto le forze dell’ordine costrette a inseguire persone che passeggiavano nei boschi — diabetici, cardiopatici etc. che riescono a mantenere l’equilibrio grazie al movimento quotidiano — come fossero delinquenti, ho capito che la nostra società era entrata in una pericolosissima dimensione, quella che confonde il fisico con il metafisico. Il virus non è più un virus bensì un’incarnazione del demonio, e questa incarnazione porta come conseguenza la necessità di un capro espiatorio, il no vax, e la divinizzazione del suo antagonista, il vaccino”.
“La necessità del capro espiatorio ha trasformato il non vaccinato in un untore manzoniano. La scienza però ci dice che, vaccinati e non vaccinati, ci scambiamo comunque tutti allegramente il contagio. In quest’ottica risulta anche difficile capire l’attribuzione taumaturgica del green pass. Personalmente non ho alcuna osservazione morale, filosofica o politica su questo importante documento. Nell’archivio del piccolo comune in cui vivo è registrata l’esistenza di posti di blocco istituiti nel 1800 durante un’epidemia di peste in Campania: per entrare nel paese bisognava, infatti, esibire un lasciapassare che attestasse l’assenza di soggiorni partenopei. Ma se ci contagiamo tutti in continuazione che senso ha? Non costituisce piuttosto un importante fattore di rischio? Con il super green pass, magari addirittura illimitato, una persona, soprattutto giovane, si sente appunto super sicura e abbandona quelle cautele che, davanti a un’epidemia così insidiosa, bisognerebbe pur sempre continuare a mantenere. E il fatto che si impedisca alle persone che non hanno ancora fatto la terza dose, come me ora, di avere qualsiasi tipo di vita sociale non è qualcosa che, oltre a ledere i diritti fondamentali della persona, dà anche il colpo di grazia ai negozi e ai parrucchieri che fin qui, con le unghie e con i denti, hanno tentato di resistere? In questo momento ho gli anticorpi molto alti e dunque sarebbe una follia, nonché uno spreco, fare la terza dose, sarebbe come entrare in un bosco in cui c’è un orso feroce con un solo colpo in canna e sparare alla prima lepre che passa davanti. Un’occasione pericolosamente sprecata. Se il green pass è così essenziale era così difficile immaginarne uno ‘indebolito’, che impedisse la partecipazione ai grandi eventi, ai concerti, agli stadi, permettendo ai ‘fully vaccinated’ con due dosi di poter continuare con dignità la propria vita?”
“Caro presidente, credo che anche lei durante l’infanzia abbia giocato a nascondino, si ricorda quel momento magico in cui il bambino più abile e veloce riusciva a toccare l’albero gridando: ‘Tana libera tutti’? Ecco, forse il nostro amato Paese ha bisogno proprio di questo, di lasciare alle spalle il dolore, la paura, l’impotenza, gli ossessivi controlli polizieschi per permettere alle energie vitali di rinascere e affrontare il periodo comunque economicamente difficile che ci aspetta. Verranno nuove epidemie, certo, — come ci viene funestamente ricordato ogni santo giorno dai media — ma tutti i viventi lottano costantemente contro gli agenti patogeni, in questo caso però la pandemia è alle spalle e continuare a ipotizzare catastrofi future è, da tutti i punti di vista, una follia. Comunque una profezia la posso fare anch’io. Prima o poi moriremo tutti. Intanto però sarebbe bello che potessimo riprendere a vivere“.