La Russia annuncia il ritiro delle truppe, l’Occidente resta diffidente. La de-escalation della crisi in Ucraina prosegue seguendo lo stesso schema: questa mattina Mosca ha comunicato la fine delle esercitazioni militari nella Crimea annessa, dove il dispiegamento di truppe aveva alimentato i timori di un’invasione. I soldati, ha reso noto il ministero della Difesa in un comunicato, stanno tornando alle loro guarnigioni: la notizia segue appunto un primo ritiro delle truppe russe dai confini dell’Ucraina di martedì. Intanto, anche il ministro degli Esteri della Bielorussia, Vladimir Makei, ripreso dall’agenzia Ria Novosti, ha dichiarato che dopo la fine delle esercitazioni tutti i militari russi lasceranno il suo Paese. Dall’altra parte, però, in serata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che la Russia non sta ritirando le sue truppe dai confini dell’Ucraina, ma sta solo effettuando alcuni avvicendamenti tra i contingenti. “Credo che la diplomazia non ha abbia detto l’ultima parola ma ora dobbiamo vedere i fatti oltre alla parole”, ha commentato però la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen alla plenaria di Strasburgo. “La Nato non ha ancora visto segni chiari di ritiro“, ha aggiunto. Parole confermate anche dal segretario generale del Patto Atlantico, Jens Stoltenberg. Sabato, i ministri degli Esteri del G7 terranno una riunione sulla situazione in Ucraina. Proprio Stoltenberg ha invece denunciato che i ministri della Difesa della Nato “hanno valutato che l’ammassamento militare” da parte della Russia nei dintorni dell’Ucraina continua. “Non vediamo alcun segno di de-escalation sul terreno, tutto questo deve cambiare. C’è un gran numero di forze pronte ad attaccare“. E per questo i ministri hanno “incaricato” l’Alleanza di “valutare la presenza di nuove truppe nell’Europa centrale e orientale”.
“Le unità del distretto militare meridionale, dopo aver completato la loro partecipazione alle esercitazioni tattiche, si stanno spostando verso i loro punti di schieramento permanente”, ha affermato il ministero della Difesa russo in un comunicato. Allo stesso tempo, la tv di Stato di Mosca ha trasmesso le immagini di unità militari che attraversavano un ponte che collega la penisola controllata dalla Russia alla terraferma. È positivo che Biden voglia proseguire i colloqui, ha poi fatto sapere il Cremlino in merito alle parole del presidente Usa: “Puntiamo a negoziati scritti con Mosca”. E frena sulla richiesta della Duma di riconoscere le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk: Putin ha “preso nota” della richiesta, ma un’iniziativa del genere non rispetterebbe gli accordi di Minsk, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Nonostante le parole di Zelensky, un rapporto dell’intelligence di Kiev torna comunque a ribadire che “il contingente militare russo vicino al confine ucraino non è sufficiente per portare a termine con successo un’aggressione armata su larga scala contro l’Ucraina”. Il numero totale delle forze russe, sostengono, è aumentato a oltre 148mila, di cui oltre 126mila soldati di terra. Secondo la nuova valutazione dell’intelligence di Kiev, ci sono attualmente 87 gruppi tattici del battaglione russo in costante allerta intorno all’Ucraina, 53 in più rispetto a quelli normalmente basati nell’area. Il rapporto afferma poi che la Russia al momento “si concentra sulla destabilizzazione della situazione interna dell’Ucraina”, anche con l’uso di strumenti economici ed energetici, oltre agli attacchi informatici.
La Nato ha “sentito” le aperture della Russia verso un’uscita diplomatica dalla crisi Ucraina, ma “finora non abbiamo visto alcuna de-escalation sul terreno. Al contrario, vediamo un accumulo di truppe” e “non abbiamo ricevuto risposte al documento scritto” che è stato mandato a Mosca. Lo sottolinea il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. “Finora – prosegue – non vediamo alcuna de-escalation: stiamo monitorando. Se inizieranno davvero a ritirare truppe, la cosa sarà benvenuta. Hanno sempre spostato le truppe avanti e indietro, ma l’equipaggiamento” resta sul posto e “la tendenza nelle ultime settimane e mesi è di un aumento” della presenza militare ai confini con l’Ucraina. “La Russia conserva la capacità di condurre una vera e propria invasione dell’Ucraina, senza alcun preavviso”, è la posizione Nato. “Quello che vediamo – aggiunge Stoltenberg – è una presenza militare molto forte, ma anche un’occasione per la diplomazia“.
Lo scetticismo è condiviso a Bruxelles. Anche il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha espresso cautela questa mattina di fronte all’annuncio del ritiro delle forze russe dalla Crimea, sottolineando che è necessario prima “verificarlo“. Commentando la notizia ai microfoni di radio France Inter, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera ha detto che il ritiro, “se fosse vero, senza dubbio” sarebbe un segnale di distensione. Tuttavia ha aggiunto: “Bisogna sempre controllare“. “La Russia ha cercato di ignorare l’esistenza dell’Ue mandando il messaggio che ritiene che l’Ue non sia un interlocutore importante per la sicurezza in Europa. Per dividere il fronte europeo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov infatti ha mandato lettere alle 27 capitali, sperando di riceve 27 risposte diverse ma ne ha ricevuta una sola a nome di tutti”, ha poi detto Borrell nel suo intervento al Parlamento europeo.
Alla plenaria di Strasburgo ha parlato appunto anche von der Leyen: “Abbiamo esaminato tutte le possibili perturbazioni se la Russia sceglie di usare l’energia come leva di pressione e posso dire che per questo inverno siamo al sicuro“, ha detto la presidente della Commissione Ue. “Con gli stati membri abbiamo messo a punto misure di emergenze che possiamo mettere in campo se si arriva a una crisi totale: oltre 200 navi di Gnl sono in arrivo in Europa”, ha detto. “Ma dobbiamo anche investire per liberarci dalla dipendenza dalla Russia per il gas”. Riguardo alle sanzioni europee in caso di guerra in Ucraina, von der Leyen ha spiegato: “Colpiremo gli interessi strategici differenziando la nostra economia, noi siamo leader nel mondo di componenti high-tech per cui la Russia dipende completamente da noi, le nostre sanzioni possono davvero lasciare il segno e il Cremlino lo sa bene”. La capa di Palazzo Berlaymont ha inoltre reso noto di aver avuto un colloquio telefonico col presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Ho avuto uno scambio con il premier Draghi sulla situazione attuale della sicurezza. Una de-escalation sarebbe benvenuta ma mancano segnali concreti da parte della Russia. Abbiamo anche parlato della prontezza nella risposta sulla sicurezza delle forniture energetiche, a beneficio dell’Ue dell’Italia”.
Nuovi spiragli per l’avvio di un dialogo tra i due presidenti russo e ucraino vengono aperti nuovamente dalla Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha infatti annunciato che Zelensky si è detto disponibile a incontrare il capo di Stato di Mosca ad Ankara o a Istanbul. “Durante il nostro incontro” a Kiev il 3 febbraio “Zelensky ha detto che è aperto rispetto a un vertice trilaterale tra Putin, Zelensky ed Erdogan” ha affermato il leader turco, come riporta l’agenzia Anadolu, parlando con i giornalisti durante un viaggio di ritorno dagli Emirati Arabi Uniti alla Turchia.
Intanto, la Russia ha schierato nelle ultime ore bombardieri a lungo raggio con capacità nucleari e jet da combattimento che trasportano missili ipersonici nella sua base aerea in Siria. I velivoli prendono parte a massicce esercitazioni navali e aeree nel mar Mediterraneo orientale, annunciate il mese scorso.
Mondo
Ucraina, la Russia annuncia la fine delle esercitazioni militari. Zelensky: “Non è un ritiro di truppe ma un avvicendamento”
La de-escalation della crisi in Ucraina prosegue seguendo lo stesso schema: Mosca comunica il ritiro delle truppe, l'occidente resta cauto. La presidente della Commissione Ue: "Messo a punto misure di emergenze che possiamo mettere in campo se si arriva a una crisi totale". Intanto Mosca frena sulla richiesta della Duma di riconoscere le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk: "Non rispetterebbe gli accordi di Minsk"
La Russia annuncia il ritiro delle truppe, l’Occidente resta diffidente. La de-escalation della crisi in Ucraina prosegue seguendo lo stesso schema: questa mattina Mosca ha comunicato la fine delle esercitazioni militari nella Crimea annessa, dove il dispiegamento di truppe aveva alimentato i timori di un’invasione. I soldati, ha reso noto il ministero della Difesa in un comunicato, stanno tornando alle loro guarnigioni: la notizia segue appunto un primo ritiro delle truppe russe dai confini dell’Ucraina di martedì. Intanto, anche il ministro degli Esteri della Bielorussia, Vladimir Makei, ripreso dall’agenzia Ria Novosti, ha dichiarato che dopo la fine delle esercitazioni tutti i militari russi lasceranno il suo Paese. Dall’altra parte, però, in serata il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che la Russia non sta ritirando le sue truppe dai confini dell’Ucraina, ma sta solo effettuando alcuni avvicendamenti tra i contingenti. “Credo che la diplomazia non ha abbia detto l’ultima parola ma ora dobbiamo vedere i fatti oltre alla parole”, ha commentato però la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen alla plenaria di Strasburgo. “La Nato non ha ancora visto segni chiari di ritiro“, ha aggiunto. Parole confermate anche dal segretario generale del Patto Atlantico, Jens Stoltenberg. Sabato, i ministri degli Esteri del G7 terranno una riunione sulla situazione in Ucraina. Proprio Stoltenberg ha invece denunciato che i ministri della Difesa della Nato “hanno valutato che l’ammassamento militare” da parte della Russia nei dintorni dell’Ucraina continua. “Non vediamo alcun segno di de-escalation sul terreno, tutto questo deve cambiare. C’è un gran numero di forze pronte ad attaccare“. E per questo i ministri hanno “incaricato” l’Alleanza di “valutare la presenza di nuove truppe nell’Europa centrale e orientale”.
“Le unità del distretto militare meridionale, dopo aver completato la loro partecipazione alle esercitazioni tattiche, si stanno spostando verso i loro punti di schieramento permanente”, ha affermato il ministero della Difesa russo in un comunicato. Allo stesso tempo, la tv di Stato di Mosca ha trasmesso le immagini di unità militari che attraversavano un ponte che collega la penisola controllata dalla Russia alla terraferma. È positivo che Biden voglia proseguire i colloqui, ha poi fatto sapere il Cremlino in merito alle parole del presidente Usa: “Puntiamo a negoziati scritti con Mosca”. E frena sulla richiesta della Duma di riconoscere le repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk: Putin ha “preso nota” della richiesta, ma un’iniziativa del genere non rispetterebbe gli accordi di Minsk, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.
Nonostante le parole di Zelensky, un rapporto dell’intelligence di Kiev torna comunque a ribadire che “il contingente militare russo vicino al confine ucraino non è sufficiente per portare a termine con successo un’aggressione armata su larga scala contro l’Ucraina”. Il numero totale delle forze russe, sostengono, è aumentato a oltre 148mila, di cui oltre 126mila soldati di terra. Secondo la nuova valutazione dell’intelligence di Kiev, ci sono attualmente 87 gruppi tattici del battaglione russo in costante allerta intorno all’Ucraina, 53 in più rispetto a quelli normalmente basati nell’area. Il rapporto afferma poi che la Russia al momento “si concentra sulla destabilizzazione della situazione interna dell’Ucraina”, anche con l’uso di strumenti economici ed energetici, oltre agli attacchi informatici.
La Nato ha “sentito” le aperture della Russia verso un’uscita diplomatica dalla crisi Ucraina, ma “finora non abbiamo visto alcuna de-escalation sul terreno. Al contrario, vediamo un accumulo di truppe” e “non abbiamo ricevuto risposte al documento scritto” che è stato mandato a Mosca. Lo sottolinea il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. “Finora – prosegue – non vediamo alcuna de-escalation: stiamo monitorando. Se inizieranno davvero a ritirare truppe, la cosa sarà benvenuta. Hanno sempre spostato le truppe avanti e indietro, ma l’equipaggiamento” resta sul posto e “la tendenza nelle ultime settimane e mesi è di un aumento” della presenza militare ai confini con l’Ucraina. “La Russia conserva la capacità di condurre una vera e propria invasione dell’Ucraina, senza alcun preavviso”, è la posizione Nato. “Quello che vediamo – aggiunge Stoltenberg – è una presenza militare molto forte, ma anche un’occasione per la diplomazia“.
Lo scetticismo è condiviso a Bruxelles. Anche il capo della diplomazia europea, Josep Borrell, ha espresso cautela questa mattina di fronte all’annuncio del ritiro delle forze russe dalla Crimea, sottolineando che è necessario prima “verificarlo“. Commentando la notizia ai microfoni di radio France Inter, l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera ha detto che il ritiro, “se fosse vero, senza dubbio” sarebbe un segnale di distensione. Tuttavia ha aggiunto: “Bisogna sempre controllare“. “La Russia ha cercato di ignorare l’esistenza dell’Ue mandando il messaggio che ritiene che l’Ue non sia un interlocutore importante per la sicurezza in Europa. Per dividere il fronte europeo il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov infatti ha mandato lettere alle 27 capitali, sperando di riceve 27 risposte diverse ma ne ha ricevuta una sola a nome di tutti”, ha poi detto Borrell nel suo intervento al Parlamento europeo.
Alla plenaria di Strasburgo ha parlato appunto anche von der Leyen: “Abbiamo esaminato tutte le possibili perturbazioni se la Russia sceglie di usare l’energia come leva di pressione e posso dire che per questo inverno siamo al sicuro“, ha detto la presidente della Commissione Ue. “Con gli stati membri abbiamo messo a punto misure di emergenze che possiamo mettere in campo se si arriva a una crisi totale: oltre 200 navi di Gnl sono in arrivo in Europa”, ha detto. “Ma dobbiamo anche investire per liberarci dalla dipendenza dalla Russia per il gas”. Riguardo alle sanzioni europee in caso di guerra in Ucraina, von der Leyen ha spiegato: “Colpiremo gli interessi strategici differenziando la nostra economia, noi siamo leader nel mondo di componenti high-tech per cui la Russia dipende completamente da noi, le nostre sanzioni possono davvero lasciare il segno e il Cremlino lo sa bene”. La capa di Palazzo Berlaymont ha inoltre reso noto di aver avuto un colloquio telefonico col presidente del Consiglio, Mario Draghi: “Ho avuto uno scambio con il premier Draghi sulla situazione attuale della sicurezza. Una de-escalation sarebbe benvenuta ma mancano segnali concreti da parte della Russia. Abbiamo anche parlato della prontezza nella risposta sulla sicurezza delle forniture energetiche, a beneficio dell’Ue dell’Italia”.
Nuovi spiragli per l’avvio di un dialogo tra i due presidenti russo e ucraino vengono aperti nuovamente dalla Turchia. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha infatti annunciato che Zelensky si è detto disponibile a incontrare il capo di Stato di Mosca ad Ankara o a Istanbul. “Durante il nostro incontro” a Kiev il 3 febbraio “Zelensky ha detto che è aperto rispetto a un vertice trilaterale tra Putin, Zelensky ed Erdogan” ha affermato il leader turco, come riporta l’agenzia Anadolu, parlando con i giornalisti durante un viaggio di ritorno dagli Emirati Arabi Uniti alla Turchia.
Intanto, la Russia ha schierato nelle ultime ore bombardieri a lungo raggio con capacità nucleari e jet da combattimento che trasportano missili ipersonici nella sua base aerea in Siria. I velivoli prendono parte a massicce esercitazioni navali e aeree nel mar Mediterraneo orientale, annunciate il mese scorso.
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Mosca, 19 feb. (Adnkronos) - "E' necessario ripulire l'eredità dell'amministrazione Biden, che ha fatto di tutto per distruggere anche i primi accenni alle fondamenta stesse di una partnership a lungo termine tra i nostri Paesi". Lo ha detto il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov parlando alla Duma all'indomani dei colloqui di Riad, commentando la possibilità di una cooperazione strategica tra Russia e Stati Uniti e aggiungendo che potrebbero essere create le condizioni per colloqui sulla sicurezza e sulla stabilità strategica tra i Paesi.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Il partito di Giorgia Meloni é nei guai fino al collo e la maggioranza spaccata platealmente come dimostra la dissociazione di Forza Italia dalla conferenza stampa dei suoi alleati. Dagli assetti europei alla guerra in Ucraina allo spionaggio con Paragon, dalle parti di Fratelli d’Italia non sanno dove girarsi e allora attaccano l’ex presidente Conte. Era evidente fin dall’inizio l’intento da parte della destra di usare a fini politici la commissione parlamentare sul Covid, ora il re è nudo”. Così Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - “Stamane alcuni ragazzi sulle scale di Montecitorio hanno gettato dei sacchetti con del cibo che la Gdo cestina ogni giorno per richiamare la nostra attenzione sul Giusto Prezzo e sul fatto che il cibo di qualità sia un privilegio per pochi, al contrario di quello che il Ministro dell’agricoltura Lollobrigida sostiene". Così il capogruppo Pd in commissione Agricoltura e segretario di Presidenza della Camera
"Mentre solo pochi giorni fa dichiaravano sullo spreco alimentare e sull’importanza di evitarlo, oggi che fanno i Presidenti di Camera e Senato? Fontana li accusa di atti vandalici e La Russa lo ha definito un atto vile. Ma ci rendiamo conto? Questi sarebbero atti vili e vandalici? E cosa facciamo noi per alleviare le sofferenze di quei produttori che nonostante l’inflazione e il caro prezzi non ricevono soldi in più? Cosa facciamo per quei consumatori costretti a rinunciare a proteine e carboidrati, al cibo sano e sostenibile perché troppo costoso? E soprattutto cosa diciamo a dei ragazzi che ci richiamano con parole pulite e striscioni corretti a dare delle risposte concrete senza offendere nessuno?".
"La maggioranza e il governo, il ministro Lollobrigida che oggi attendiamo in Aula dovrebbero rispondere su questo non offendere dei giovani innocenti che si preoccupano giustamente del nostro e loro futuro!”.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Picierno è una signora che ogni mattina si sveglia pensando a una sciocchezza da dire sul Movimento 5 Stelle. Picierno è un'infiltrata dei fascisti nella sinistra. Chiede più guerra, più armi, più povertà, più morti: non ha nulla a che vedere con la sinistra. E' un'infiltrata dei fascisti. Cosa ha in comune con la sinistra chi chiede più armi e più povertà? Picierno lo chiede in ogni situazione". Lo ha detto l'eurodeputato M5S, Gaetano Pedullà, a L'Aria che Tira su La7.
Palermo, 19 feb. (Adnkronos) - E' stato solo momentaneo lo stop della colata lavica di ieri pomeriggio sull'Etna. Come conferma all'Adnkronos Giuseppe Salerno, dell'Osservatorio etneo dell'Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, "la colata lavica è attiva" e prosegue, "e attualmente c'è una eruzione in corso". La colata lavica continua così ad avanzare lentamente lungo il fianco occidentale dell'Etna in direzione Sud-Ovest, attestandosi intorno a 1.800 metri di quota.
Intanto, sui paesini intorno al vulcano continua a 'piovere' cenere lavica. È l'effetto dell'eruzione sommitale in corso sul vulcano attivo più alto d'Europa con una bocca effusiva che si è aperta, l'8 febbraio scorso, a quota 3.050 metri, alla base del cratere Bocca Nuova.
Roma, 19 feb. (Adnkronos) - "Non so se è chiara la gravità di quello che sta accadendo, ma temo proprio di no. Provo a mettere brevemente in fila i fatti per spiegarlo". Lo scrive Matteo Orfini del Pd sui social.
"Come noto, un software spia (Graphite, prodotto dalla azienda Paragon) è stato utilizzato per spiare attivisti politici e giornalisti come il direttore di Fanpage, Francesco Cancellato. Quando è emersa la notizia il governo ha negato ogni responsabilità. Ul Guardian ha scritto che a causa dell'uso improprio l'azienda Paragon aveva sospeso il contratto col nostro paese. Il ministro Ciriani ha detto in parlamento che non era vero, e che il software era ancora pienamente operativo. Due giorni dopo le dichiarazioni di Ciriani una nota del governo comunicava la sospensione dell'uso del software stabilita d'intesa con la società che lo produce per consentire approfondimenti sulle violazioni. In realtà a quanto pare la sospensione è stata voluta dalla società produttrice a fronte di un uso improprio del software (quindi Ciriani aveva mentito al Parlamento)".
"Ma chi è in possesso del software? I servizi segreti e le varie polizie giudiziarie che operano per conto delle procure. I servizi hanno smentito risolutamente di aver utilizzato illegalmente il software per spiare giornalisti. Le procure possono utilizzarlo solo per reati gravissimi e onestamente pare assai poco realistico che il direttore di Fanpage sia sotto indagine per terrorismo internazionale. Resta dunque una sola ipotesi, ovvero che sia stato utilizzato illegalmente e autonomamente da un corpo di polizia giudiziaria. Ma quale? Praticamente tutti i corpi di polizia hanno smentito di aver utilizzato lo spyware per intercettare giornalisti e attivisti. A parte uno: la polizia penitenziaria".
"Le opposizioni hanno chiesto chiarimenti al governo che non ha risposto. Oggi alla Camera era previsto il question time, ovvero la sessione in cui i gruppi parlamentari interrogano il governo e i ministri hanno l'obbligo di rispondere. Pd e Iv avevano previsto di chiedere se la polizia penitenziaria avesse accesso o meno allo spyware in questione. Il quesito era stato ritenuto ammissibile dalla presidenza della Camera. Ieri il governo ha fatto sapere che non intende rispondere perché le informazioni sono "classificate", ovvero non divulgabili".
"E' falso -prosegue Orfini-, perché non c'è nulla di classificato nel rispondere si o no a una domanda semplice e trasparente come quella che abbiamo fatto. Sapere se la penitenziaria ha in dotazione il software è una domanda lecita a cui basta rispondere si o no. La polizia penitenziaria dipende dal ministero di giustizia di Nordio. E la delega specifica la ha Delmastro. Voi capite che visti i precedenti dei due la vicenda diventa ancora più inquietante. Un software in dotazione al governo è stato utilizzato illegalmente per spiare giornalisti e attivisti".
"Il governo invece di fare chiarezza e difendere chi è stato spiato illegalmente, sta utilizzando tutti gli strumenti possibili per insabbiare questa vicenda gravissima. E per evitare di rispondere. Il che, in tutta onestà, non fa che aumentare i dubbi e i sospetti. Ah, ovviamente la Meloni è sparita anche in questo caso".
Seul, 19 feb. (Adnkronos/Dpa/Europa Press) - Le autorità di Seul si sono dette disponibili ad accogliere i soldati nordcoreani che sono stati catturati sul territorio ucraino mentre combattevano assieme alle truppe russe e che intendono disertare. Lo ha annunciato il ministero degli Esteri della Corea del Sud in un comunicato in cui precisa che "i soldati nordcoreani sono cittadini sudcoreani secondo la Costituzione. Rispettare la volontà di questi individui è conforme al diritto internazionale".
Secondo le ultime informazioni, numerosi soldati nordcoreani sono rimasti feriti durante il conflitto, dopo essere stati schierati a sostegno della Russia nel quadro dell’accordo di difesa strategica raggiunto l’anno scorso tra il presidente russo Vladimir Putin e il leader nordcoreano Kim Jong Un. Le autorità ucraine hanno annunciato la cattura di due soldati nordcoreani che combattevano a fianco delle truppe russe nella provincia russa di Kursk, dove Kiev ha lanciato un'operazione militare l'estate scorsa. Il governo di Kiev ha proposto di restituirli alla Corea del Nord nel caso Pyongyang fosse disposta a facilitare uno scambio con i soldati ucraini attualmente detenuti in Russia.
Da parte sua, il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, ha stimato che circa 4.000 soldati nordcoreani siano stati uccisi o feriti a Kursk, anche se il numero non è stato verificato. L'annuncio del governo sudcoreano arriva dopo che un soldato ha dichiarato in un'intervista al quotidiano 'Chosun Ilbo' l'intenzione di chiedere asilo alla Corea del Sud. Il ministero sostiene adesso che "non dovrebbero essere rimandati in un luogo dove potrebbero essere perseguitati".