di Alessandro Pezzini
Spesso, dall’Italia, guardiamo al Parlamento Europeo come ad una chioccia che ci deve cullare e guidare verso luoghi che non saremmo in grado di raggiungere in autonomia. Ci dimentichiamo però che nessun Paese membro invii in Europa rettiliani illuminati o esponenti di una specie aliena superiore.
In Parlamento Europeo, in questi anni, abbiamo infatti visto di tutto e, nostro malgrado, i nostri rappresentanti italiani hanno contribuito a generare scene passate – tristemente – alla storia. Penso ai generalismi di Mario Borghezio sui Rom. Penso al momento in cui il “patriota” Silvio Berlusconi, celebre certamente per aver reso onore alla bandiera italiana nel mondo, diede del Kapo a Martin Schulz. Penso a quando la buon’anima di Gianluca Buonanno indossò una t-shirt raffigurante Angela Merkel con degli inconfondibili baffetti hitleriani.
Certo: sono passati alla storia anche momenti in cui abbiamo fatto – simbolicamente parlando – bella figura.
Penso a quando il discorso in lingua italiana di Mario Monti venne tempestivamente interrotto da qualcuno che lo canzonò ad alta voce perché si presentava come europeista senza discorrere in lingua inglese. E fu così che Monti, con la foga che lo contraddistingue, inspirò piccato e ripartì come se niente fosse.
Parlando inglese. Perfettamente. Ovazione. Thug life.
È di mercoledì però la notizia che il signor Angel Dzhambazki (rappresentante bulgaro in Ue nel gruppo ECR, lo stesso di Fratelli d’Italia) ha ben pensato di abbandonare l’aula e, prima di farlo, ha dedicato un gran bel saluto nazionalsocialista alla povera Pina Picierno che, piaccia o non piaccia, non penso abbia mai fatto del male a qualcuno.
L’episodio è, tutto sommato, semplice: si stava dibattendo e questo nazionalista bulgaro ha preso parola, insultando tutto e tutti (tra cui il nostro Sandro Gozi, politico di area moderata e stimato a livello europeo, tanto da essere stato eletto in PE da Reinassance, lista francese di Macron).
Il tema è sempre quello portato dai nazionalisti: l’Europa offende lo Stato di diritto. I nazionalisti estremisti non hanno ancora forse capito che, se non ci fossero loro, sarebbe più complesso trovare cittadini offesi. E il signor Dzhambazki dovrebbe capire che è difficile trovare gesti più offensivi del saluto nazista, soprattutto se eseguito all’interno di quello che è un monumento vivente alla fine della Seconda Guerra Mondiale che tanto dolore ha portato all’Europa, Bulgaria compresa.
Poco importa se il buon Dzhambazki abbia cercato di farsi perdonare. Ha infatti scritto, all’interno della medesima frase, prima che si sia trattato di un saluto normale e poi che si stesse scusando, tendendo il braccio destro. Perché è così: questi sbruffoni estremisti e velatamente nostalgici, quando vengono colti in fallo, non sanno assumersi alcuna responsabilità e rigettano ogni accusa, sgonfiando il petto ed arrossendo nel totale imbarazzo che mi auguro provino – quantomeno in privato – verso loro stessi.