A processo per falso in relazione a un certificato medico nell’inchiesta per la morte di Davide Astori, il capitano della Fiorentina trovato senza vita il 4 marzo 2018 nella sua camera di albergo di Udine poche ore prima della partita. Il rinvio a giudizio è stato disposto nei confronti del professore Giorgio Galanti, direttore della Medicina dello Sport dell’Aou di Careggi e già condannato con rito abbreviato in primo grado per omicidio colposo, del medico dello sport Loira Toncelli e di Pietro Amedeo Modesti, succeduto a Galanti nell’incarico e accusato di distruzione di atto vero.
L’accusa è relativa alla presunta falsificazione di un certificato medico per un esame a cui il giocatore in realtà non sarebbe mai stato sottoposto. Loira Toncelli, collaboratrice di Galanti, avrebbe falsificato il certificato relativo allo ‘strain’, un esame di approfondimento eseguito per osservare le risposte del muscolo cardiaco. “Sono convinto – afferma l’avvocato Sigfrido Fenyes, difensore di Galanti, – dell’assoluta irrilevanza penale del fatto, il gip ha ritenuto necessario approfondire la vicenda in sede di dibattimento, e noi lo affronteremo con le nostre ragioni”. La prima udienza del processo è fissata per il 16 dicembre 2022.
Astori morì per un’aritmia ventricolare maligna, provocata da una grave patologia cardiaca mai diagnosticata. In base alle perizia disposta dal giudice per l’udienza preliminare nell’ambito del filone principale, il decesso non avrebbe potuto essere evitato: secondo i periti la notte in cui il capitano viola si sentì male, mentre dormiva, l’unica possibilità per salvarlo sarebbe stata quella che gli fosse stato installato in precedenza un defibrillatore. Eventualità quest’ultima impensabile in assenza di una diagnosi. Diverse le conclusioni delle relazioni dei consulenti della procura e della parti civili. Secondo l’accusa, se Astori fosse stato sottoposto a esami più approfonditi, come avrebbero suggerito aritmie rilevate in controlli di routine, sarebbe stato possibile salvargli la vita.