“Il quesito sull’omicidio del consenziente, come è stato formulato, apre all’immunità penale per chiunque uccida qualcun altro con il consenso di quel qualcun altro, che sia malato oppure no, che soffra oppure no”. Nel corso di una conferenza stampa al palazzo della Consulta, questa è stata la versione di Giuliano Amato, presidente della Corte costituzionale, dopo la dichiarazione di inammissibilità del referendum sull’eutanasia legale promosso dall’associazione Luca Coscioni e sostenuto da oltre un milione e 240mila firme di cittadini. “Se questa decisione alimenta lo scollamento tra cittadini e istituzioni? Chi ha firmato era orientato a favore di questo referendum, pensando che riguardasse le persone che soffrono, mentre è un referendum che apre all’immunità penale, ripeto”, ha continuato Amato, replicando al Fattoquotidiano.it. “Occorre dimensionare il tema dell’eutanasia a coloro ai quali si applica, ossia a coloro che soffrono. Noi non potevamo farlo sulla base del quesito referendario, con altri strumenti, lo può fare il Parlamento”, è ha poi aggiunto, rivolgendosi alle Camere.
E ancora: “Ci ha ferito sentire che chi ha deciso così non sa cosa significa la sofferenza. Ma è la parola eutanasia che ha portato tutto questo. Il referendum era su omicidio del consenziente”, ha concluso il presidente della Consulta.