Visto l’altro rischio di incidenti è meglio fermarsi e accostare. È un po’ questa la logica che sta dietro allo spostamento dell’arrivo alla Camera della riforma fiscale. “In commissione Finanze alla Camera abbiamo convenuto di richiedere lo spostamento dell’arrivo in Aula della delega fiscale, inizialmente previsto per il 28 febbraio. Il rinvio del provvedimento si è reso necessario alla luce della complicata interlocuzione dei gruppi. Nel corso della riunione sono emerse tutte le differenze e le distanze davvero notevoli tra le parti”, ha spiegato il deputato di Leu, Luca Pastorino, segretario di presidenza alla Camera sottolineando che “non è opportuno avviare l’esame degli emendamenti in commissione prima che tutti i nodi politici vengano sciolti”.
Non è servita a nulla, se non a prendere atto di distanze al momento incolmabili tra le forze che sostengono il governo, la riunione che si è svolta ieri pomeriggio a Montecitorio a cui hanno partecipato il presidente della commissione Finanze Luigi Marattin ha riunito i capigruppo di maggioranza, i sottosegretari Maria Cecilia Guerra e Federico Freni, e i consiglieri di Draghi, tra cui Francesco Giavazzi, e del ministro Franco. L’elemento che causa maggiori attriti è la riforma del catasto che il governo ha annunciato essere a gettito invariato per le entrate fiscali. Non significa che non ci saranno cambiamenti nella tassazione sulla casa nei singoli casi. In alcuni casi peggiorativi, in altri l’opposto. La riforma punta a abbandonare il sistema di rendite e moltiplicatori per introdurre parametri più vicini alla realtà del mercato da utilizzare dal 2026. Verrebbero inoltre introdotti controlli sugli immobili fantasma. La riforma prevede anche una rimodulazione delle aliquote fiscali a vantaggio principalmente dei redditi medio alti.