Musica

Giusy Ferreri a FQMagazine: “Il mio 23esimo posto a Sanremo? Delusa ma non partecipo da furba o da ‘ruffiana’”

Con “Miele” Giusy Ferreri si è presentata al Festival di Sanremo 2022, finendo nella parte bassa della classifica. La cantante ha tracciato un bilancio con estrema onestà a FqMagazine.it: “Ho voluto propormi in maniera differente”. Nel frattempo il 18 febbraio esce l'album “Cortometraggi”

di Andrea Conti

Un disco di diamante e diciotto dischi di platino. È la carta d’identità musicale di Giusy Ferreri che pubblica l’album “Cortometraggi”, dopo la partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo con “Miele”, scritto da Takagi & Ketra, Federica Abbate e Davide Petrella. Il disco più bello della sua carriera con ballad potenti come “Federico Fellini” o “Qualsiasi amore”, i brani pop rock come “La forma del tuo cuore” o “Causa Effetto”. Tra gli autori ci sono: Diego Mancino, Marco Masini, Bungaro, Gaetano Curreri e Giovanni Caccamo.

Delusa dal 23esimo posto al Festival di Sanremo?
Sì. Dopo la classifica della prima serata ho capito che avrei avuto molta difficoltà a risalire, il nuovo sistema di votazione non lasciava altra speranza per chi, come me, è stata collocata in fondo.

Perché hai scelto proprio “Miele”, tra le canzoni del tuo disco?
Certo, avrei potuto portare anche la canzone più bella dell’album, ma ‘Miele’ la ritengo una chicca. È stata scelta per propormi con qualcosa di diverso. Tutte le volte che penso al palco di Sanremo mi piace arrivarci con una canzone che presenti un progetto discografico intero. C’è da dire che io parto sempre prevenuta per Sanremo, qualsiasi partecipazione io abbia fatto non mi ha vista uscire con chissà quale piazzamento importante in classifica, a parte l’aspetto della visibilità.

Per quale motivo ti proponi?
Parto sempre con l’idea di rischiare e non lo vivo mai in maniera furba o da ruffiana con il brano perfetto per il palco di Sanremo. Io arrivo lì e voglio spiazzare. È successo nel 2011 con il rock di ‘Il mare immenso’ eppure avevo pubblicato singoli da ‘Non ti scordar mai di me’ e ‘Novembre’. Nel 2014 ho presentato due brani diversi ‘L’amore possiede il bene’ e ‘Ti porto a cena con me’, è passata quest’ultima. Una canzone raffinata e dolce. Nel 2017 ho portato ‘Fa talmente male’ un brano molto pop e potente. Insomma non ho mai proposto la stessa versione di me stessa. ‘Miele’ nella versione radiofonica-disco è molto più orecchiabile, mi affascinava l’idea di proporla in versione orchestrale e in una versione più lunga. Mai avuto grandi aspettative comunque per quest’anno.

Nell’unico brano che firmi nel disco, “Ricordo”, canti di “questo secolo che è così troppo veloce per noi, si corre e si cerca”. Cosa?
Il lockdown ha posto un freno a quella che era una situazione che stava andando verso una direzione allucinante. Dopo il lockdown si sta prendendo di nuovo confidenza con quei ritmi ma stiamo facendo molta fatica a riprenderci e a riadattarci.

Secondo te perché?
Gli ultimi due anni hanno tenuto in sospeso una situazione che ci stava sfuggendo di mano e mi riferisco al fatto che tutto attorno a noi si muove velocemente, lo vediamo continuamente anche con i social che in qualsiasi momento e ora ci rende vicini, anche se in maniera virtuale. C’è stato un ridimensionamento della forma spazio-tempo importante, facendoci perdere un po’ a realtà.

Cosa ti dà fastidio?
Vedo molti postare sui social momenti di quotidianità 4-5 volte al giorno. Ognuno sembra voglia farsi conoscere a tutti i costi. Io sono l’opposto. Ricordo quando mio padre mi regalò il telefonino a 19 anni che, tra l’altro, non volevo. Era una violazione della mia libertà, non potevo più nascondermi (ride, ndr).

In “La forma del tuo cuore” fai una fotografia di te stessa. Cosa hai colto?
Ci tengo molto a questa canzone perché è un dialogo tra me e me. Mi sono messa in discussione e ho spesso fatto la guerra con me stessa per scoprire che in realtà il mondo è fatto di desideri che non devono mai morire. Dobbiamo vivere per il raggiungimento dei nostri obiettivi, sempre con stimoli diversi.

Da dove nasce l’esigenza di mettersi sempre in discussione?
Ho dimostrato negli ultimi anni che preferisco accaparrarmi qualcosa che va oltre la mia visione delle cose, affidandomi a varie collaborazioni. Non ho voluto farmi mancare nulla, sempre con l’esigenza di migliorarmi anche cimentandomi in qualcosa che non mi apparteneva, musicalmente parlando. Mi sono resa conto che – a causa anche del mio atteggiamento – agli inizi ho rinunciato a tante cose perché tutto doveva essere come volevo io. Ho capito che invece era importante concedermi la possibilità di scoprirmi, sotto altre forme ed è sempre una sorpresa. Tutto questo mi ha permesso di godere della mia versione più matura e completa.

“Sono la stessa persona di sempre, ma tu mi fai sentire nuova” dal tuo brano “Federico Fellini”. Tuo marito Andrea come ha reagito a questa frase?
Sono sempre stata amante della solitudine, ma Andrea in questi tanti anni assieme mi ha accompagnata in un percorso evolutivo e sentimentale importante. Quando abbiamo girato la boa dei dieci anni assieme abbiamo pensato ad un figlio. Così è nata Beatrice che ha fatto svoltare il nostro rapporto verso nuove sensazioni. Il ruolo di mamma per me era del tutto nuovo e mi spaventava, non mi sentivo matura abbastanza. Per me è stata davvero una scoperta aver messo al mondo la mia bimba.

A Beatrice piace la tua musica?
Conosce tante versioni di me e vive con entusiasmo quello che faccio. A lei piacciono molto anche Blanco, Gaia, i Maneskin… Ha gusti differenti, ma molto precisi.

Questa estate proporrai un nuovo tormentone?
Sicuramente ci sarà un tour con la band che continuerà ad ottobre nei teatri di Roma (1 ottobre Auditorium Parco della musica) e Milano (3 ottobre Teatro Dal Verme). Per quanto riguarda la canzone estiva sicuramente sarà una di quelle contenute nel mio disco!

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