I retail park stanno catturando l'attenzione dei consumatori in questi tempi ancora incerti, in cui si preferiscono modalità di acquisto all'aria aperta.
Nel corso del 2021, gli investimenti nel settore immobiliare italiano hanno toccato quota 10,3 miliardi di euro, in crescita del 13% rispetto al 2020, secondo l’analisi di Cbre.
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I due anni di pandemia che abbiamo alle spalle hanno messo il commercio a dura prova, perché gli esercizi (compresa la ristorazione) hanno potuto aprire a singhiozzo e perché i consumatori hanno dirottato una buona fetta degli acquisti rivolgendosi all’e-commerce e al delivery.
Un segmento in particolare, però, è quello su cui stanno puntando diversi soggetti: i “retail park”. Con questa definizione si intende un parco commerciale all’aperto, caratterizzato dalla presenza di numerose attività (mix di commercio e ristorazione), un unico parcheggio e una gestione unitaria.
In altre parole, sono quelle zone commerciali dove “le locomotive” che catturano i clienti sono alcuni marchi non alimentari, di medie-grandi dimensioni, ad esempio un Decathlon, un MediaWorld, un Leory Merlin. E’ una struttura diversa rispetto al classico centro commerciale, che si presenta come un grande involucro completamente al chiuso, caratterizzato dalla presenza di un ipermercato alimentare, attorno a cui si sviluppano tanti negozi, anche di piccole dimensioni.
Nuove abitudini di consumo
Quali sono i punti di forza dei retail park? Dal punto di vista del consumatore, sono sempre ben accessibili, posti lungo grandi arterie di comunicazione, ma non obbligano a “chiudersi” dentro il centro, magari per raggiungere un solo negozio. Permettono la classica passeggiata di shopping, dove si ispezionano più vetrine, ma anche soltanto di parcheggiare e raggiungere rapidamente il punto vendita desiderato. In tempi ancora incerti, i consumatori preferiscono una modalità di acquisito all’aria aperta.