“La conferenza del presidente della Corte costituzionale Giuliano Amato? Si è trattato di una conferenza stampa politica, con giudizi che puntano a minare la reputazione e la credibilità dei comitato promotori dei referendum ai quali, al microfono e fuori microfono, è stata attribuita un’incapacità tecnica di scrivere i quesiti e l’accusa di aver preso in giro milioni di persone firmatarie dei referendum. Ma questo è falso“. A rivendicarlo, nel corso di una conferenza stampa alla sede dell’associazione Luca Coscioni, i comitati promotori dei referendum eutanasia legale e cannabis, giudicati inammissibili e quindi ‘cancellati’ dalla Consulta.
“Amato ha contestato i titoli, ma i quesiti sono stati scritti dalla Cassazione”, ha spiegato Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, ricordando invece come le parole eutanasia e cannabis fossero state usate soltanto nella campagna referendaria dei comitati promotori. Tradotto, il presidente Amato in conferenza stampa “ha detto cose non vere, oggi si direbbe delle ‘fake news‘. Cappato ha parlato di “manipolazione della realtà” e “violazione grave del diritto” dei cittadini di esprimersi. E ancora, sia Cappato che la segretaria dell’associazione Coscioni, Filomena Gallo, hanno bocciato gli esempi usati dallo stesso Amato per spiegare la decisione della Corte: “Il giovane ubriaco che chiede all’amico di ucciderlo? Il consenso non sarebbe valido. Mi limito a leggere il comma 3 dell’articolo 579 (del Codice penale, sull’omicidio del consenziente, ndr) che da noi non è stato toccato, non serve aggiungere altro: “Si applicano le disposizioni relative all’omicidio (575-577) se il fatto è commesso: contro una persona minore degli anni diciotto; contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione, ovvero carpito con inganno”, ha attaccato Gallo.
Ma non solo. Così come già sottolineato subito dopo la conferenza di Amato, fuori dal palazzo della Consulta, Cappato ha negato errori dei comitati promotori sulla scrittura del quesito della cannabis: “Anche per questo referendum Amato ha detto pubblicamente e formalmente che il referendum non interveniva sulla cannabis, ma sulle altre droghe. Falso, perché il titolo della Corte di cassazione che sarebbe andato in votazione ai cittadini italiani contiene il termine ‘sostanze‘”, ha continuato. E ancora, sulla questione delle tabelle evocata dal presidente della Consulta: “Non c’è nessuna legalizzazione della eroina o della cocaina. Riguarda la coltivazione, ma mantiene intatte al 100 per cento le punizioni di tutte le operazioni successive che fanno passare da una pianta ad un droga, tranne che per la cannabis che può avere questo tipo di consumo diretto. Sono stati strafalcioni presentati come verità“, ha accusato Cappato.
Per poi attaccare: “O c’è un errore materiale nel giudizio dei due quesiti, o c’è un attacco in malafede al comitato promotore. Scelga il presidente della Corte quale delle due possibilità”.