“Cosa faremo ora? Se i giudizi di inammissibilità sono stati dati sulla base di un errore materiale, e penso in particolare al referendum sulla Cannabis, metteremo in discussione la validità”. A rivendicarlo Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, durante la conferenza stampa sui referendum Eutanasia e Cannabis. Il giudizio della Corte costituzionale però, è inappellabile, come ammette lo stesso Cappato, che precisa di voler approfondire le strade possibili: “I margini per una contestazione formale sono strettissimi o forse inesistenti, ma li valuteremo”.
Allo stesso modo Cappato tiene uno spiraglio aperto alla ‘via’ fatta filtrare, in modo irrituale, dallo stesso Giuliano Amato, presidente della Consulta, nel corso della conferenza stampa dopo aver dichiarato inammissibili i due quesiti referendari su eutanasia legale e cannabis: “Vi dico una cosa che non potrei dire, ma chi lo sa se, presentandosi la questione non sotto forma di quesito referendario, ma di questione di legittimità costituzionale del 579 del codice penale (sull’omicidio del consenziente, ndr) com’è, non sarebbe possibile trattarlo come abbiamo trattato il 580 (aiuto al suicidio, ndr). Non lo so, ma certo questa Corte il suicidio assistito a determinate condizioni lo ha depenalizzato”, aveva spiegato Amato.
Tradotto, se ci fosse un caso specifico sottoposto alla Consulta, la stessa potrebbe riesaminare l’omicidio del consenziente. Cappato non si sottrae, ma contrattacca: “Al contrario di Amato, non ci abbandoniamo a interpretazioni di fatto abusive delle realtà dei fatti e delle cosa. Con Filomena Gallo abbiamo sempre perseguito la strada dei Tribunali e dei ricorsi, accanto alle persone che conducono in prima persona questa lotta, come Fabo e Piergiorgio Welby. È un’indicazione interessante, la valuteremo. Ma del tutto impropria nel momento in cui si sarebbe dovuto soltanto spiegare le ragioni della decisione di considerare inammissibile il referendum”.
Guarda oltre invece Riccardo Magi, deputato di + Europa: “Credo che bisognerebbe tornare alla Costituzione. Bisognerebbe meglio disciplinare, con una legge costituzionale, i poteri della Consulta nella fase del vaglio di ammissibilità dei quesiti”, ha rivendicato.
Quel che è certo, spiegano sia Cappato che i comitati referendari, è che la strada del Parlamento – rivendicata in queste ore, dopo anni di immobilismo delle Camere e silenzi durante la raccolta firme, dai principali leader politici delle forze progressiste, dal segretario Pd Enrico Letta al leader M5s Giuseppe Conte – appare tutt’altro che semplice. “Sono rimasti fermi e zitti, non credo che negli ultimi dodici mesi di legislatura si possa fare quel che non si è fatto per quattro anni”, rivendica lo stesso deputato. Mentre Cappato – così come già spiegato al Fattoquotidiano.it – è tornato a stroncare il testo base sul fine vita di PD e M5s, in discussione alla Camera, già annacquato anche rispetto alla sentenza della stessa Corte costituzionale sul caso Fabo/Cappato: “Al momento rischia di essere inutile se non dannoso. È peggiorativo, restringe le possibilità di accesso al suicidio assistito”.
Ma anche sulla cannabis, al di là dei proclami, la situazione non è migliore: “Il leader M5s Conte ha rivendicato come ‘siano in discussione progetti normativi molto strutturati, ben articolati’ e che recepirebbero le indicazioni dei quesiti poi bocciati dalla Corte. A parte che non è mai iniziato l’esame degli emendamenti in commissione, sulla cannabis, il testo base riformulato da Mario Perantoni (presidente della Commissione Giustizia della Camera, ndr) sulle condotte che riguardano la cannabis aumenta le pene, quando invece con il referendum si toglieva la sanzione penale del carcere”, ha precisato Riccardo Magi. Tradotto, sia sull’eutanasia che sulla cannabis il Parlamento rischia di fare ulteriori passi indietro. Ma l’associazione Coscioni rilancia, al di là della decisione della Consulta: “Percorreremo tutte le vie possibili per affermare diritti fondamentali e libertà”