La tensione in Ucraina rimane altissima. Sul ritiro delle truppe russe posizionate ai confini le testimonianze sono contraddittorie e dopo un paio di giorni di calma apparente il rischio di un conflitto torna a fare paura. Ma al di là del timore di un’invasione su vasta scala, si sta nuovamente infiammando il Donbass. Nella regione orientale da 8 anni esercito ucraino e separatisti filorussi appoggiati da Mosca si fronteggiano in un conflitto che ha già provocato 14mila morti. E che in queste ore si sta intensificando pesantemente.
Lo scambio di accuse è reciproco e non è facile districarsi nella propaganda mediatica utilizzata dalle forze in campo. Donetsk news agency, una delle principali fonti di informazione dell’autoproclamata repubblica indipendentista, riporta il danneggiamento di due abitazioni private che sarebbero state colpite questa mattina da un attacco delle forze di Kiev. Lo stesso sito annuncia come imminente lo sbarco, dal Mare d’Azov, di un battaglione anfibio ucraino con l’intento di entrare da sud nei territori in mano alle milizie separatiste per riprendersi i territori controllati dai filorussi.
Ma la notizia del giorno è la granata che ha colpito di prima mattina un asilo di Stanytsia Luhanska, nel Donbass in mano alle truppe ucraine. I bombardamenti d’artiglieria sono stati sparati con buone probabilità dal distretto di Lugansk, che assieme a Donetsk forma l’altra repubblica caduta nel 2014 sotto il controllo dei separatisti. L’edificio scolastico ospitava 38 bambini e diversi insegnanti e secondo le informazioni degli investigatori locali l’attacco è durato almeno mezz’ora: tre adulti sono rimasti feriti e ricoverati negli ospedali della zona, i più piccoli fortunatamente sono stati risparmiati dalle schegge ma hanno dovuto rifugiarsi nei sotterranei e sono stati poi soccorsi dagli psicologi per lo shock. Anche a Vrubivka, nella municipalità di Popansa anch’essa sotto il controllo ucraino, “intorno alle 10.25 di stamattina durante un bombardamento uno dei proiettili ha colpito il cortile di un liceo mentre erano presenti 30 studenti e 14 membri del personale” che hanno trovato rifugio nel seminterrato, fa sapere il Comune di Popansa, nella regione di Lugansk, aggiungendo che una casa privata è stata danneggiata.
“La situazione è turbolenta lungo l’intera linea di demarcazione nella regione di Lugansk”, conferma a Ilfattoquotidiano.it Evgeny Kaplin, responsabile della ong Proliska, organizzazione non governativa riconosciuta dall’Unhcr, fra le prime a recarsi nella zona dell’attacco. “Assistiamo da giorni a un’escalation, i residenti di numerosi villaggi hanno segnalato quest’oggi il suono di diverse armi pesanti. Abbiamo contato più di quaranta bombardamenti in poche ore. La gente è spaventatissima, si nasconde nei sotterranei, negli scantinati. È ovviamente preoccupata ma bisogna dire che è anche tristemente abituata, perché la guerra, qui, prosegue da ben 8 anni anche se la situazione non era così deteriorata dal 2015, quando gli scontri erano all’apice”.
L’ong conferma inoltre che oggi ci sono stati combattimenti su tutta la linea del fronte e che le prospettive per i prossimi giorni sono piuttosto preoccupanti. “Temiamo soprattutto per i bambini, ciò che è successo oggi li ha sconvolti, sono loro le prime vittime di questa terribile escalation”. Molti bombardamenti registrati oggi sono avvenuti attraverso l’uso di armi vietate dagli accordi di Minsk. Fra dicembre e gennaio gli attacchi, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono aumentati del 500% ed il rischio è che una guerra più ad ampio raggio fra Russia e Ucraina possa partire proprio da qui. In mezzo alle case, ai civili e ai bambini. Il milione abbondante di profughi già fuggiti dal Donbass potrebbe presto aumentare.