Elvis Presley, ma soprattutto il “colonnello” Tom Parker che gli fece da manager pigliatutto. A ben vedere dal trailer appena lanciato online di Elvis, il film diretto da Baz Luhrmann su una delle più celebri icone rock and roll del pianeta, più che la mossa di anca e bacino del mito musicale, qui interpretato da Austin Butler (particine robuste in I morti non muoiono di Jarmusch e C’era una volta ad Hollywood di Tarantino), sembra far emergere dalla penombra un personaggio che creò la fortuna di Presley: Tom Parker. Ovvero il “colonnello”, colui che da autentico trafficone scoprì Elvis nel 1955, gli fece avere un contratto con la RCA Victor e pubblicare Heartbreak Hotel, riuscì ad averlo per sé senza alcun intermediario tra i piedi, e infine si prese con un furbesco fifity fifty, metà dei ricavi stratosferici di Elvis.
Qui avremmo già finito il racconto storico. Se non fosse che ad interpretare Parker nel film di Luhrmann c’è niente meno che Tom Hanks. Ora non siamo di certo dalle parti del lupo e dell’agnello, ma almeno dai tre minuti di trailer, la figura di Parker/Hanks sembra davvero sovrastare come al ralenti, lentamente come un’ombra (“sono il villain di questa storia”, dice Parker con voce fuori campo) il piccolo Elvis dal ciuffo con brillantina ancora sconosciuto ai più. L’incontro tra i due, o meglio quel “Are you ready to fly?” (Sei pronto a volare?) avviene nella cabina scoperta di una ruota panoramica, ma durante i tre minuti di trailer, il colonnello si mostrerà, con quel suo inglese sdentato (era di origine olandese, immigrato clandestino mai regolarizzato nella propria cittadinanza americana) una sorta di regolatore di un patto faustiano.
Progetto partorito come script fin dal 2014, è entrato a regime a livello produttivo solo nel 2019 con l’arrivo di Luhrmann alla regia, ha avuto il primo ciak proprio mentre scoppiava la pandemia Covid, infine tra un’interruzione e l’altra sembra essere pronto per gli schermi statunitensi a fine giugno 2022, quindi probabilmente anche per una bella prima a Cannes dove Luhrmann è particolarmente apprezzato. Elvis è il sesto (!) film in trent’anni di carriera per il regista australiano (Romeo + Juliet, Mouline Rouge, Il grande Gatsby tra gli altri) che, anche questa volta, ha preferito ricreare il mondo dei suoi film su un set australiano. Infine, a occhio, Butler/Elvis sembra ricordare il Ritchie Valens di Lou Diamond Phillips de La Bamba più che il tondeggiante (nelle gote prima; su fianchi e nel ventre poi) e beneamato The King.