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Fare esercizio fisico fa bene alla salute, ma solo a certe condizioni: ecco come evitare la sindrome da “sovrallenamento”. Parla l’esperto

Esiste quindi una soglia oltre la quale il movimento può essere controproducente: l'intervista al dottor Arturo Guarino, direttore della Traumatologia Sportiva dell’ASST Gaetano Pini-CTO, Milano

di Ennio Battista

L’attività fisica è un farmaco per la nostra salute. Viene sempre indicata come fattore di prevenzione di diverse patologie, da quelle cardiovascolari al diabete e anche tumori. Ma fa sempre bene? Solo a certe condizioni. Pensiamo per esempio alla sindrome da “sovrallenamento” che manifesta le stesse modificazioni, a livello ormonale e immunitario, della sindrome metabolica che caratterizza le persone più sedentarie. Esiste quindi una soglia oltre la quale il movimento può essere controproducente che si raggiunge “quando chi pratica l’attività fisica non conosce i propri limiti. Per chiunque si dedichi a un’attività ginnica amatoriale, infatti, è prioritario sottoporsi a valutazione clinico-medica preventiva, per escludere stati patologici o particolari predisposizioni organiche e muscolo-scheletriche”, ci ricorda il dottor Arturo Guarino, direttore della Traumatologia Sportiva dell’ASST Gaetano Pini-CTO, Milano. “Basta sottoporsi a un semplice elettrocardiogramma basale e da sforzo, alla spirometria e fare ricorso ad accertamenti di imaging radiologica in caso di problematiche polmonari o di natura epatica o renale. Per esempio, in caso di diabete, l’esercizio fisico è indicato per ridurre la componente di zuccheri e grasso di deposito, ma è fondamentale un accurato monitoraggio degli apporti calorici, prima e durante gli allenamenti, per non incorrere in pericolosi episodi di ipoglicemia”.

Dottor Guarino, come si può stabilire questo limite a livello personale?
“Il termine ‘esercizio massimo’ comprende l’intensità di lavoro durante la quale non è possibile mantenere la spesa di energia costante per lungo tempo. L’esaurimento delle energie può risultare da:

aumento della temperatura corporea, ovvero l’impossibilità a disperdere il calore abbastanza rapidamente specie in ambiente chiuso;

ipoglicemia dovuta all’esaurimento delle riserve di carboidrati nell’organismo;

collasso cardiocircolatorio da battito cardiaco fortemente accelerato;

inadeguato rifornimento di ossigeno nel caso della corsa in cui vengono utilizzate le riserve anaerobiche dei muscoli. In quest’ultima categoria l’esaurimento è dovuto all’accumulo delle sostanze di rifiuto del metabolismo anaerobico, specialmente acido lattico nei muscoli e nel sangue.

In questo caso, stabilire il limite massimo è dato da una sensazione intima di sovraccarico a cui il soggetto non dovrebbe mai arrivare”.

L’eccessivo esercizio fisico può diventare una fonte di stress, sia fisico che mentale. Può spiegarci i meccanismi biologici che producono questi effetti indesiderati?
“L’obiettivo di superare i propri limiti in termini ginnici, oltre a comportare sensibili rischi cardiocircolatori, muscolo-scheletrici e metabolici, porta spesso il soggetto a uno ‘stato di psicosi’ mentale come se solo il raggiungimento di una ‘performance’ massimale possa realizzare uno stato di benessere mentale, inducendo a una ripetitività esagerata del numero di sedute ginniche settimanali fino a una quasi dipendenza dall’esercizio fisico. Richieste energetiche e bio-umorali che senza accorgersene portano a un deterioramento e affaticamento sia organico che mentale”.

Gli orari migliori per svolgere un’attività fisica?
“Dipendono da cosa ci si aspetta dall’esercizio fisico. In caso di ricerca di relax e ‘scarico di tensioni’ dopo una giornata intensa di lavoro, fare ginnastica al termine della giornata è indicato purché ci si sottoponga a ritmi moderati, privilegiando attività aerobica seguita da rilassamento e stretching tra una serie e l’altra. Qualora si ricerchi un’ottimizzazione dei risultati, è consigliabile esercitarsi di mattina presto, previo riscaldamento e naturalmente non prima di 2 ore da una congrua colazione a base di carboidrati, zuccheri di lento impiego (frutta) e moderate proteine”.

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