Basterebbe partire da questa considerazione per evitare la realizzazione di un nuovo porto per navi da crociera al Vecchio Faro di Fiumicino, località dove peraltro è stato ipotizzato anche un secondo attracco per le grandi navi pochi chilometri più a nord, nell’ambito del previsto porto commerciale.

La vicenda parte nel 2010 quando la Regione Lazio rilascia una concessione di 90 anni alla società Iniziative Portuali per un porto turistico per 1500 posti barche da diporto all’isola Sacra. Cominciano i lavori ma nel 2013 Francesco Bellavista Caltagirone, subentrato alla cordata di imprenditori locali, viene arrestato e l’area del cantiere sottoposta a sequestro giudiziario. Nel 2019 IP/Invitalia stringe un accordo con Royal Caribbean. Nasce un nuovo progetto che diminuisce i posti barca e inserisce un’ipotesi che ha subito fatto scattare le proteste delle associazioni e dei comitati, riuniti nella sigla “Tavoli del porto”. La battaglia contro le grandi navi a Fiumicino viene successivamente supportata dalle sezioni Italia Nostra Litorale Romano, WWF Litorale Laziale e da Legambiente Lazio e Lipu.

Come si legge in una nota diffusa dopo un incontro dello scorso 1° ottobre con il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale, dott. Pino Musolino, gli ambientalisti hanno manifestato “preoccupazione per le conseguenze sull’ecosistema marino, l’equilibrio della costa, sul tessuto urbano e sulla salute dei cittadini”. Del resto, recentemente lo stesso presidente Musolino ha dichiarato: “per come è strutturato, il progetto sembrerebbe ben al di fuori dei confini e delle possibilità stabilite dalla legge 84/94, assodato che la legge italiana non prevede che una iniziativa di tale portata e valenza possa essere intrapresa da privati”.

Le perplessità sull’approdo per le grandi navi riguardano prima di tutto la scarsa profondità dei fondali, che costringerebbe ad imponenti e costosissime opere di dragaggio per assicurare i 9 metri necessari per il dislocamento dei natanti. Le escavazioni in mare avrebbero un impatto sul Sito di Interesse Comunitario, “Isola Sacra”, che si trova nelle adiacenze del Vecchio Faro. La cementificazione produrrebbe ulteriori drammatici fenomeni di erosione nei tratti più pregevoli della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano.

Ricordiamo poi la valutazione del MiBAC sulla variante al progetto (2/12/2019) che sottolinea il valore storico-culturale del Faro e dei vicini trabocchi. Il documento mette in discussione lo stesso concetto di “variante” dichiarando che si tratta piuttosto di un “nuovo progetto” per il quale “risulta necessaria una approfondita valutazione degli aspetti di competenza di questo Ministero” e chiede anche “una più accurata analisi degli impatti cumulativi rispetto ad altri progetti già approvati o in fase di approvazione”.

E mentre la Royal Caribbean progetta il suo scalo su Isola Sacra, Fiumicino dovrebbe accogliere ancora altre navi da crociera (per 230.000 passeggeri all’anno), nonché imponenti cargo (per 3 milioni di tonnellate di merce all’anno) e traghetti (per 565.000 passeggeri all’anno). Del nuovo mega-porto commerciale previsto a nord del Canale di Traiano, cofinanziato dalla Banca Europea per gli investimenti (BEA), l’unico progetto finora approvato è quello della darsena pescherecci. Il resto preoccupa seriamente Italia Nostra per le pericolose conseguenze in mancanza di una visione lungimirante su come gestire aree così preziose e delicate come le nostre coste.

Lascia perplessi anche il recente via libera della giunta regionale del Lazio all’istituzione della Zona Logistica Semplificata (ZLS) che metterà in stretta connessione 29 comuni del Lazio con le aree portuali di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta – gestite dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Centro Settentrionale – attraverso infrastrutture trasportistiche tra costa e aree interne. Non si comprende come potranno essere economicamente sostenibili più porti in diretta concorrenza in un tratto di solo una sessantina di chilometri. E come si pensa di far assorbire traffico e smog al congestionato tessuto urbano retrostante l’area portuale di Fiumicino. Un problema, tra l’altro, comune a molte città portuali italiane, strette tra agglomerati urbani ridossati ai porti e nuove esigenze logistiche navali dettate dal sempre maggior gigantismo dei natanti.

A fronte di questi faraonici progetti, l’area del Vecchio Faro da alcune decine di anni si trova in stato di completo abbandono e degrado. Invece di spendere enormi risorse e mettere seriamente in pericolo la costa di Fiumicino e la foce del Tevere, Italia Nostra propone di valutare anche un’eventuale revoca della concessione e il recupero dell’area del Vecchio Faro. “Riteniamo che una questione così complessa – dichiara Antonella Caroli, presidente nazionale di Italia Nostra – non possa rimanere alla progettazione privata e solo alle competenze locali, ma che riguardi piuttosto il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili”.

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