Finisce nei guai la presidente Isabel Dìaz Ayuso, astro nascente del partito. E a portare l'attacco è il leader nazionale Casado che parla di "traffico di influenze": "La questione è che mentre morivano 700 persone al giorno c'era chi poteva contrattare con la sorella e prendere quei soldi". Sullo sfondo la partita tutta politica: la crescente popolarità della dirigente madrilena e il fantasma degli scandali degli ultimi vent'anni nella principale forza d'opposizione a Sànchez. Che ora gongola
Per chi la legge dall’Italia è un déjà vu: 2020, primi mesi della pandemia, tutti gli enti pubblici si muovono alla disperata per trovare dispositivi di protezione individuale e non sempre le procedure sono il massimo della trasparenza. Ma in un vortice come questo, ora, finisce nei guai, in Spagna, la presidente della Regione di Madrid, Isabel Dìaz Ayuso, stella nascente del Partito popolare, la prima forza d’opposizione al governo di centrosinistra. Emerge, oggi, per stessa ammissione della governatrice, che il fratello Tomàs ha racimolato – nell’ambito di un acquisto di mascherine dalla Cina – 55.850 euro. Ci sono altre 3 fatture con lo stesso mittente e lo stesso destinatario che porterebbe il conto – dice il Pp – a oltre 280mila euro, ma la governatrice giura che sono fatti privati del fratello che non incrociano la traiettoria della Pubblica amministrazione. Più precisamente, spiega El Paìs, il ruolo del fratello della presidente sarebbe stato quello di trasferire il materiale in Spagna per fornirle a una società che aveva firmato un contratto con la Comunità di Madrid per 1,5 milioni di euro. La governatrice Dìaz Ayuso ha anche precisato che la cifra guadagnata dal fratello non è “una commissione”, ma un “compenso per il lavoro svolto per la società”, la Privet Sportive.
La storia assume significato politico doppio per il fatto che tutto questo viene fuori non per effetto di un’inchiesta giudiziaria, ma di un dossier interno del Partito popolare, che il leader Pablo Casado ha ricevuto a fine estate e che solo oggi detona con la sua forza. Il retropensiero corre veloce. Dìaz Ayuso, 43 anni, finora è stata in ascesa quasi verticale. E’ stata eletta una prima volta presidente nel 2019 aprendo per la prima volta ai neofranchisti di Vox, dopo un anno e mezzo ha avuto il coraggio di dimettersi convocando le elezioni anticipate stravincendole, raddoppiando i seggi del Pp (da 30 a 65) e trascinando i popolari a sfiorare il 45 per cento nella Comunidad. Non solo: il suo consenso popolare e mediatico è cresciuto ulteriormente quando è diventata il simbolo della “terza via” nel contrasto al Covid, quando nella primavera del 2021 rivendicava di lasciare aperte tutte le attività produttive nonostante contagi e morti della quarta ondata e nonostante gli appelli dei medici: un “esperimento” che le ha fruttato – se non voti – almeno parecchie prime pagine a suon di slogan a favore della “libertà”.
Dall’altra parte c’è Casado, presidente dei Popolari dal 2018, anche lui molto giovane (almeno per gli standard italiani), eletto come speranza del rinnovamento e icona della cesura con le leadership precedenti del partito, Mariano Rajoy compreso, travolte periodicamente da inchieste giudiziarie e scandali giornalistici per le ruberie di esponenti locali e non. In particolare le indagini più note – che vanno sotto le semplificazioni giornalistiche di caso Gürtel e caso Bàrcenas – fecero emergere il fatto che il partito poggiava su un sistema doppio di contabilità, una regolare e una parallela e illegale. Tutto ciò porto a una drammatica testimonianza dell’allora premier Rajoy che negò la consapevolezza dell’esistenza di una “cassa B”, parole che i giudici riterranno “inverosimili”. Di lì a qualche mese sarebbe passata la mozione di sfiducia che avrebbe portato il socialista Pedro Sànchez alla Moncloa.
E quindi tutto si tiene, ora: da una parte l’ansia del leader di far vedere che il partito è finalmente “pulito”, dall’altra il sospetto che il leader non vedesse l’ora di far allungare qualche ombra sulla sua possibile contendente, da qui alle prossime Politiche. “Tutto questo deve finire”, ha detto Casado. La commissione totale (cioè le 4 fatture, una delle quali è quella ammessa da Dìaz Ayuso) è di oltre 280mila euro, secondo il leader popolare: è “un importo tale da far sospettare che ci sia stato traffico di influenze“, dice. Il partito ha annunciato un procedimento disciplinare nei confronti di Ayuso. “Se sia qualcosa di illegale dovrà stabilirlo un giudice”, ha affermato Casado, “ma non è esemplare“. Parole che assomigliano più a una sentenza che a una richiesta di chiarimento: “La questione è si può contrattare con tua sorella e avere 286mila euro mentre muoiono 700 persone al giorno”. Il leader del Pp ha sostenuto che Ayuso non ha ancora dato spiegazioni” su questa vicenda nonostante lui gliele abbia chiesto più volte. La governatrice la risposta l’ha data prima a una radio e poi con un comunicato: “Io non ho aiutato mio fratello, è tutto legale e trasparente” insiste. I partiti dell’opposizione alla Comunidad chiedono l’intervento della Procura. Il premier Pedro Sànchez, il cui governo continua il suo percorso acrobatico su un filo sospeso, gongola: “Non mi intrometto in questioni interne di altri partiti. Chiedo solo di chiarire quanto prima, con totale trasparenza e decisione, qualsiasi ombra di dubbio”.