Una pregevole doppietta contro il Torino quella del centravanti slavo, protagonista di un controverso affare di mercato. Non servono gesti dei tifosi del Toro però: non è una gufata. Non parliamo del derby, non parliamo di Vlahovic: per una lettera, per una banalissima h non parliamo di Dusan. In generale nella rubrica “Ti ricordi” ci piace parlare di tutti quelli senza h per la verità. Già, c’è quella h e 250 chilometri di distanza tra Dusan, che oggi non occorre spiegare chi è, e Goran che in Italia l’ha preceduto quasi 30 anni fa. Non troppo alto, dall’aria paciosa e furbetta Goran: nasce in Slavonia, a Nova Gradiska, in Croazia e al confine con la Bosnia e ha due vocazioni, quella per il calcio e quella vera, religiosa. La famiglia lo vorrebbe prete come lo zio e a lui non dispiace: ha pure una faccia adatta che ricorda un po’ quella di Marco Messeri, l’attore che un prete l’ha interpretato in una nota pubblicità, e un grave infortunio apparentemente irreparabile pare aprire ulteriormente le porte della chiesa al ragazzo. Ma la gamba rotta guarisce da sola e senza conseguenze: Goran torna a giocare e lo fa pure bene, nell’Osjiek.

Attaccante moderno: furbo, smaliziato e molto fastidioso perché sa muoversi anche “passivamente”, quando deve distruggere la manovra avversaria abbassandosi, oltre a sentire il gol come gli attaccanti di razza. Passa al Croatia Zagabria e per due anni consecutivi diventa capocannoniere del torneo: 23 gol in una stagione, 29 in un’altra. Quei gol gli valgono un biglietto per l’Italia. C’è il Padova neopromosso che cerca un attaccante per completare il reparto formato da Pippo Maniero e Nanu Galderisi: per quasi 3 miliardi di lire Goran arriva in Veneto. La squadra di Sandreani comincia malissimo: 4 sconfitte consecutive e il gol per Vlaovic che non arriva neppure quando i biancorossi cominciano a ingranare. Si inizia a parlare di flop, fino alla svolta che arriva solo a metà dicembre: in casa col Cagliari, risultato bloccato sull’1 a 1, fino al 91esimo, quando con una bella punizione Vlaovic batte Valerio Fiori regalando al Padova 3 punti preziosi.

Per vedere altri gol del croato bisogna attendere il 19 febbraio di 27 anni fa, quando contro il Torino Goran si scatena, prima con un gran pallonetto e poi con un diagonale chirurgico per la sua prima doppietta in Italia. La stagione terminerà con altri 2 gol più uno: pesantissimi. Uno al Bari per una vittoria in trasferta, uno alla Reggiana, uno nello spareggio per mantenere la A, contro il Genoa. Il Padova resta in massima serie e a Padova resta Goran Vlaovic. La nuova stagione però non si apre nel migliore dei modi, tutt’altro: Goran si sveglia con un fortissimo mal di testa, gli esami evidenziano che si tratta di ipertensione endocranica benigna e serve un’operazione. Un’operazione delicata, visto che l’intervento riguarda il cervello, ma probabilmente meno di come viene descritta dai giornali dell’epoca, che con titoli in stile “Col groppo in Goran” caricano un po’ troppo la situazione, spaventando anche il ragazzo all’epoca ventitreenne. “Avevo paura di morire” confesserà. E invece dopo tre mesi sarà in campo di nuovo, con una stagione da urlo in cui firma 13 gol. Se ciò che firma coi piedi è assolutamente pregevole altrettanto non vale quando usa le mani: l’allora presidente del Napoli Corrado Ferlaino si muove prima di tutti per accaparrarselo, facendogli firmare una contratto, ma non troppo convinto e lusingato dalle numerose offerte che arrivano da tante squadre, firma anche altri accordi optando alla fine per il Valencia. Ne nasce un braccio di ferro col Napoli, forte del documento firmato, che si rivolge anche alla Fifa: l’intenzione sarebbe quella di far rispettare a Goran l’accordo o a ottenere la squalifica del giocatore, l’effetto è l’ok a Vlaovic a giocare in Spagna ma vietandogli ogni trasferimento in Italia per qualche anno.

Al Valencia resta 4 stagioni, segnando poco ma vincendo Intertoto, Coppa del Re e Supercoppa di Spagna, prima di trasferirsi al Panathinaikos e chiudere la carriera in Grecia. Pochi ma pesanti anche i gol in Nazionale: è suo il primo per la Croazia nella fase finale di un torneo, ad Euro ’96 contro la Turchia, e poi il gol del 3 a 0 contro la Germania ai quarti di finale del Mondiale ’98. Bravo a far gol, con qualche imbarazzo di troppo a scegliere dove: un ottimo attaccante Goran, pur senza il quid del predestinato, evidentemente tutto in quella “h” mancante.

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